TRIESTE LIBERA E LA QUESTIONE TLT
PERCHÈ IL MOVIMENTO TRIESTE LIBERA È IL MAGGIOR OSTACOLO ALLA “SOLUZIONE” ILLEGITTIMA DELLA QUESTIONE DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE
Il Movimento Trieste Libera (MTL da qui in avanti) è diventato il principale gruppo politico di Trieste nel 2013. Si batte per il riconoscimento dello status giuridico dell’attuale Territorio Libero di Trieste, costituito e riconosciuto in base al Trattato di Pace del 1947 quale Stato indipendente governato in regime di amministrazione civile provvisoria.
Dal 1954 quest’amministrazione è sub-affidata al Governo italiano con il Memorandum d’Intesa di Londra. Il Territorio Libero possiede il solo Porto Franco internazionale al mondo ed è sotto la tutela del Consiglio di Sicurezza ONU con risoluzione S/RES/16 (1947).
MTL con i suoi interventi e denunce alle autorità italiane ed alle Nazioni Unite chiede il ripristino della legalità: a Trieste infatti una lobby di funzionati italiani hanno sostituito l’esercizio della legittima amministrazione civile provvisoria con una simulazione di sovranità che viola le stesse leggi italiane.
Secondo la propaganda di regime, nel 1977 l’allora “Zona A” del TLT sarebbe diventata definitivamente territorio sotto sovranità dello Stato italiano a seguito della ratifica dell’accordo politico bilaterale italo-jugoslavo detto “di Osimo”.
MTL, che ha letto il “Trattato” del 1975, sa invece che esso (art. 7) conferma il Memorandum di Londra, il quale (come ricorda anche il Dipartimento di Stato USA) non ha modificato lo status del Territorio Libero.
Le richieste di MTL riguardano solo l’attuale TLT (c.d. Zona A) con il Porto Franco internazionale. La questione della Zona B è chiusa nel 1991-92 con l’incorporazione dell’area nelle neonate Repubbliche di Slovenia e di Croazia.
Le azioni di MTL hanno ottenuto crescente successo, sia a livello giudiziario, sia a livello politico con la campagna “No Election Day“. Il 15 settembre del 2013 al corteo per la ricorrenza dell’indipendenza del Territorio Libero organizzata da MTL hanno partecipato migliaia di persone (circa 8.000).
La lobby nazionalista locale, che in cambio della lealtà all’Italia gode di enormi immunità, teme l’azione legalitaria di MTL. Il Movimento è costantemente tenuto sotto controllo e dopo il 15 settembre del 2013 sono state intensificate le misure di contrasto per bloccarne o ostacolarne le attività anche con inchieste giudiziarie pretestuose e pilotate per colpire i vertici di MTL.
Le azioni di contrasto più efficaci si sono rivelate comunque quelle condotte dall’interno dello stesso Movimento sfruttandone i punti deboli già individuati e utilizzando a tale scopo persone inserite a vari livelli nel gruppo. Le infiltrazioni sono iniziate fin dalla creazione di MTL e rafforzate poi seguendo la crescita del Movimento.
Sfruttando questi elementi è stata innescata una crisi: da una parte per danneggiare pesantemente l’immagine pubblica del Movimento e creare confusione nella popolazione, dall’altra per aprire la strada alla partecipazione alle elezioni amministrative italiane del 2016.
Un duplice obiettivo che si è tradotto in pratica nel tentativo di smantellare Trieste Libera e, non riuscendovi, nella sua clonazione con un più morbido gruppo autonomista, formato dai fuoriusciti da MTL. Questa la genesi di “Territorio Libero 3” (TL3), sulle orme della defunta Lista per Trieste.
Su iniziativa di MTL era stata creata una charity di diritto inglese denominata TRIEST: i fondatori sono i medesimi. A seguito della scissione sono stati estromessi da TRIEST i “legalitari” ovvero coloro che sostengono la causa dei diritti di Trieste senza compromessi politici.
TRIEST registrata a Londra, avrebbe dovuto sostenere a livello internazionale i diritti dei cittadini dell’attuale TLT. Ma dopo la scissione, TRIEST “NGO” è sotto controllo del gruppo dissidente che punta a riaprire la questione della Zona B in collaborazione con il nuovo TL3, anche organizzando azioni in Slovenia e Croazia.
