Trieste Libera

UN 15 SETTEMBRE DIVERSO

UN 15 SETTEMBRE DIVERSO

Articolo del 18 settembre 2014.

UN 15 SETTEMBRE 2014 DIVERSO

È passato l’anniversario dell’indipendenza del Territorio Libero. Un 15 settembre quest’anno molto diverso da quello che nel 2013 aveva visto scendere in piazza migliaia di persone nella più grande manifestazione vista a Trieste negli ultimi quaranta anni.

Dopo un anno la situazione è cambiata, il Movimento Trieste Libera promotore e organizzatore dell’evento dell’anno scorso si è diviso, o per meglio dire è stato diviso.

La minaccia di un Movimento legalitario che con le armi del diritto internazionale riusciva a mobilitare la popolazione di Trieste era ed è ben evidente allo Stato italiano (o a chi ne abusa?), a rischio per dovere rispondere del colossale imbroglio ordito ai danni non solo dei cittadini del Territorio Libero, ma anche dell’intera comunità internazionale.

Un imbroglio ben rappresentato dalla simulazione di sovranità italiana imposta pure sul Porto Franco internazionale di Trieste. In barba alle stesse risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Ecco perché il Movimento Trieste Libera doveva e deve essere fermato. E per farlo è stata avviata un’intensa azione propagandistica attraverso gli organi di informazione (tutti ampiamente sotto controllo, come in ogni Paese a democrazia limitata) per terrorizzare i cittadini che appoggiano Trieste Libera.

In quest’opera di terrorismo mediatico si è distinto il quotidiano monopolista di Trieste Il Piccolo che ha ampiamente diffuso notizie sulle inchieste avviate dall’autorità giudiziaria contro il Movimento Trieste Libera e i suoi aderenti.

Una vera caccia all’uomo con tanto di nomi degli indagati in procedimenti giudiziari che singolarmente e nel loro complesso hanno assunto la forma di una pesante repressione dei diritti civili e democratici in violazione della stessa costituzione dello Stato italiano.

Comportamenti eversivi della magistratura confermati da sentenze amministrative con le quali verrebbe addirittura stravolto l’ordinamento mondiale negando la validità del Trattato di Pace del 1947 e della stessa Carta Universale dei Diritti dell’Uomo. Secondo i magistrati triestini i cittadini di Trieste che rivendicano i diritti del loro Stato indipendente (il Territorio Libero) non hanno diritti.

L’attacco più duro contro Trieste Libera è stato però portato dall’interno da dissidenti ben appoggiati.

Fallito il tentativo di impadronirsi del movimento i dissidenti hanno creato un proprio gruppo chiamandolo “Territorio Libero al cubo” e rendendo subito evidenti le proprie ambizioni politiche. Trattative con i partiti italiani e partecipazione alle elezioni amministrative del 2016: ecco il nuovo programma.

Ma per questo era anche necessario rinnegare quanto fatto da Trieste Libera con attacchi violentissimi contro i suoi dirigenti.

Attacchi sfociati in vere campagne di istigazione a delinquere personalizzate contro quelli che sono stati indicati come i “due folli” che guidano il movimento: Roberto Giurastante (il sottoscritto, presidente di Trieste Libera) e Paolo G. Parovel (giornalista indipendente e iscritto al movimento). Un vero linciaggio supportato dagli organi di informazione locali che hanno immediatamente dato spazio  al nuovo movimento “indipendentista” triestino: quello che fa comodo allo Stato italiano.

Tra i punti forti dei “cubisti” la pretesa di mettere al centro della costituzione del Territorio Libero quella Zona B ormai assegnata a Slovenia e Croazia con tanto di riconoscimento internazionale. Una richiesta degna del miglior nazionalismo italiano che questo movimento (in cui confluiscono personaggi provenienti dall’estrema destra nazionalistica italiana, pseudo-massoni, oltre ad altri frammenti della variegata galassia della corrotta politica italiana) ben rappresenta.

Nella propaganda neo indipendentista dei “cubisti”, si predica inoltre per un sindaco del TLT da ottenere presentandosi alle elezioni comunali del 2016 (peccato che siano illegali, essendo convocate in nome dell’Italia, in violazione delle leggi del Territorio Libero).

Partecipare significherebbe riconoscere la sovranità dell’Italia sul Territorio Libero di Trieste. Ecco allora che secondo i “cubici” il “sindaco del TLT” dovrebbe poi convocare un referendum (sulle orme di quello proposto in Scozia, o di quello futuribile del Veneto) per decidere il distacco dalla Repubblica Italiana.

Ma una simile fuorviante proposta è inattuabile: il Territorio Libero di Trieste è già uno Stato indipendente in base al Trattato di Pace del 1947, e la presentazione di una simile richiesta significherebbe considerare sotto sovranità italiana su Trieste e sul suo Porto Franco internazionale. Il che è escluso dalle stesse leggi italiane.

Un progetto politico che sembra uscire dal Ministero degli Esteri italiano più che da un movimento dichiaratosi “indipendentista”.

Ecco perché domenica 14 settembre alla manifestazione “unitaria” organizzata (un giorno prima dell’anniversario) dal Territorio Libero al “cubo” solo 600 confusi manifestanti hanno dato vita ad un mesto corteo che avrebbe dovuto ribadire il successo dell’anno precedente. Un confronto improponibile con la manifestazione del 15 settembre 2013 dove circa 8.000 persone erano scese in strada per chiedere il rispetto dei loro diritti secondo il Trattato di Pace.

Il movimento “legalista” triestino ha dovuto riorganizzarsi di fronte alle aggressioni subite, ma non è morto come alcuni vorrebbero far credere.

La battaglia per i diritti del Territorio Libero continua senza soste e con atti concreti perché questa volta i triestini non cederanno alle manovre della lobby nazionalista che da sessant’anni sta negando il loro futuro.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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