Trieste Libera

LA SPECULAZIONE IMMOBILIARE NEL PORTO FRANCO DI TRIESTE E LA DISTRUZIONE DELL’ECONOMIA TRIESTINA

LA SPECULAZIONE IMMOBILIARE NEL PORTO FRANCO DI TRIESTE E LA DISTRUZIONE DELL’ECONOMIA TRIESTINA

Articolo del 30 gennaio 2016.

Il Porto Franco Nord, settore strategico del Porto Franco internazionale del Territorio Libero di Trieste.

Il Porto Franco Nord, settore strategico del Porto Franco internazionale del Territorio Libero di Trieste.

La decisione del Commissario Generale del Governo italiano Francesca Adelaide Garufi di spostare una parte del punto franco nord del Porto di Trieste per cedere l’area al Comune consentendone l’urbanizzazione deve essere valutata anche per il suo possibile impatto economico.

Secondo il diritto internazionale (ma anche italiano) l’operazione avviata dalle autorità italiane è perfettamente illegale: l’area oggetto dell’intervento è un settore vincolato del Porto Franco internazionale di Trieste, ente di Stato del Territorio Libero.

Questo è stabilito dal Trattato di Pace con l’Italia del 1947, in vigore.

Ma è stato anche confermato di recente dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con il documento S/2015/809 del 23 ottobre del 2015.

Lo stato di diritto del Free Territory of Trieste è immutato e l’Italia non può vantare su di esso la sovranità visto che l’ha persa con l’entrata in vigore del Trattato di Pace.

La decisione del Commissario di Governo Garufi (nell’attesa che il decreto commissariale venga reso pubblico) deve essere quindi interpretata quale continuazione della politica dello stato di fatto da parte delle autorità italiane.

Come dire, non potendo annettere ufficialmente il Free Territory of Trieste, cosa che violerebbe platealmente l’ordinamento internazionale riconosciuti, si procede con atti amministrativi per smembrarlo un pezzo alla volta. Ed ora, dopo avere saccheggiato il demanio pubblico del Territorio Libero di Trieste trasferendone la proprietà allo Stato italiano, tocca al Porto Franco.

Tutto nullo quindi in diritto: ogni atto in vìolazione del Trattato di Pace non può trovare attuazione nella comunità internazionale. Ma intanto l’Italia, anche approfittando della complessiva situazione internazionale, forza i tempi per condurre, è proprio il caso di dire, in “porto” un’operazione degna della migliore pirateria.

Il tentativo di sdemanializzare il Porto Franco Nord di Trieste verrà naturalmente contrastato ad ogni livello con gli strumenti di diritto che lo stesso Trattato di Pace mette a disposizione della comunità internazionale e dei cittadini del Territorio Libero di Trieste, ma vale comunque la pena valutare quello che gli speculatori istituzionali italiani vorrebbero fare occupando e sopprimendo una delle Free Zone del Porto di Trieste.

Le spiegazioni ci vengono date direttamente dal Comune di Trieste, capofila di un’intervento che mette d’accordo tutti i rappresentanti della “corretta” corrotta politica italiana. Qui l’affare è di quelli grossi, davvero grossi. Si parla di un giro di 1,5 miliardi di euro.

E difronte a cotanto denaro ogni pur debole opposizione viene inesorabilmente travolta. Così, in un silenzio assordante (ma dov’è il tanto legalitario Movimento 5 Stelle?), le forze politiche procedono a braccetto verso l’agognata tavola delle spartizioni: da mangiare questa volta ce n’è in abbondanza per tutti.

Secondo il Comune di Trieste il “porto vecchio” (il Porto Franco Nord) sdemanializzato e urbanizzato diventerà una nuova città sul mare.

Abitazioni, negozi, centri commerciali, marina turistici, centri culturali, parchi del mare e quant’altro verrà in mente ai simpatici speculatori in odor di mafie. Si tratterà di una svolta “epocale” che porterà ad un incremento della popolazione di 100.000 abitanti. Il 50% in più rispetto agli attuali 200.000 di una città decadente e anziana.

Una nuova Montecarlo balcanica al posto dei punti franchi. Attività di svago al posto di quella produttiva. Pura follia: così una società muore. È solo da immaginare che nel momento stesso in cui venisse dato il via libera alla maxi speculazione edilizia il costo degli immobili (già in gran numero vuoti e sfitti) a Trieste subirebbe un deprezzamento del 50%: perdita secca per tutti i proprietari immobiliari.

E altrettanto drammatica sarebbe la situazione per le imprese. Gli affari si sposterebbero nella nuova zona urbana dell’ex Porto Vecchio, mettendo in ginocchio tutte le attività (dal piccolo negozio al centro commerciale) di impresa ubicate in città. Chi non entrerà in porto dovrà quindi prepararsi al fallimento e all’espatrio.

Ed è proprio questo quello che sta cercando di attuare lo Stato italiano: la distruzione definitiva di Trieste e della sua economia. Centomila abitanti in più, ovviamente immigrati, al posto dei triestini costretti alla fuga. Ma da dove verrebbero questi nuovi abitanti e cosa verrebbero a fare in una Trieste senza più attività produttive? Ricchi pensionati provenienti da tutta l’Europa o poveri immigrati africani da sfruttare come nuovi schiavi? Città ospizio o campo profughi?

In questo progetto perverso non si intravede davvero nessun futuro per Trieste e per i triestini, se non quello di laboratorio sperimentale delle mafie italiane.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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