Trieste Libera

CORRUZIONE E MAFIA

CORRUZIONE E MAFIA A TRIESTE

Articolo pubblicato il 14 novembre 2016.

AGGIORNAMENTO: la battaglia legale contro il progetto di rigassificatore di Gas Natural nel Porto Franco di Trieste si è conclusa con successo.

Corruzione anche a Trieste come nel Sud. Editoriale de La Voce di Trieste n. 14 del 27 ottobre 2012.

CHIEDONO LA CONDANNA DELL’UNICO GIORNALISTA CHE HA AVUTO IL CORAGGIO DI DENUNCIARE LA RETE DI CORRUZIONE CHE VUOLE IMPORRE A TRIESTE IL RIGASSIFICATORE DELLA SPAGNOLA GAS NATURAL.

Il 23 novembre si svolgerà a Trieste un processo contro Paolo G. Parovel, giornalista investigativo e direttore del giornale indipendente “La Voce di Trieste”.

L’accusa è di avere offeso la reputazione della multinazionale Gas Natural nel contesto dell’articolo dal titolo “Corruzione anche a Trieste come nel Sud” che analizza anche la vicenda del progetto del rigassificatore che la società spagnola vorrebbe insediare, con l’appoggio trasversale delle autorità italiane locali, nel Porto Franco internazionale di Trieste.

Rigassificatore, ma non solo. L’articolo incriminato affronta infatti la situazione di degrado istituzionale complessiva del malgoverno a Trieste. Dal Porto Franco portato allo sfacelo per consentire speculazioni immobiliari (che distruggerebbero l’economia triestina), agli appalti, alla malasanità, alla malagiustizia, al ruolo dell’informazione e dei media. Nulla sfugge al controllo della rete di malaffare.

Una rete di corruzione, quella che domina a Trieste, che nulla ha da invidiare alle celebrate e martoriate terre del Sud Italia. Con l’unica differenza che qui può agire pressoché impunita. Perché si tratta di una camorra nazionalista, che approfitta dello status di Trieste.

In base al Trattato di Pace con l’Italia del 1947 Trieste è la capitale di quel Territorio Libero, Stato indipendente e sovrano con un Porto Franco internazionale, unico al mondo.

Unico perché vincolato dal diritto internazionale vigente, ovvero il Trattato di Pace e la Risoluzione S/RES/16 (1947) del Consiglio di Sicurezza ONU.

Quel Porto è dunque costituito quale ente di Stato del Territorio Libero di Trieste e posto senza restrizioni al servizio delle navi e delle merci di tutti i Paesi.

La gestione del Porto Franco è affidata ad una Commissione internazionale. L’assemblea è presieduta da un rappresentante dell’attuale Territorio Libero e formata da delegati di Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America, URSS (ora la Russia ed altri Stati successori), Jugoslavia (ora Slovenia, Croazia ed altri Stati successori), Italia, Cecoslovacchia (ora Repubblica Ceca e Slovacchia) Polonia, Svizzera, Austria, Ungheria.

Dal 1954, il regime di amministrazione provvisoria del Territorio Libero è sub-affidato al Governo italiano dai Governi amministratori primari di Stati Uniti e Regno Unito in base al Memorandum d’Intesa di Londra.

Quest’amministrazione si è presto trasformata in una simulazione di sovranità, illegale anche nell’ordinamento italiano. Il suo “garante”? Una camorra nazionalista. La stessa che ora supporta Gas Natural.

Il rigassificatore, anch’esso contro legge, andrebbe a bloccare il traffico marittimo commerciale pregiato (container), che verrebbe deviato sui porti italiani (in particolare dell’Italia meridionale saldamente sotto controllo della criminalità organizzata). Inevitabilmente, finirebbe poi per danneggiare l’attività dell’unico porto della vicina Slovenia, quello di Koper-Capodistria.

Qui è pubblicato un articolo di approfondimento de “La Voce di Trieste” sul sabotaggio italiano dei porti strategici di Trieste e di Koper: LINK.

Ma il giornalista di cui la Procura della Repubblica di Trieste chiede la condanna a 9 mesi di reclusione è anche uno dei principali oppositori del tentativo di sdemanializzazione, ovvero dismissione, del Porto Franco Nord di Trieste. Una violazione tanto dei trattati internazionali quanto delle leggi italiane. Eppure è un’operazione sostenuta dalle autorità italiane locali. Tutte, senza distinzioni.

Repressione giudiziaria. È questo il metodo che utilizzano per fare piazza pulita di ogni forma di legalità residua a Trieste. Vogliono annichilire la resistenza dei triestini anche reprimendo la libertà di stampa. Vogliono distruggere il Porto Franco di Trieste e imporre il rigassificatore. Tutto a vantaggio delle mafie italiane.

Il 23 novembre [2016] nel tribunale di Trieste non sarà sotto processo solo Paolo G. Parovel, ma con lui tutti i cittadini che difendono la legalità e lo stato di diritto di Trieste, il Porto Franco ed il diritto al lavoro.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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