La TRIEST ha commissionato ad uno studio inglese di diritto internazionale un’expertise sulla questione del Territorio Libero di Trieste. L’expertise è stato finanziato da MTL prima della scissione. Dopo la scissione i dissidenti hanno comunicato che non avrebbero mai a MTL ciò per cui pure ha pagato.
L’expertise non è mai stato reso pubblico anche se TRIEST NGO dichiara che è stato a loro consegnato nel febbraio 2015. La redazione dell’expertise è stata affidata agli avv.ti prof. Guglielmo Verdirame e dr. Thomas D. Grant, della sezione di diritto pubblico internazionale, presieduta da Sir Elihu Lauterpacht, dello studio legale associato “20 Essex Street”. Il prof. Guglielmo Verdirame risulta essere consulente del governo italiano nella vicenda Enrica Lexie (i marò in India).
È molto probabile che l’expertise (per la cui realizzazione MTL ha fornito – oltre che i fondi – anche documenti delle molteplici azioni giudiziarie, analisi e atti internazionali) sia stato modificato per affrontare la questione dell’ex Zona B in maniera da rendere più difficile il ripristino della legalità nell’attuale Territorio Libero (la ex Zona A).
I dissidenti infatti si dissociano dalla posizione di MTL consolidata già con la messa in mora del 2013.
Da evidenziare che sia TRIEST NGO che Territorio Libero 3 nelle loro rivendicazioni sull’ex Zona B – che sono molto simili a quelle dei gruppi nazionalisti italiani – sono sostenuti dall’UNPO (Organizzazione dei popoli non rappresentati). Il segretario dell’UNPO è l’italiano Marino Busdachin (partito radicale).
Tramite l’UNPO la TRIEST NGO avrebbe portato all’ONU di Ginevra una richiesta di cittadinanza per il Territorio Libero di Trieste sottoscritta da circa 300 persone e che servirebbe ad estendere ufficialmente la vertenza anche alla Slovenia ed alla Croazia.
Si arriverebbe così ad un probabile accordo tra queste e l’Italia con mediazione ONU per la risoluzione definitiva della questione del Territorio Libero. Non una felice risoluzione ovviamente, ma un riconoscimento della sovranità italiana sull’attuale TLT ed un accordo, seppur meno facile, per la gestione del Porto Franco internazionale garantendone lo sfruttamento parziale ai Paesi che su di esso vantano diritti.
Una “soluzione” che toglierebbe ai cittadini dell’attuale Territorio Libero di Trieste tutti i loro diritti.
L’unico ostacolo al completamento di questo piano è rappresentato da MTL che continua ad opporsi a tutti gli atti illegittimi delle autorità italiane a Trieste: dalle tasse all’esproprio del patrimonio pubblico (demanio) del TLT, alla questione della giurisdizione giudiziaria, alle elezioni.
Elezioni imposte nell’attuale Territorio Libero in nome dell’Italia per simularne la sovranità. Ed è anche sull’opposizione alle illegittime elezioni che tale simulazione può crollare.
Per questo motivo il sistema locale deve ricondurre l’azione per il TLT all’interno del recinto istituzionale. Anche i “ribelli” devono riconoscere la piena sovranità dello Stato italiano. Questo è facile da ottenere quando ci sono movimenti indipendentisti disposti a partecipare alle prossime elezioni amministrative del 2016. Basta promettere loro una larga autonomia al posto delle legittima indipendenza.
Su questo punto è stato molto esplicito il segretario dell’UNPO Busdachin nel suo intervento (estate 2014) in appoggio al neocostituito movimento Territorio Libero 3 dopo la scissione avvenuta in MTL.
Busdachin ha affermato che l’appoggio dell’UNPO era condizionato dal fare “piazza pulita del vecchio indipendentismo”. Il vecchio indipendentismo (MTL) è appunto quello che contesta la simulazione di sovranità italiana su Trieste.
Ed è proprio la posizione intransigente e legalitaria di MTL, contraria ad ogni compromesso con chi sta calpestando da sessant’anni il Trattato di Pace, le sue stesse leggi e i diritti di un popolo, l’unica ancora di salvezza per la difesa di Trieste e del suo Porto Franco.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante