Trieste Libera

I PROCESSI POLITICI DELL’ITALIA CONTRO I CITTADINI DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE E CONTRO IL DIRITTO INTERNAZIONALE

I PROCESSI POLITICI DELL’ITALIA CONTRO I CITTADINI DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE E CONTRO IL DIRITTO INTERNAZIONALE.

AGGIORNAMENTO: il 10 luglio 2017 il processo è arrivato alla sentenza di primo grado, che ha demolito clamorosamente l’imputazione. La manifestazione di Trieste Libera quindi non era eversiva: LINK
10 febbraio 2014: presidio di Trieste Libera al Porto Franco Nord.

10 febbraio 2014: presidio di Trieste Libera al Porto Franco Nord.

L’insegnamento dell’Italia a Trieste

Sono venuti nel 1918 ad insegnarci la loro “civiltà” fatta di repressione continua dei diritti umani. E da allora non hanno mai finito: questa è la lezione di ottantasei anni di oppressione di Trieste allo Stato italiano, prima regime fascista poi Repubblica.

Il 9 novembre 2015 alle ore 13.30 nell’aula 113 (piano terra) del Tribunale di Trieste inizierà un nuovo processo contro dei cittadini di Trieste. Il motivo? Difendono la legalità nel loro Stato. Ovvero nel Territorio Libero di Trieste, lo Stato indipendente istituito dal Trattato di Pace del 1947 e tutt’oggi amministrato per conto delle Nazioni Unite dal Governo italiano su mandato dei governi di Stati Uniti e Regno Unito.

Dopo decenni di propagande nazionaliste feroci ed anacronistiche, i circoli locali si sono trovati impreparati ad affrontare il risveglio dei cittadini del Territorio Libero che si appellano ai loro diritti. Hanno quindi reagito nell’unico modo che conoscono: la repressione, mascherata da difesa dello Stato. Poco importa se la Repubblica Italiana riconosce già l’indipendenza del Territorio Libero.

Ecco allora che la propaganda nega l’esistenza stesse dell’amministrazione civile provvisoria di Trieste e del suo Porto Franco Internazionale (che può esistere solo come Ente di Stato del Territorio Libero).

Seguita dall’immancabile affermazione della sovranità della Repubblica Italiana. Persino in tribunale, a suon di processi contro i triestini che si dichiarano cittadini del Territorio Libero e dichiarano di voler rispettare le leggi del proprio Stato e non quelle imposte per simulare illegalmente la sovranità italiana.

In sintesi è questa la strategia adottata per cercare di reprimere la rivoluzione della legalità che ha scosso negli ultimi quattro anni la mitteleuropea Trieste. Una rivoluzione pacifica attuata nel nome dei trattati internazionali. Trattati di cui i cittadini del Territorio Libero di Trieste chiedono il rispetto, che sono anche validi e vincolanti per la Repubblica italiana, che li recepisce nel proprio ordinamento vigente.

L’Italia in quanto Stato ha già perso Trieste il 15 settembre 1947, all’entrata in vigore del Trattato di Pace.

Soltanto la “camorra nazionalista” locale, che dipende da analoghi comitati d’affari italiani, non lo vuole accettare. Questa lobby era pronta a tutto per “far tornare” l’Italia a Trieste, come rilevavano i servizi inglesi durante l’amministrazione britannico-statunitense dell’attuale Territorio Libero (LINK).

Nascondendosi dietro al nazionalismo italiano, alla massoneria deviata, alla criminalità organizzata, infatti, questa camorra nazionalista si è costruita un grande potere. Dal 1954 ad oggi ha soffocato e seppellito con propagande e intimidazioni, repressione e menzogne non solo i diritti dei cittadini del Territorio Libero di Trieste, ma anche lo sviluppo del Porto Franco Internazionale e i diritti di tutti gli altri Stati su di esso.

Trieste è diventata il simulacro di un’italianità inesistente, la città “cara” all’Italia e che ama follemente l’Italia, il feticcio di un’unità nazionale ottenuta contro il volere dei popoli e ora più che mai in discussione. Un’unità plasmata per il profitto di pochi e la disperazione di tutti.

