Trieste Libera

QUEL RIGASSIFICATORE CHE L’ITALIA VOLEVA IMPORRE A TRIESTE

QUEL RIGASSIFICATORE CHE L’ITALIA VOLEVA IMPORRE A TRIESTE

QUEL RIGASSIFICATORE CHE L'ITALIA VOLEVA IMPORRE A TRIESTE

Alpe Adria Green consegna agli attivisti distintisi nella campagna di opposizione al rigassificatore di Trieste gli attestati di merito dopo la rinuncia della spagnola Gas Natural (13 ottobre 2018).

Recentemente mi è stato consegnato il decreto del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio con il quale viene messa fine alla lunga guerra dei rigassificatori a Trieste. Si tratta dell’opposizione al progetto del terminale di rigassificazione che la Gas Natural voleva realizzare nel porto di Trieste.

Una dura e lunga lotta iniziata nel 2005 e terminata nel novembre del 2018, con la rinuncia della multinazionale spagnola.

È stata questa una vittoria decisiva per salvare l’intero Porto Franco internazionale di Trieste che la politica locale era disposta a sacrificare agli interessi italiani.

Il piano era di trasformare il porto di Trieste nel più grande hub energetico del Mediterraneo. E per fare questo abrogare il suo regime speciale di Porto Franco iniziandone la dismissione a partire dalla parte Nord (il cosiddetto “porto vecchio”).

Scalo petroli e gas nel Porto Franco Sud (Nuovo), a cui si univano le altre attività scomode da potenziare (Ferriera, inceneritore). E soppressione dei traffici marittimi commerciali pregiati da dirottare invece nei porti italiani (Venezia, Ancona, Bari, Taranto, Genova, Gioia Tauro).

Il destino di Trieste veniva deciso a tavolino secondo le convenienze italiane e in spregio, una volta di più, al suo status giuridico di Territorio Libero ed a quello del suo Porto Franco internazionale che sarebbe stato soffocato dalle attività ad alto rischio quali appunto la movimentazione dei combustibili (impossibile la coesistenza delle gasiere e delle petroliere con altre attività commerciali) e di altre attività invasive ed inquinanti (Ferriera e inceneritore).

La storia di questa lunga lotta contro il rigassificatore è raccontata nel mio libro di inchiesta “Tracce di legalità – come le mafie e le corruzioni italiane inquinano il Territorio Libero di Trieste”. Ed è la storia di una battaglia di pochi contro tanti.

18 novembre 2012: manifestazione "Rigassificatore Game Over" promossa da Trieste Libera.

18 novembre 2012: manifestazione “Rigassificatore Game Over” promossa da Trieste Libera.

Il rigassificatore era sostenuto trasversalmente da quasi tutte le forze politiche. Era fortemente voluto dal Sindaco Dipiazza. Non c’era una reale opposizione.

Questo all’inizio, poi man mano che il percorso del progetto divenne più incerto, a seguito in particolare delle efficaci azioni di Alpe Adria Green – AAG e di Greenaction Transnational, due combattive organizzazioni ambientaliste che non si erano minimamente scoraggiate e avevano denunciato le irregolarità del progetto ad ogni livello fino ad attivare la Commissione Europea, il fronte del si cominciò a sgretolarsi.

Fino ad arrivare al momento dell’epilogo (in campagna elettorale naturalmente) al classico voltafaccia degno della migliore politica italiana. Tutti contro, a quel punto, un progetto ormai morto. Una vittoria facile per raccogliere consensi elettorali facendo dimenticare quanto era stato fatto da questi politici fino a quel momento.

E ce la fecero, tanto che il sindaco pro rigassificatore venne nuovamente eletto, questo grazie anche agli organi di informazione che a Trieste avevano minimizzato per anni la battaglia legale in corso sui progetti dei terminal gas. E avevano ridotto quasi ad un ruolo insignificante le azioni di opposizione principale che erano quelle di AAG e di Greenaction Transnational.

