Trieste Libera

IL SENSO DI UNA LOTTA PER LA LEGALITÀ

IL SENSO DI UNA LOTTA PER LA LEGALITÀ

Articolo del 5 novembre 2014.

IL SENSO DI UNA LOTTA PER LA LEGALITÀ

Quando ti trovi coinvolto in eventi più grandi di te può accadere che nei momenti di maggiore difficoltà tu possa sentirti prendere dallo sconforto. 

Ma se sei convinto di quello che stai facendo per realizzare i tuoi ideali saprai resistere e superare ogni ostacolo. 

Non cederai neanche quando verrai tradito e abbandonato dalle persone nelle quali avevi riposto la tua fiducia. 

Perché più è ardua la lotta e più le debolezze della natura umana si manifestano. 

La tua forza sarà quella della dignità. 

La tua  strada sarà quella da percorrere.

E se il tuo sacrificio servirà a riscattare tanti, allora non sarà stato invano.

IL SENSO DI UNA LOTTA PER LA LEGALITÀ

Sollevare i diritti di un popolo non è facile. Gli esempi a livello internazionale abbondano. Tra questi, uno dei più sconosciuti è certamente quello del Territorio Libero di Trieste. Uno Stato indipendente tra Italia e Slovenia, costituito alla fine della seconda guerra mondiale. Uno Stato piccolo, ma con un Porto Franco internazionale unico al mondo e di enorme valore. Ha diciotto anni più di Singapore.

Dal 1954, l’attuale Territorio Libero di Trieste (l’ex Zona A) è sub-affidato all’amministrazione civile provvisoria del governo italiano. Amministrazione non vuol dire sovranità.

L’ex Zona B, un tempo amministrata dall’ormai dissolto governo jugoslavo, nel 1992 è stata riconosciuta sotto la piena sovranità delle nuove Repubbliche indipendenti di Slovenia e di Croazia con sei risoluzioni delle Nazioni Unite.

Trieste è ancora qui in attesa di giustizia, soffocata dalle propagande dei nazionalisti italiani locali. Quelli che dicono di agire nell’interesse dell’Italia, ma ne calpestano sistematicamente le leggi.

I cittadini del TLT vogliono liberarsi da questa corrotta amministrazione provvisoria, che dura da troppo tempo. Ormai i triestini sanno di avere tutte le risorse necessarie per farlo, a partire proprio da quell’unicum che è il loro Porto Franco internazionale. Un porto che esiste come tale solo come Ente di Stato del Territorio Libero.

Proprio da Trieste, la capitale di questo Stato lungamente dimenticato, sono partite tutte le azioni per ripristinare la legalità nel Territorio Libero e per garantire i diritti dei suoi cittadini.

Lo status del Porto Franco di Trieste infatti è messo in discussione dall’Italia: si tratta di un concorrente pericoloso per i suoi porti. Se il piano riuscisse sarebbe un grave danno non solo per Trieste, ma per tutta la comunità internazionale: molti Stati godono di diritti di armamento o di gestione del Porto Franco internazionale di Trieste.

Nel 1954, il Governo italiano è stato obbligato a mantenere per il porto almeno il regime minimo previsto dagli articoli da 1 a 20 dell’Allegato VIII del Trattato di Pace. Eppure l’obbligo è rimasto sulla carta, perché avrebbe comunque comportato il rispetto dell’indipendenza di Trieste.

Per la “camorra” nazionalista locale era preferibile simulare la sovranità italiana su Trieste. Sempre in violazione delle stesse leggi italiane. Proprio per questo, i cittadini devono contestare questo abuso per far valere i loro diritti.

Si tratta di eccepire il difetto di giurisdizione nei tribunali, a partire da quello di Trieste. I giudici italiani in servizio a Trieste devono esercitare la giurisdizione del Territorio Libero, amministrato, non quella della Repubblica Italiana. Italia e Trieste condividono lo stesso Governo, ma a titolo e con ruoli ben distinti.

