LE DISCARICHE DELLA VERGOGNA
Articolo del 6 luglio 2015.
Stanno cercando di cancellare le tracce dei loro crimini ambientali. Stanno “regolarizzando” le discariche realizzate nel Territorio Libero di Trieste in nome dell’Italia.
Vorrebbero cancellare con un colpo di spugna i crimini ambientali commessi contro il Territorio Libero di Trieste. E per fare questo utilizzano le loro amministrazioni pubbliche. Le stesse che, in violazione delle stesse leggi italiane e comunitarie simulano la sovranità italiana su Trieste.
Loro sono il sistema di corruzione locale: quelli che hanno trasformato Trieste, uno Stato che il Governo italiano amministra dal 1954, in enorme discarica.
I rifiuti più scomodi prodotti in Italia finivano qui, nell’Alto Adriatico. Una sorta di barriera contro quello che la propaganda neofascista dipingeva come odiato nemico comunista: la Jugoslavia.
Tutto questo naturalmente sotto la responsabilità diretta dei funzionari italiani locali che hanno fatto di Trieste una sorta di discarica a cielo aperto.
Dall’altopiano carsico con le sue grotte, alle coste ed al mare, nulla è stato risparmiato dalla furia devastatrice della macchina dell’inquinamento di Stato e delle camorre
E ora che, nonostante le censure del regime italiano, le scomode verità stanno venendo a galla, il tentativo è quello di rimuovere il problema dichiarandolo superato.
Con un semplice atto delle amministrazioni pubbliche (responsabili degli inquinamenti), si dichiara che un terreno inquinato non lo è più. Tutto naturalmente senza che si sia nemmeno avviato qualsiasi intervento di bonifica: un vero miracolo all’italiana, senza però effetto.
Alla fine quello che manca è il risultato del miracolo: diossine, idrocarburi, fanghi industriali, tossine chimiche, disperse nell’ambiente terraqueo continuano a diffondersi e a inquinare l’ecosistema e quindi gli esseri umani.
La gente è inconsapevole e subisce questo lento avvelenamento che però è letale: una guerra chimica senza scrupoli iniziata sessant’anni fa sta mietendo senza sosta le sue vittime.
Uno degli ultimi esempi della politica ambientale italiana “creativa” riguarda Porto San Rocco (Muggia).
Qui si è trasformata con decreto una delle discariche del Territorio Libero di Trieste in zona salubre.
In realtà la discarica a mare, occultata sotto una collinetta artificiale nel marina turistico, è ancora al suo posto.
Sopra la collina un’area verde con tanto di parco giochi per bambini. Sotto la collina una spiaggia per soddisfare le esigenze dei tanti bagnanti estivi, che peraltro non potrebbero entrare in acqua visto il divieto di balneazione che grava sull’intera area.
Divieto di balneazione dovuto anche al fatto che nelle viscere della collina si trovano 18.000 m3 di fanghi industriali ad alta concentrazione tossica. Sono stati occultati lì, la collina era in realtà funzionale a questo: a coprire uno smaltimento illecito di rifiuti.
Per avere denunciato pubblicamente questa pericolosa discarica e i rischi per gli ignari frequentatori dell’area ero stato rinviato a giudizio nel 2007 su denuncia dei responsabili della discarica: un processo all’inverso.
Dopo dieci anni la discarica è ancora lì ben protetta dal sistema di potere che l’ha autorizzata e in attesa di ricevere l’attestazione di qualità ambientale.
Ma il problema è che quella discarica è sotto inchiesta da parte della Commissione Europea a seguito di mia denuncia. Le autorità comunitarie minacciano pesanti sanzioni pecuniarie nei confronti dello Stato italiano inadempiente. Nell’ambito del procedimento complessivo sulle discariche incontrollate presenti l’Italia è già stata condannata infatti alla prima multa di 40 milioni di euro.
La situazione deve essere ora valutata anche alla luce della petizione presentata il 4 giugno 2015 dal Movimento Trieste Libera al Parlamento Europeo:
«Per denuncia di gravi violazioni del diritto internazionale e del diritto dell’Unione Europe nei rapporti giuridici, politici ed economici dell’Unione Europea e dalla Repubblica Italiana verso l’attuale Free Territory of Trieste e verso gli altri Stati dell’UE e della Comunità internazionale». (LINK).
Con questa petizione si apre il contenzioso sui rapporti giuridici esistenti dal 1957 fra l’Unione Europea, l’attuale Free Territory of Trieste e la Repubblica Italiana, anche per quanto riguarda l’esercizio dei diritti generali e speciali degli Stati membri dell’UE, degli Stati terzi e delle loro imprese sul Porto Franco internazionale di Trieste.
Non possiamo cedere e non vogliamo cedere: il disastro ambientale del Territorio Libero di Trieste non rimarrà impunito.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità’ di Roberto Giurastante
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Parlamento Europeo
Commissione petizioni
Nel caso specifico, la Commissione proporrà alla Corte di comminare il pagamento di una somma forfettaria pari a 28 000 EUR al giorno e di una penalità pari a 256 800 EUR al giorno. L’ammenda sarà ridotta in maniera proporzionale alla diminuzione del numero di discariche abusive”.