Proprio per porre fine a questa follia ammantata di patriottismo, nel nome della quale le autorità amministratrici vorrebbero ora distruggere il settore nord di questo prezioso Porto Franco per destinarlo a speculazioni illegali in odor di mafia (LINK), il 10 febbraio 2014 Trieste Libera aveva presidiato l’area portuale. E per questo, per essersi opposti alle mafie, 19 cittadini sono ora accusati di eversione.

E per eliminare questi “dissidenti” che si riconoscono nella legalità si utilizza il pugno di ferro. Autorità giudiziaria e forze dell’ordine sguinzagliate alla caccia di chi è consapevole di essere cittadino del Territorio Libero. E se le vecchie campagne intimidatorie e propagande nazionaliste attuate dagli organi di informazione strettamente controllati dal regime non bastano, ecco i processi politici.

A Trieste, nel silenzio della stampa nazionale, tutti i difetti della vicina Italia si stanno manifestando nel modo peggiore. Una pseudo democrazia sopportata dai forti perché forte con i deboli. Una pseudo democrazia, come ben sanno i garanti dell’Unione Europea, perché creata innestando nel corpo in decomposizione del regime fascista-regnicolo degli organi già contaminati. Ed infatti l’apparato della dittatura fascista è stato, con molte delle sue leggi e dei suoi uomini, trapiantato nella nuova Repubblica.

La magistratura in Italia ha un potere pressoché assoluto, come in nessun Paese democratico. Ed esercita a Trieste il compito suppletivo di guardiano dell’ordine o meglio, del disordine costituito. La magistratura che si è resa complice della camorra nazionalista locale deve coprirne i crimini internazionali. Non ultima la violazione del Trattato di Pace nel nome e per conto della stessa Repubblica Italiana che lo riconosce e attua nel proprio ordinamento. Quello di Trieste è diventato un Tribunale speciale di carattere politico.

Giusto per capire che qui il diritto non c’entra nulla, nella miglior tradizione dei tribunali speciali per la difesa dello Stato che operarono in queste terre dal 1926 al 1943. Certo, un Tribunale ora “repubblicano” al posto di quello del regime fascista. Ma il compito è sempre quello: diffidare, ammonire e condannare gli imputati politici ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza del regime. Dittatura o Repubblica che sia.

A Trieste ci sono giudici che sembrano godere di una speciale immunità – rispetto a quella già ampia garantita ai magistrati in Italia – proprio perché si sono resi complici di reiterate violazioni dei fondamentali diritti umani con sentenze politiche e repressive di ogni libertà. Negando la prevalenza del diritto internazionale sul prepotere della corruzione mafiosa e della lobby nazionalista locale.

Lo abbiamo visto con le ultime sentenze del Tribunale speciale di Trieste dove uno di questi, il giudice Massimo Tomassini, si è espresso con violente sentenze politiche contro i cittadini del Territorio Libero.

Sentenze intollerabili in cui il giudice nazionalista italiano del Tribunale speciale di Trieste scarica tutto il suo odio e il suo disprezzo sui cittadini di Trieste che non si piegano e non si prestano alla simulazione di sovranità italiana sul loro Stato legittimo.

Sentenze revansciste che negano il valore del Trattato di Pace. E condanne per ogni cittadino del Territorio Libero di Trieste che osi richiedere il rispetto dei suoi diritti. Questo in sintesi l’orientamento del Tribunale Speciale di Trieste.

Ecco cosa aspetta, il 9 novembre 2015 in quel grigio palazzo di giustizia diventato il simbolo dell’oppressione dei cittadini di Trieste. 19 cittadini del Territorio Libero sono accusati di avere difeso l’integrità del Porto Franco Internazionale di Trieste manifestando pacificamente contro le speculazioni delle mafie e le propagande dei nazionalisti italiani. Entrambi veleni che possono soltanto portare alla morte definitiva di Trieste. Ma i cittadini del Territorio Libero non lo permetteranno.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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