Una federazione ambientalista slovena (Alpe Adria Green – AAG) di cui faceva parte anche Greenaction Transnational. Si tratta del movimento ambientalista triestino che nel 2011 avrebbe sollevato la questione del Territorio Libero di Trieste al Parlamento Europeo: era la prima volta (LINK).

Per capire il ruolo avuto da queste due organizzazioni ambientaliste nella questione dei rigassificatori nel Golfo e nel Porto di Trieste, basta leggersi gli atti del Ministero dell’Ambiente italiano. Nel procedimento pubblico di valutazione dell’impatto ambientale del progetto Gas Natural, AAG e Greenaction presentarono 20 osservazioni su un totale di 29.

Dopo l’incredibile parere favorevole al progetto del Ministero dell’Ambiente Italiano (2009) le due organizzazioni denunciarono pubblicamente lo scandalo della falsificazione dello studio di impatto ambientale e chiesero e ottennero l’intervento del Governo della Slovenia che si dichiarò contraria ai terminali di rigassificazione.

Alpe Adria Green e Greenaction denunciarono sia le violazioni della procedura di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) alla Commissione che al Parlamento Europeo che la violazione delle normative sulla sicurezza degli impianti industriali a rischio (Direttiva Seveso).

Le denunce a Bruxelles portarono all’avvio di inchieste e di procedimenti di infrazione contro l’Italia. La stessa Repubblica di Slovenia seguendo le due organizzazioni attivò la procedura di contenzioso comunitaria nei confronti dell’Italia.

Fu la prima volta nell’Unione Europea che due Stati membri aprivano un contenzioso per la mancata V.I.A. transfrontaliera. Le denunce di AAG e di Greenaction divennero così procedimenti pilota per migliorare le normative europee in vigore.

Il 22.01.2013 il progetto del rigassificatore nel porto di Trieste approdò in audizione pubblica al Parlamento Europeo.

Audizione in cui per la prima volta il ricorrente (Roberto Giurastante) sollevò anche la questione dello status giuridico del Porto Franco internazionale di Trieste, ente di Stato dell’attuale Territorio Libero.

Roberto Giurastante, Presidente del Movimento Trieste Libera, al Parlamento Europeo. Anno 2013.

Roberto Giurastante, Presidente del Movimento Trieste Libera, al Parlamento Europeo. 22 gennaio 2013.

Nel frattempo, sul fronte interno, Greenaction impugnava pure al T.A.R. del Lazio (competente in materia) il decreto di compatibilità ambientale rilasciato dal Ministero dell’Ambiente italiano. Al ricorso aderiva come interveniente la Repubblica di Slovenia.

Grazie a queste azioni il progetto del rigassificatore nel Porto di Trieste venne congelato. La sua realizzazione diventava sempre più difficile man mano che gli anni passavano.

Anni durante i quali non sono mancate le denunce nei confronti degli irriducibili ambientalisti di AAG – Greenaction, rei di non avere ceduto al prepotere delle lobbies dell’energia. Sono loro gli eroi “sconosciuti” di questa lunga guerra per la legalità.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

Alpe Adria Green e Greenaction avevano presentato 20 osservazioni in opposizione al progetto di Gas Natural sulle 29 complessive. Il Ministero dell’Ambiente italiano autorizzava il progetto nonostante le gravi violazioni della procedura di V.I.A. transfontaliera. Da qui le denunce alla Commissione Europea e le petizioni al Parlamento Europeo.

Il parere favorevole al rigassificatore della Commissione di V.I.A. del Ministero dell'Ambiente italiano.

Il parere favorevole al rigassificatore della Commissione di V.I.A. del Ministero dell’Ambiente italiano.

 

5 pensieri su “QUEL RIGASSIFICATORE CHE L’ITALIA VOLEVA IMPORRE A TRIESTE

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  5. Torelli Walter

    C’è veramente gente senza scrupoli…vi ringrazio per averci salvato da fine orribile
    Solo dio sa cosa sarebbe successo in futuro con il rigassificatore.
    Grazie ancora.

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