UN 2013 CHE INIZIA SOTTO L’EGIDA DELL’ILLEGALITÀ
Manifestazione di Trieste Libera contro la sdemanializzazione del Porto Franco Nord (settembre 2012).
TRIESTE: PROROGATA LA SOSPENSIONE ILLEGITTIMA DEI PUNTI FRANCHI DEL PORTO FRANCO NORD.
Trieste, 1 gennaio 2013. – Un atto di arbitrario in spregio alla legge. Ecco come le autorità amministratrici italiane hanno sprezzantemente paralizzato per un altro anno i punti franchi settentrionali del Porto Franco internazionale di Trieste.
Il neo Prefetto e Commissario del Governo a Trieste, Francesca Adelaide Garufi, ha prolungato per un altro anno il blocco del Porto Franco Nord. Un blocco che fa parte della politica di annientamento dell’economia di Trieste e del suo porto.
Una strategia che mira a paralizzare, contenere ed infine sopprimere l’unico Porto Franco internazionale al mondo. Il suo status giuridico non è infatti stabilito unilateralmente da leggi di un singolo Stato, ma dal multilaterale Trattato di Pace con l’Italia del 1947.
Il porto di Trieste, con le sue esenzioni doganali e fiscali, ha il potenziale per diventare un paradiso per il commercio mondiale. Una Singapore d’Europa. Solo i politici sembrano non accorgersene (o fingono di non capirlo).
Da decenni infatti i politici locali simulano che Trieste sia sotto la sovranità del vicino Stato italiano invece di esercitarne la corretta amministrazione civile provvisoria. Ovvero di applicare il Memorandum d’Intesa di Londra relativo al Territorio Libero di Trieste (attuale provincia di Trieste).
Questo regime di simulazione/repressione “patriottico” ha funzionato benissimo durante la Guerra Fradda. Tuttavia, essendo sopravvissuto al suo scopo geopolitico, oggi vive in simbiosi con l’affine sistema di stampo camorrista nella vicina Italia. Solo che a Trieste questo “sistema” gode di immunità molto maggiori.
Nel 2012 questa anti-politica italiana ha assestato un duro colpo a Trieste. Si è impegnata infatti per dirottare da Trieste all’Italia il percorso del corridoio Adriatico-Baltico voluto dall’Unione Europea.
La ricchezza del commercio pregiato andrà a Venezia, Ancona, Bari, Taranto. Trieste sarà relegata allo scomodo ruolo di terminal combustibili e porto rifiuti.
Questa metodica operazione di smantellamento e spoliazione ha potuto fino ad oggi essere realizzata senza disturbo grazie ad una classe politica locale corrotta ed oltremodo opportunista. Una classe politica immutata ed immutabile di traditori del proprio popolo, affaristi senza scrupoli, pronti ad ostentare le vesti di fervente sostenitrice dell’italianizzazione di questa terra “redenta”. Motivo per cui, appunto, gode di solida immunità sconosciuta a sistemi affini in Italia.
Ma il 2012 è stato anche l’anno del risveglio per una parte di Trieste. La parte che crede ancora nella legalità, nel diritto internazionale e che chiede il rispetto del Trattato di Pace del 1947, fino ad ora impunemente calpestato dagli amministratori e funzionari-gabellieri italiani.
È quel Trattato che stabilisce l’indipendenza di Trieste. Ed è anche legge dello Stato italiano.
Che il 2013 sia l’anno della riconquista della nostra libertà.
TRIESTE LIBERA!
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante