Trieste Libera

1954 – 2014: Trieste in amministrazione

1954 – 2014: Trieste in amministrazione

1954 - 2014: Trieste in amministrazione. Due buste del 1954: quella del 25 ottobre è dedicata all'ultimo giorno "dell'amministrazione alleata" mentre quella del 26 ottobre al "primo giorno dell'amministrazione fiduciaria italiana". Amministrazione non vuol dire sovranità.

“25 ottobre 1954: ultimo giorno dell’Amministrazione alleata” e “26 ottobre 1954: primo giorno dell’Amministrazione Fiduciaria”.

Amministrazione non vuol dire sovranità.

Guardiamo le due buste qui sopra. Ci mostrano che esiste una continuità tra “amministrazione alleate” ed “amministrazione fiduciaria italiana” di Trieste. Ovvero tra l’amministrazione del Territorio Libero di Trieste esercitata dal Governo Militare Alleato Britannico-Statunitense e quella successiva esercitata dal Governo italiano.

Ci sono poi le leggi italiane che eseguono il “Memorandum d’Intesa sul Territorio Libero di Trieste”. L’accordo, noto anche come “Memorandum di Londra” è stato firmato nella capitale britannica il 5 ottobre 1954.

Dal 1954 il Governo italiano ha due ruoli. Uno è quello di Governo eletto della Repubblica Italiana. L’altro è quello di Governo amministratore civile provvisorio dell’attuale Territorio Libero di Trieste su mandato dei Governi di Stati Uniti e Regno Unito, amministratori primari per conto del Consiglio di Sicurezza ONU.

A questo proposito è interessante il seguente articolo d’archivio de “La Stampa”. Contiene due errori (voluti?) eppure ammette che il Memorandum d’Intesa di Londra non ha restituito Trieste all’Italia.

Ecco i due errori e la loro spiegazione:

1. L’amministrazione italiana istituita nel 1954 non è una funzione che viene “restaurata”. Come spiegato sopra, è un ruolo nuovo. Precisamente una “amministrazione fiduciaria speciale” (special trusteeship).

Il suo esercizio infatti non è affidato allo Stato italiano come si lascia intendere (e come accadrebbe in una ordinary trusteeship). Il mandato è sub-affidato al Governo italiano.

Lo ha confermato anche il Dipartimento di Stato USA nel 1974:

…nel 1954 il Memorandum d’Intesa fra gli Stati Uniti, Regno Unito, Italia e Jugoslavia non ha posto fine allo status legale del Territorio Libero. (Fonte, in inglese: LINK).

2. L’A.M.G. F.T.T. (1947-1954) non era un Governo d’occupazione. Lo era stato il precedente l’A.M.G. V.G. – Allied Military Government of Venezia Giulia (1945-1947).

Il Governo Militare Alleato Britannico-Statunitense è stato il primo Governo di Stato del Free Territory. In tale ruolo ha esercitato su di esso un’amministrazione fiduciaria speciale. Ovvero un ruolo previsto e normato con l’Allegato VII del Trattato di Pace con l’Italia – Regime Provvisorio.

È bene tenere a mente questi due “errori” (entrambi demoliti dalla semplice lettura del primo proclama dell’A.M.G. F.T.T.). Molti degli equivoci sullo status dell’attuale Territorio Libero e del suo Porto Franco internazionale derivano proprio da qui.

Negli ultimi decenni la politica italiana, soprattutto locale, ha diffuso e approfittato di questi errori.

Del resto, anche indipendentisti li hanno creduti veri. Da qui l’equivoco di chiedere che il Territorio Libero fosse costituito (o riconosciuto!).

Ma il Territorio Libero esiste dal 1947. Anche secondo le leggi italiane. L’intero corpus normativo italiano in materia lo dimostra coerentemente. E dimostra che dal 1954 il Governo italiano esercita due ruoli distinti. Su due Stati distinti.

Il primo, dal 1948 è quello di Governo eletto della Repubblica Italiana.

Il secondo, dal 1954 è quello di Governo amministratore civile provvisorio dell’attuale Territorio Libero di Trieste. Un mandato d’amministrazione fiduciaria speciale (special trusteeship) sub-affidatogli dai Governi di Stati Uniti e Regno Unito per conto del Consiglio di Sicurezza ONU.

