MASSONERIA DEVIATA DIETRO AI FALSI INDIPENDENTISTI DI TRIESTE
Articolo del 2 dicembre 2014.
Il Movimento Trieste Libera (MTL) si batte per il riconoscimento dei diritti dei cittadini del Territorio Libero di Trieste. Da maggio [2014] MTL ha subito aggressioni di intensità sempre maggiore da parte delle autorità italiane locali.
La crescita della consapevolezza dei propri diritti tra i cittadini è infatti il principale problema per una camorra nazionalista che prospera sul degrado di Trieste, simulandovi la sovranità italiana per il proprio tornaconto.
Tale simulazione a danno dell’attuale Territorio Libero e del Porto Franco internazionale di Trieste è in violazione palese del Trattato di Pace del 1947 e delle leggi italiane che lo recepiscono.
Ecco perché di fronte all’incremento del consenso popolare per le azioni MTL era necessario muoversi con una strategia di tensione terroristica. Che significa intimidire i cittadini che cominciano a credere nella causa con interventi repressivi contro tutti i sostenitori del movimento legalitario.
Il tutto naturalmente con l’immancabile supporto del quotidiano di Trieste Il Piccolo, organo di informazione da sempre filo-italiano. Come la storia insegna.
Così sono partite inchieste dell’autorità giudiziaria su ogni attività di MTL. Dalle manifestazioni pubbliche autorizzate trasformate in “adunate sediziose”, alle richieste di pagare le giuste tasse trasformate in “evasione fiscale”. Fino alle udienze in tribunale relative la Questione Trieste pattugliate da polizia e carabinieri.
Tutto è stato giustificato come contrasto ad un’azione “eversiva” contro lo Stato italiano.
La campagna di contrasto ha assunto poi le forme della persecuzione. Locali pubblici che ospitavano le assemblee del Movimento sono stati oggetto di controlli da parte di Carabinieri e Guardia di Finanza, con imposizioni di sanzioni pretestuose (multe, chiusura dell’attività, denunce penali).
Titolari di negozi che avevano aderito a MTL offendo sconti ai numerosi associati sono stati indagati dall’autorità giudiziaria.
Tutto questo per scoraggiare sul nascere qualsiasi forma di libera espressione delle opinioni sgradite al sistema di corruzione locale. Era necessario isolare Trieste Libera.
Ma questo non era abbastanza. Per impedire il ripristino della legalità bisognava spaccare il Movimento dall’interno.
E questo è stato fatto utilizzando elementi infiltrati nel Movimento (vedi nota*). Prima hanno tentato di prenderne il controllo, e poi non riuscendovi, i dissidenti ne hanno costituito uno nuovo sul quale sono confluiti gli appoggi delle autorità italiane: TL3. Ovvero la sigla di Territorio Libero 3, inteso come “al cubo”.
Il “nuovo” TL3 ha rapidamente sostenuto la necessità di presentarsi alla elezioni italiane (illegittime) mettendo da parte ogni velleità di far valere la legge.
Fatto questo ampiamente apprezzato dal sistema italiano, e che ha permesso al neo costituito gruppo di ottenere l’appoggio dell’UNPO (Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati) spacciandosi quali rappresentanti del Territorio Libero.
Nel frattempo i “nuovi indipendentisti” in odor di massoneria hanno avviato una violentissima campagna di istigazione all’odio contro il presidente legittimo di MTL (lo scrivente Roberto Giurastante) e del giornalista Paolo G. Parovel responsabile dell’ufficio stampa di MTL e direttore del giornale indipendente “La Voce di Trieste”.
Nei confronti di Parovel i dirigenti del movimento pseudo indipendentista hanno presentato anche una denuncia all’ordine dei giornalisti chiedendone la radiazione con l’incredibile accusa di essere un collaboratore dei servizi segreti sloveni.
Un’accusa calunniosa partorita dalle menti di questi ultra nazionalisti di stampo fascista che stanno cercando di cavalcare la causa per i diritti di Trieste per trasformarla in azione revanscista a favore delle mai sopite mire di riscatto dello Stato italiano nei confronti dell’ex Jugoslavia.
