TRIESTE LIBERA COME ANTIDOTO A DECENNI DI ILLEGALITÀ
Uno Stato sull’orlo del collasso economico e sociale. I cui funzionari, nascosti dietro a sfrenato nazionalismo, ne violano le stesse leggi. Dal 1954 simulano la sovranità di uno Stato su un altro, affidato al suo governo in amministrazione fiduciaria, arrivando ad assoggettarlo persino al proprio enorme debito pubblico ed al pagamento delle proprie tasse.
Un sistema di potere locale a parole fedelissimo allo Stato straniero, ma nel nome del quale porta avanti ogni sorta di malaffare e che si perpetra con una feroce selezione negativa dei quadri ed emarginando le forze positive della società per parassitare e ingannare i propri cittadini del proprio legittimo Stato riducendoli in miseria.
Un Porto Franco internazionale, unico in Europa e nel mondo, saccheggiato da questa élite collaborazionista che declassandolo e tassandolo oltre misura tenta di dirottarne i traffici pregiati verso i porti italiani trasformando Trieste in scalo per combustibili e per i rifiuti delle mafie.
Cittadini oppressi che si identificano in un movimento politico legalitario e si uniscono per esercitare i propri diritti garantiti dal Trattato di Pace del 1947, tutt’oggi in vigore, dicendo basta al malaffare mafioso imposto loro con decenni di propagande degne di un regime totalitario.
Questi sono gli elementi principali della “questione triestina”.
O meglio, gli elementi della battaglia legale in corso per affermare le leggi vigenti nell’attuale Territorio Libero di Trieste.
Il 15 settembre 2013, anniversario della dichiarazione di indipendenza dall’Italia, per la prima volta nella capitale del Territorio Libero di Trieste migliaia di cittadini sono scesi in strada per proclamare la propria volontà a ritornare liberi dopo decenni violazioni del mandato di amministrazione provvisoria affidato dal Governo Italiano, che per questo hanno anche messo in mora.
Amministrazione deviata tanto da tramutarsi in una simulazione di sovranità sostenuta con corruzioni e menzogne.
Di fronte alla riscossa inattesa del popolo alabardato la reazione delle autorità italiane è stata segnata da una arrogante indifferenza, che però non deve trarre in inganno. I cittadini del TLT sono sempre più informati e organizzati. Il diritto internazionale e persino quello italiano è dalla loro parte.
I rappresentanti dello Stato e del Governo italiano non sanno o non possono rispondere. Se non con atti politici privi di valore giuridico che inevitabilmente confermano la violazione reiterata di trattati internazionali che sono alla base dell’attuale ordinamento mondiale.
E minano le stesse fondamenta della Repubblica Italiana: quando le istituzioni di uno Stato dichiarano che la propria Costituzione è carta straccia, allora ogni certezza del diritto e garanzia per i propri cittadini è appesa a un filo. E se quel fragile filo si spezza, si sprofonda nel baratro della dittatura.
Ed è proprio il rischio che in molti temono qui a Trieste, perché la certezza del diritto viene regolarmente calpestate ad ogni livello da tutti i funzionari e rappresentanti locali del Governo italiano che si rendono responsabili della simulazione della sovranità italiana sul loro Stato, l’attuale Territorio Libero.
I cittadini e la legalità
Quando i pubblici ufficiali non vogliono rispettare la legge, negano la validità dei trattati internazionali e della Costituzione del loro stesso Paese, quando alcuni di questi utilizzano la legge per perseguire e reprimere i comuni cittadini, ma proteggendo i rappresentanti delle nefaste caste di potere mafiose (che spesso si nascondono dietro a logge pseudo-massoniche deviate, già denunciate dalla buona amministrazione Anglo-Americana: LINK).
E quando persino i magistrati, che dovrebbero essere soggetti soltanto alla legge, riscrivendo nelle loro ordinanze leggi e trattati per favorire l’élite collaborazionista, quando i rappresentanti dello Stato guardano in silenzio i crimini commessi in loro nome, allora devono essere i cittadini a difendere il diritto facendo appello alla legalità ed alla legge.
Il Movimento Trieste Libera per la sua azione legalitaria, inattaccabile sul piano del diritto, è diventato un serio problema per questa Italia di mafia diffusa e per la democraticamente debolissima Unione Europea dei diritti negati: quella a trazione BCE per intendersi. Tanto da far mettere in moto la macchina delle intelligence europee.
È possibile impedire che l’antidoto a decenni di illegalità faccia effetto?
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante