QUEI FINANZIAMENTI SOSPETTI PER IL “PORTO VECCHIO” DI TRIESTE
Articolo tratto dal sito dell’associazione ambientalista Greenaction Transnational: LINK
RESTAURO DELLA CENTRALE IDRODINAMICA: ALTRO CAVALLO DI TROIA PER LA TENTATA SDEMANIALIZZAZIONE DEL PORTO FRANCO NORD DI TRIESTE?
Trieste, 3 gennaio 2013
Un tentativo per togliere di mezzo i preziosi punti franchi del settore Nord del Porto di Trieste. L’ennesimo portato dallo Stato Italiano e questa volta con l’ausilio di una benemerita associazione per la tutela del patrimonio storico nazionale.
In sintesi è questa l’operazione tentata e in corso sfruttando il restauro della vecchia centrale idrodinamica ubicata nel Porto Franco Nord (ribattezzato per lo scopo “porto vecchio”) di Trieste quale grimaldello per scardinare il regime di tutela internazionale che grava sull’area.
L’intervento di restauro degli edifici storici all’interno del porto viene quindi utilizzato strumentalmente per chiedere l’annullamento dei punti franchi o il loro spostamento.
La notizia viene pubblicata in data odierna, con le interviste ai rappresentanti dell’associazione Italia Nostra – che si occupa dei restauri – dal quotidiano Il Piccolo, con un titolo con non lascia molti dubbi sulle reali intenzioni delle autorità italiane e dei loro supporter: “Il Punto Franco si può spostare dopo il restauro”.
Il restauro della centrale idrodinamica è venuto a costare la bella cifra di 12 milioni di euro coperti in buona parte con fondi pubblici (nazionali, regionali, europei e dell’Autorità portuale).
Ma era possibile finanziare questo intervento e altri simili nel porto di Trieste visto il suo particolare “status giuridico”? Possibile che l’Unione Europea si sia fatta trascinare nella violazione di trattati internazionali dall’Italia che impone una propria sovranità illegittima sul porto di Trieste?
L’area oggetto dell’intervento finanziato con fondi comunitari si trova al di fuori della sovranità dello Stato Italiano ed è a tutti gli effetti un territorio extra UE, infatti:
– il Porto di Trieste è un Porto Franco Internazionale garantito dal Trattato di Pace di Parigi del 1947 all’Allegato VIII (art. 1 comma 2);
– il Porto Franco di Trieste è un Ente di Stato del Territorio Libero di Trieste (art. 2 comma 1, Allegato VIII) ovvero di uno Stato indipendente dichiarato e riconosciuto all’art. 21 del Trattato di Pace;
– la giurisdizione esclusiva di uno Stato è incompatibile con la lo status del Territorio Libero e del suo Porto Franco (art. 3 comma 2, Allegato VIII);
– nel Porto Franco valgono le leggi e i regolamenti in vigore nel Territorio Libero di Trieste (art. 4, Allegato VIII);
– il Direttore del Porto Franco ne ha la legale rappresentanza e non può essere né un cittadino italiano, né (ex) jugoslavo (art. 18, comma 2, Allegato VIII).
Il Trattato di Pace è stato firmato dall’Italia il 10 febbraio 1947 a Parigi, attuato nell’ordinamento italiano con il Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato n. 1430 del 28 novembre 1947, recepito nella Costituzione in vigore dal 1 gennaio 1948 all’art. 10, e ratificato il 25 novembre 1952 con legge n. 3504 tuttora vigente.
Il Trattato di Pace è stato recepito nel Trattato di Roma del 1957 istitutivo della CEE il cui articolo 234 fa salvi gli effetti dei trattati anteriori.
In base all’art. 21 (comma 1) del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea costituisce obbligo per l’U.E. il rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
Il Trattato di Pace del 1947 non è mai stato emendato ed è tuttora pienamente in vigore costituendo la base dell’attuale ordinamento mondiale.
Gli obblighi derivanti dal Trattato di Pace non possono quindi essere in alcuno modo elusi dalla stessa Unione Europea. Si veda in tal senso l’interrogazione presentata al Parlamento Europeo il 1 marzo 2005 dal deputato Antonio De Poli. Nell’interrogazione si evidenziavano le particolari caratteristiche del territorio e del porto di Trieste quali aree extra comunitarie in quanto al di fuori del territorio della Repubblica Italiana.
Nella risposta la Commissione Europea confermava che “la legislazione comunitaria non può naturalmente cambiare gli obblighi che scaturiscono da accordi internazionali concernenti Trieste”.