UN GIORNALISTA CORAGGIOSO
Oggi è il giorno dell’approvazione del Piano Regolatore del Porto di Trieste da parte del Ministero dell’Ambiente italiano. Si tratta ovviamente di un atto illegittimo in violazione dello status giuridico del Porto Franco internazionale di Trieste.
Il Porto Franco internazionale è – ed esiste soltanto – in quanto ente di Stato del Territorio Libero di Trieste. Questo in base al Trattato di Pace del 1947, recepito anche dall’Italia.
La notizia viene riportata ovviamente con toni trionfalistici dal quotidiano del regime italiano Il Piccolo, tanto da dimenticarsi che l’Unione Europea ha aperto sulla questione inchieste e procedure di pre- infrazione visto il collegamento diretto con i progetti dei terminali di rigassificazione che l’Italia vorrebbe realizzare proprio nel Golfo di Trieste a danno anche delle vicine Slovenia e Croazia.
Leggi anche: sull’esito dell vicenda (2019) il post “QUEL RIGASSIFICATORE CHE L’ITALIA VOLEVA IMPORRE A TRIESTE“.
Secondo Il Piccolo peraltro la stessa Repubblica di Slovenia sarebbe stata coinvolta nella valutazione ambientale dello strumento urbanistico del Porto di Trieste ed avrebbe espresso il proprio parere favorevole.
In questo modo quindi la Slovenia avrebbe anche dato il via libera alla realizzazione del progetto del contestato terminale di rigassificazione della spagnola Gas Natural nel porto franco sud di Trieste.
Questo secondo le fonti governative e di stampa italiane. Nei prossimi giorni ci saranno certamente sviluppi sull’argomento: difficile immaginare che la rivendicazione italiana sul Porto di Trieste possa essere accettata senza problemi dai cittadini del Territorio Libero e dalla comunità internazionale.
Vi sarebbe quindi un’associazione di due Paesi membri dell’Unione Europea al fine di imporre l’illegittima sovranità di uno di essi sul Porto di un altro Stato, in violazione del Trattato di Pace.
E questo per consentire di trasformare il Porto Franco Nord di Trieste in un quartiere urbano della città, previa sdemanializzazione forzata e chiusura del Punto Franco. Un affare da miliardi di euro: assicurati dalla criminalità organizzata italiana.
Si tratterebbe della fine economica di Trieste, perché proposta dagli stessi politici triestini asserviti all’Italia delle corruttele, e appoggiato dalla vicina Repubblica Slovena che evidentemente, pensa di ottenere vantaggi dalla distruzione del Porto Internazionale di Trieste a favore del proprio unico scalo marittimo di Koper.
Calcoli totalmente sbagliati di una classe politica slovena asservita all’Italia: chiudere il Porto di Trieste significa deviare anche i traffici marittimi diretti verso l’Adriatico Settentrionale a favore dei porti italiani con buona pace dei propositi di sviluppo Sloveno-Croati.
Sempre oggi sul quotidiano Il Piccolo, quasi come ciliegina sulla torta per chi vorrebbe ora spartirsi le spoglie di un Porto regalato alle mafie italiane, la notizia con grande rilievo della condanna dell’unico giornalista che si è opposto fermamente al saccheggio del Porto di Trieste.
Si tratta di Paolo G. Parovel, giornalista investigativo, direttore della Voce di Trieste e di Trieste Libera News, giornale di informazione del Movimento Trieste Libera.
Parovel è stato condannato dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Trieste Laura Barresi proprio per le sue denunce pubbliche del sistema di corruzione mafioso che in violazione di legge sta cercando di imporre l’urbanizzazione speculativa edilizia del Porto Franco Nord di Trieste con soppressione del Punto Franco (vincolato in base all’allegato VIII, art. 3.1. del Trattato di Pace).
Nell’affare illecito è coinvolta trasversalmente buona parte della politica italiana con i suoi rappresentanti a livello locale e nazionale. La denuncia nei confronti di Paolo G. Parovel è del sindaco del PD di Trieste Roberto Cosolini.
Altre denunce sono già state presentate contro Parovel che ha avuto il coraggio di contrastare questo sistema di malaffare istituzionalizzato che, attraverso le istituzioni sovvertite, simula la sovranità italiana sull’attuale Territorio Libero di Trieste.
Vogliono mettere a tacere per sempre l’unico giornalista triestino che non si è piegato alle mafie italiane. E per questo seguono la strada collaudata delle sentenze punitive, quelle che servono a seppellire gli avversari del regime sotto enormi spese giudiziarie. Migliaia di euro di sanzioni ogni volta che esprimi la tua opinione e dici la verità che il sistema nazionalista locale non può tollerare.
Sentenze emesse da giudici che a Trieste violano la legge, compresa quella italiana, permettendosi così ogni tipo di abuso sulla base del principio, non codificato nell’ordinamento internazionale ma solo in quello italiano, di “non responsabilità”.
La non-terzietà dei magistrati italiani, e di quelli in servizio a Trieste, nel decidere sulle eccezioni di giurisdizione dello Stato italiano sul FTT e sul suo Porto Franco internazionale, è una delle più gravi violazioni dei diritti umani commesse nel nome dello Stato italiano dai funzionati che hanno sostituito illecitamente una simulazione di sovranità all’amministrazione provvisoria legittima affidata al Governo italiano nel 1954.
Nel Territorio Libero di Trieste vengono perciò a mancare le garanzie di neutralità ed imparzialità del giudice ex artt. 10 della Dichiarazione universale dei diritti umani, 6 della Convention de sauvegarde des Droits de l’Homme et des Libertés fondamentales, 111 della Costituzione della Repubblica italiana.
Questo è il sistema imposto a Trieste, Territorio Libero abbandonato dall’ONU, dalle mafie del più corrotto Paese d’Europa.
Giudici italiani stanno condannando i cittadini del Territorio Libero di Trieste che affermano la verità battendosi per i loro diritti e per il ripristino della legalità calpestata dai rappresentanti locali del Governo amministratore italiano.
Io sto con Paolo Parovel contro tutte le mafie, io sono un cittadino del Territorio Libero di Trieste.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità’ di Roberto Giurastante