La campagna di denigrazione pubblica è stata organizzataprevalentemente sul social network di Facebook ed è arrivata alle minacce di morte dirette.
Gli autori sarebbero elementi “protetti” dalle autorità italiane che infatti, pur di fronte alla preoccupante escalation, brillano per la loro assenza. Così anche le recenti minacce antisemite di istigazione all’odio razziale contro Giurastante e Parovel non hanno scalfito la Procura della Repubblica di Trieste. La P.M. Lucia Baldovin ha disposto l’immediata archiviazione senza indagini della relativa inchiesta.
E chi è l’ideologo del nuovo violento movimento pseudo-indipendentista che fa comodo all’Italia? Paolo Deganutti, sedicente massone e già “maestro venerabile”.
Un rappresentante di quella massoneria triestina che dopo decenni di incontrastato dominio al servizio dello Stato italiano non vuole certamente perdere il potere ottenuto trasformando la città mitteleuropea ed il suo porto internazionale in fogna del nazionalismo fascista e discarica delle mafie italiane.
Goodbye and amen, Free Territory of Trieste.
* Le tracce delle infiltrazioni sono emerse poi dalle stesse indagini della Procura della Repubblica di Trieste su MTL (procedimento 840/14 indagini Carabinieri dei ROS che evidenziano contatti tra elementi ora appartenenti al movimento Territorio Libero e DIGOS di Trieste).
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante
Massoneria a Trieste: il caso Moncini (dal libro Tracce di Legalità di R. Giurastante)
«Ma cosa ha di così “prezioso” Moncini da portare ad una tale sollevazione? è certamente ricco e con gli agganci politici giusti, ma nelle perquisizioni gli trovano anche le insegne cerimoniali di un’obbedienza massonica. Di quelle che hanno da sempre il controllo di Trieste.
L’ex deputato missino Renzo De Vidovich, riferendosi al caso Moncini, sostiene che la massoneria a Trieste ha dimostrato di avere un’organizzazione poderosa, con agganci operativi negli Stati Uniti. La mafia esiste anche a Trieste aggiunge De Vidovich ma è una mafia che non uccide perché tutti i picciotti sono inquadrati, disciplinati, obbedienti. Una mafia che non uccide perché non ce n’è bisogno.»
A Trieste operano in realtà varie obbedienze massoniche italiane quasi tutte irregolari, poiché non riconosciute da Londra, e la più nota avrebbe ben sei logge locali con 220 affiliati, più 27 iscritti alla loggia P2 deviata di Licio Gelli: una delle percentuali più alte a livello nazionale.
“Quando qualcuno va a toccare certi interessi del potere economico governati dalla massoneria si mette subito in moto un meccanismo che cerca di bloccare questo processo. E partono i siluri contro i disturbatori: intimidazioni, minacce, interrogazioni dei partiti, articoli sui giornali”.
Così dichiara un avvocato al quotidiano la Repubblica che scrive sullo scandalo Moncini.
“Il potere della massoneria triestina è trasversale e passa in mezzo a tutti i partiti, ma soprattutto a quelli laici, ai potentati economici, alle associazioni professionali e di categoria. Si annida soprattutto nei rami delle assicurazioni, fra i commercianti, gli importatori di caffè, i banchieri, i liberi professionisti. Vi sono molti medici, i soci del Rotary, i frequentatori di certi salotti molto esclusivi”.
Così riporta La Repubblica in un articolo del 1° ottobre 1988.
Una pseudo-massoneria “nera”, dunque, sostanzialmente profana, negativa e di basso livello, ridotta a congreghe che nulla hanno a che vedere con il passato della Trieste mitteleuropea, ed in realtà nemmeno con gli ideali massonici. Salvo ovvie eccezioni personali.
Sembra davvero che il male a Trieste abbia trovato un fertile terreno mettendo profonde radici.
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