È questo che tiene in vita il Territorio Libero di Trieste ed i suoi cittadini. Le cause instaurate rappresentano un macigno per l’Italia che deve rispondere a livello internazionale anche per le decisioni dei suoi magistrati che agiscono in violazione conclamata del Trattato di Pace del 1947 e del Memorandum di Londra del 1954.

Difendere il Territorio Libero è imprescindibile anche per difendere il Porto Franco internazionale di Trieste.

Deve essere chiaro: senza il Territorio Libero non esisterebbero neanche i punti franchi oppure il Porto Franco Internazionale. Stiamo parlando di affari per decine di miliardi di euro all’anno che transitano in questo snodo commerciale nell’alto Adriatico. Miliardi che sono ora ancorati anche al rispetto dei diritti dei cittadini di questa città Stato.

Sono stato il primo cittadinoa sollevare la questione davanti ad un giudice italiano. L’ho fatto nel dicembre del 2011 nel tribunale di Trieste, dando il via alla stagione giudiziaria per il  Territorio Libero.

Ho denunciato con i miei atti, e vari livelli, ogni illegittimità commessa dalle autorità amministratrici italiane in procedimenti penali, civili, fiscali. Ho portato in discussione davanti al Parlamento Europeo la questione del Porto Franco Internazionale di Trieste.

Mi sono opposto alle elezioni imposte dall’Italia nel Territorio Libero denunciandone l’illegittimità alla giustizia amministrativa italiana. Per questo sono stato definito “eversore”. Mi sono poi rivolto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ho messo a disposizione di tutti i cittadini di Trieste i miei atti affinché potessero seguire il mio esempio.

L’ho fatto per la causa, per la mia terra, il mio popolo. E per questo sono stato attaccato, non tanto dagli avversari “ovvi” ovvero i nazionalisti italiani che considerano un affronto alla presunta italianità di Trieste ogni mia azione, o dai politici locali che mi credono un “pericoloso” estremista. No, sono stati i miei stessi compagni di lotta a farlo.

Da maggio [2014] mi sono trovato sottoposto a feroci campagne denigratorie da parte di altri triestini per i quali ero diventato improvvisamente io la minaccia al conseguimento del risultato, ovvero il ripristino della legalità nel Territorio Libero.

Un ostacolo da “eliminare” come spesso è stato affermato nelle violente discussioni pubbliche avviate sui social network da parte di persone apparse improvvisamente nel mondo dell’indipendentismo triestino e provenienti dagli ambienti di quella oscura Trieste nazionalista…

Ma se gli “sporchi dannati di triestini” idealisti non cedono e continuano con le loro azioni di diritto cosa si dovrà fare?

In una società ad alto tasso di criminalità istituzionalizzata quale quella triestina, dove l’intreccio tra autorità e crimine è più stretto che mai, tutto può accadere e ogni limite può essere superato. Ma anche la resistenza civile dei combattenti per la libertà si sta consolidando e crescendo man mano che si alza il livello dello minacce.

Nel 2013 in una delle udienze in cui avevo sollevato il difetto di giurisdizione mi ero trovato a dovere sostenere da solo lo scontro contro il giudice, il pubblico ministero, e la parte civile.

Il mio avvocato non si era presentato all’udienza ed il sostituto nominato direttamente dal giudice si rifiutava di presentare il mio atto.

Alla fine mi ero dovuto difendere da solo ricusando il giudice e destando così scandalo (eccone qui la registrazione). Un comune cittadino che si permette di contestare un giudice in Italia è già un’enormità, figurarsi una ricusazione… ma Trieste non è Italia.

Quella era una dimostrazione di come i triestini dovevano sapere affrontare senza timori la macchina della giustizia nella loro terra.

Sono i magistrati che agiscono in nome dell’Italia a trovarsi fuorilegge: i cittadini che chiedono di essere giudicati in base alle leggi del loro Stato stanno difendendo la legalità internazionale.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

Ordine 146 dell'AMG FTT, il primo Governo di Stato del Territorio Libero di Trieste, riguarda le prime disposizioni su come tenere i processi a Trieste.

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