SENZA PAURA. 1 MARZO 2016.
Aggiornamento: nel luglio 2017 il processo si è concluso. La manifestazione di Trieste Libera a difesa del Porto Franco internazionale non era eversiva.
Il 29 febbraio [2016]si è svolta una nuova udienza del processo intentato dall’autorità giudiziaria italiana contro numerosi cittadini del Territorio Libero di Trieste.
L’accusa? Avere organizzato e preso parte ad una manifestazione a difesa del Porto Franco Internazionale di Trieste. Il settore nord del Porto è minacciato dalle mafie istituzionalizzate italiane che, distruggendolo, porterebbero alla rovina non solo Trieste, ma anche il suo entroterra.
Una manifestazione non autorizzata, secondo le autorità italiane.
Manifestazione pacifica e legittima secondo gli organizzatori, ovvero Trieste Libera. Da quattro anni questo Movimento si batte fortemente per i diritti del Territorio Libero e per la sua corretta amministrazione.
Una lotta legalitaria che ha creato non pochi problemi ai simulatori della sovranità italiana, che hanno svenduto i diritti di tutti per il proprio tornaconto in clamorosa vìolazione del Trattato di Pace.
È una situazione particolare quella che si vive in questo processo. Lo si sente appena si entra nell’aula delle udienze, sempre quella da dove la questione del Territorio Libero di Trieste era stata sollevata per la prima volta il 14 dicembre 2011.
Il clima è quello delle grandi attese. Si immagina che dovrà accadere qualcosa.
Il Movimento Trieste Libera rappresenta la prima linea in questo processo ed ha già sollevato a più riprese la questione dell’improcedibilità in quanto gli imputati, quali cittadini del Territorio Libero, devono essere giudicati da un giudice legittimo del loro tribunale naturale. Ovvero non un giudice che simula la giurisdizione italiana anziché esercitare quella del Territorio Libero.
Senza un proprio sistema giudiziario non esiste giustizia nel Free Territory of Trieste – Territorio Libero di Trieste.
Ed ecco perché l’Italia, pur non volendosi esporre a livello internazionale con atti legali per l’annessione del Territorio Libero e del suo Porto Franco internazionale, garantisce la simulazione di sovranità in suo nome e ne tutela i fautori, dalla “camorra nazionalista” locale ai magistrati che utilizzano il tribunale di Trieste per garantirle l’impunità, a tutti i costi.
Ed ecco perché il disconoscimento della giurisdizione dei giudici italiani da parte dei cittadini del Territorio Libero diventa fondamentale nella guerra legale e diplomatica in corso sulla questione Trieste.
I triestini che in tribunale non riconoscono il potere dei magistrati italiani sono la prima linea difensiva dell’intera causa per il Territorio Libero di Trieste.
E nell’udienza del 29 febbraio 2016 questo risulta ancora più chiaro. Il giudice cerca di avviare il dibattimento evitando di discutere la nuova eccezione di giurisdizione presentata dagli imputati appartenenti al Movimento Trieste Libera.
Si tratta di una questione preliminare non rinviabile, la nuova eccezione contiene anche l’importante e recente documento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite S/2015/809 che conferma lo stato di diritto immutato del Territorio Libero di Trieste amministrato dal governo italiano: nessuna sovranità italiana, quindi.
Un documento certamente pesante e scottante per un magistrato italiano. Ma qui è una questione di diritto, il giudice deve solo applicare la legge e non fare politica.
E invece una volta di più accade che l’autorità giudiziaria italiana prenda le distanze dalla legalità rappresentata dall’atto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: come si fa ad avviare un processo al di fuori della propria giurisdizione?
Il giudice non lo spiega. Dichiara solo superata ogni questione riguardante la giurisdizione e procede oltre senza alcuna valutazione di atti che dimostrerebbero la sua illegittimità.
Di fronte a tale comportamento del giudice la reazione degli aderenti a Trieste Libera sotto processo è ferma.
Viene chiesto di potere rilasciare le dichiarazioni spontanee. Il giudice è seccato e imbarazzato, ma non può opporsi. Precisa però che la dichiarazione non deve riguardare la giurisdizione.
Lo dice a me che sono il primo ad intervenire capendo che gli altri mi seguiranno.
Gli rispondo che il limite della mia dichiarazione sarà il rispetto della legge, e quindi procedo dichiarando di essere cittadino del Territorio Libero di Trieste e come tale di non potere riconoscere la legittimità delle decisioni del giudice in udienza sulla giurisdizione, e di dovere quindi abbandonare l’aula.
Ognuno degli imputati di Trieste Libera rilascia la stessa dichiarazione ed esce dall’aula di giustizia: avanti senza paura verso la libertà.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante
Pingback: Trieste Libera: stop a processi illegittimi | Trieste Libera
Pingback: UN PROCESSO POLITICO A TRIESTE | Trieste Libera