Trieste Libera

LA QUESTIONE TRIESTE

LA QUESTIONE TRIESTE.

Articolo del 5 ottobre 2011. Autore: Roberto Giurastante.

LA QUESTIONE TRIESTE

Il Territorio Libero di Trieste e il suo Porto Franco (Foto: Roberto Giurastante).

Oltre la penisola istriana, dove il mare Adriatico si incunea nel cuore dell’Europa lambendo l’estrema propaggine meridionale delle Alpi Giulie, sorge Trieste. Si tratta di un porto unico per storia, tradizione e status giuridico.

Per 536 anni ha fatto parte dell’Impero Asburgico di cui era il grande emporio marittimo. Fino al 1914 era uno dei primi porti a livello mondiale.

Poi la devastazione della Prima Guerra Mondiale. Nel tragico novembre del 1918 arriva l’Italia pre-fascista. A seguito della dissoluzione dell’Austria-Ungheria inizia per Trieste la decadenza economica e sociale.

Annessa al Reich tedesco dal settembre del 1943 fino al maggio del 1945, è infine costituita dal Trattato di Pace del 1947 come capitale del Territorio Libero di Trieste (TLT).

Il 15 settembre 1947 è nata una nuova nazione indipendente nell’Europa che doveva risorgere dalle rovine. Una nazione sorta attorno allo strategico porto di Trieste, pilastro per la ricostruzione europea del dopoguerra, soprattutto della Mitteleuropa.

A ship unloads the four millionth ton. of E.R.P. aid. A banner with the names of States "America - Trieste - Austria" floats among the flags of the 18 Marshall Plan States and the U.S. flag.

Tra il 1947 ed il 1954 la nuova nazione ed il suo porto, finalmente liberi dall’asfissiante controllo italiano, sono amministrati da un primo governo di Stato: il Governo Militare Alleato  del Territorio Liberi di Trieste (AMG FTT). Trieste diventa un’arteria vitale per i rifornimenti ai popoli del Centro Europa. La città conferma la sua appartenenza a quella Mitteleuropea da cui era stata dolorosamente distaccata nel 1918.

Proprio durante l’amministrazione Britannico-Statunitense il porto di Trieste, a conferma della sua formidabile posizione geografica e del nuovo status di Porto Franco internazionale, stabilisce record storici di traffici marittimi.

Per il più giovane Stato europeo si prospetta un radioso futuro. Ma tutto termina nel 1954. In quest’anno il Territorio Libero di Trieste è affidato all’amministrazione civile provvisoria del Governo italiano.

Il Governo amministratore provvisorio avrebbe dovuto continuare la buona amministrazione dei Governi di Stati Uniti e Regno Unito: questi erano gli obblighi internazionali stabiliti con il Memorandum d’Intesa di Londra.

Invece il nuovo amministratore inizia da subito a demolire la nuova nazione indipendente, anche con una massiccia immigrazione di lavoratori dall’Italia.

Tutte le amministrazioni pubbliche sono messe sotto controllo. Anche utilizzando le vecchie, recuperate strutture del regime fascista. Sotto questa inesorabile spinta nazionalista dovettero emigrare 40.000 triestini. Un’intera generazione cancellata: quella che avrebbe dovuto far crescere il nuovo Stato indipendente.

Questa operazione, in definitiva una pulizia etnica, avviene nel silenzio della comunità internazionale a causa delle tensioni della Guerra Fredda.

L’operazione è poi completata con il Trattato politico di Osimo. Si tratta di un accordo bilaterale tra Italia e Jugoslavia per consolidare (1975) la simulazione di sovranità (ma un trattato bilaterale non può emendare un trattato internazionale).

Sia documenti recentemente desecretati del Dipartimento di Stato USA che le Nazioni Unite lo confermano: il Trattato di Osimo non ha modificato lo status di Trieste.

Sotto la corrotta amministrazione italiana, che tutt’ora favorisce i porti della vicina penisola, i traffici portuali di Trieste crollarono. Il suo porto è relegato a scalo combustibili con riduzione, sospensione e tentata soppressione del regime di porto franco. Il territorio di Trieste è utilizzato come discarica di Stato.

Una triste fine per quella che avrebbe dovuto essere una delle principali zone di sviluppo economico mondiale.

Trieste è diventata il feticcio di una nazione sconfitta, il simbolo della cementazione di uno Stato unitario risorgimentale edificato peraltro sugli interessi delle potenze straniere, più che sulla volontà popolare.

Anche in questo caso i precari equilibri dell’Europa della Guerra Fredda favoriscono le violazioni. Ancora una volta, Trieste è sacrificata.

Ma i trattati internazionali non si possono cancellare.

Al termina della Guerra Fredda, dopo la crisi dissolutiva della Jugoslavia (durante la quale l’ex zona B del Territorio Libero si è autodeterminata ed è stata riconosciuta parte di Slovenia e Croazia da tutti gli Stati e delle stesse Nazioni Unite con sei risoluzione) la storia ritorna. Questa volta nella nuova Europa dell’UE travolta da una crisi economica epocale.

L’attuale Territorio Libero di Trieste, con il suo Porto Franco garantito con le sue free zones dal Trattato di Pace del 1947, è in questo momento il principale polo attrattivo europeo per il commercio internazionale e per le attività di impresa: una vera Singapore europea. E per questo basta semplicemente ripristinare quella legalità internazionale calpestata dalle autorità italiane. Così si riavvierebbe un motore formidabile per lo sviluppo dell’intera Europa Centrale, e non solo.

Il Trattato di pace del 1947 tuttora in vigore attribuisce al Territorio Libero di Trieste un proprio sistema monetario (art. 30 allegato VI), proprie leggi e un autonomo sistema giudiziario.

I cittadini del TLT hanno tutti i diritti sanciti dalla Carta dell’ONU e non possono essere giudicati nella propria giurisdizione con le leggi di un altro Stato (art. 4 allegato VI Trattato di Parigi). Le leggi italiane devono essere estese dalle autorità amministratrici provvisorie per poter essere applicate a Trieste.

Il Territorio Libero è esente dal pagamento dell’enorme debito pubblico italiano (art. 5 allegato X).

Le tasse raccolte dall’amministratore provvisorio devono essere incluse nel bilancio del TLT. Devono essere destinate alla sua corretta amministrazione. Nessun esattore di un altro Stato può quindi incamerarsi i beni ai cittadini o al demanio del TLT.

Lo stesso vale per gli introiti del Porto Franco Internazionale di Trieste che pur con la mala gestione italiana, ammontano a svariati miliardi di euro e che ora prendono la strada di Roma.

Questi sono solo alcuni dei diritti riconosciuti (e violati dal Governo amministratore e dal suo Commissario) a Trieste.

Diritti il cui rispetto viene richiesto anche direttamente dai cittadini del TLT che si trovano – ad esempio – ad essere giudicati da autorità che simulano la sovranità italiana invece di esercitare la legittima giurisdizione del Territorio Libero amministrato.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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