Aggiornamento: la rassegna normativa più completa in materia è quella pubblicata nel 2018 dalla I.P.R. F.T.T. Law Commission, pubblicata a questo LINK.

[SV]

***

Testata de "La Stampa" del 5 ottobre 1954. Amministrazione non vuol dire sovranità.

Il nostro dovere
Roma, 4 ottobre.

Tutto fa prevedere che le diverse operazioni connesse al passaggio di Trieste alla amministrazione italiana si svolgeranno in assoluta regolarità, speditamente, e nel rispetto delle norme liberamente concordate fra le parti.

Avremo a Roma un voto in Parlamento, a Trieste bandiere, scambio di consegne tra funzionari civili e militari, sfilamento di truppe, ingresso di navi nel porto, sorvolo di aeroplani.

Non c’è alcun dubbio che tutta la parte coreografico-celebrativa di questo programma riuscirà egregiamente: ma commetteremmo un errore assai grave se con questo pensassimo di aver provveduto nel migliore dei modi a compiere tutti i nuovi doveri che ci incombono ora nella nostra restaurata qualità di amministratori della città e della zona di Trieste.

Diciamo quindi subito che ci attendono, invece, impegni ben diversi e ben più vasti, come quelli che toccano a chi è chiamato ad affrontare una delicata situazione.

Trieste non deve e non può essere considerata alla stregua di una qualunque altra provincia italiana.

Anche a prescindere dai termini che ci sono rigorosamente prescritti in forza degli accordi internazionali (è bene ricordare che non si tratta di un’annessione della “Zona A” all’Italia) è infatti necessario avvertire che per Trieste in ogni caso occorre uno speciale regime politico, economico ed amministrativo.

Un eventuale livellamento di Trieste al modulo comune delle altre città d’Italia costituirebbe la ripetizione – imperdonabilmente aggravata – dell’errore già commesso dopo la prima liberazione, nell’altro dopoguerra.

Il giorno che si fece di Trieste una provincia italiana, con parità assoluta di trattamento rispetto alle altre, fu mosso il primo passo falso, di cui vediamo ancora le conseguenze nell’atteggiamento di sospetta diffidenza che oggi mantengono verso l’Italia i cosiddetti detti indipendentisti.

La brutale politica del fascismo nelle zone di confine è certamente entrata per la sua parte ad aggravare la situazione, ma questa era – occorre riconoscerlo – già compromessa dal difetto di origine del rigoroso accentramento burocratico.

Se oggi vogliamo assicurare ai triestini una condizione di vita e di lavoro che non li induca a rimpiangere il periodo dell’occupazione alleata, è necessario procedere per altre vie.

Vie diverse, del resto, sono state intraprese dallo Stato italiano anche per fronteggiare differenti problemi di carattere particolare: si pensi alla statuto siciliano od a quello per la Valle d’Aosta; si pensi alla stessa Cassa per il Mezzogiorno, nuovo esempio di uno strumento destinato a raggiungere determinati scopi; si pensi alla Legge per Napoli ed a tutte le altre forme di legislazioni speciali che in tanti campi abbiamo visto adottare, con intelligente iniziativa, in questo dopoguerra; e finalmente si riconosca che per Trieste è necessario attuare qualcosa come una sommatoria di tutte queste varie provvidenze.

Ora i triestini non chiedono sussidi e tanto meno elemosine; solo si attendono che lo Stato italiano abbia la capacità di realizzare a Trieste uno speciale regime che si adatti alle condizioni locali, e che perciò consenta il naturale sviluppo delle industrie e dei traffici della zona.

Più che il denaro è necessaria intelligenza amministrativa, e, oltre alla commozione che sarà suscitata dalle bandiere e dalle fanfare dei bersaglieri, i triestini aspettano da noi serietà e comprensione.

È venuto il momento di avvertire che il buon governo di Trieste è destinato a rappresentare il banco di prova delle nostre attitudini.

Vittorio Gorresio

Fonte: LA STAMPA. Martedì 5 ottobre 1954.

Nota: grassetti non presenti in originale.

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