Trieste Libera

DEMILITARIZZAZIONE E NEUTRALITÀ DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE

DEMILITARIZZAZIONE E NEUTRALITÀ DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE

DEMILITARIZZAZIONE E NEUTRALITÀ DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE

La Risoluzione S/RES/16 (1947) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è il primo atto dell’indipendenza del Territorio Libero di Trieste e del suo Porto Franco internazionale.

Il 10 gennaio ricorre l’anniversario della Risoluzione S/RES/16 (1947) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Si tratta di uno dei due strumenti giuridici fondamentali, vigenti, con i quali vengono costituiti il Territorio Libero di Trieste ed il suo Porto Franco Internazionale. L’altro strumento giuridico è naturalmente il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947.
Con la Risoluzione S/RES/16 (1947) venivano approvati gli allegati VI, VII e VIII del Trattato di Pace, relativi al suo (attuale) regime di amministrazione provvisorio, il suo Statuto permanente e quello per la gestione del Porto Franco internazionale.
L’articolo 3 dello Statuto Permanente (Allegato VI) stabilisce anche la demilitarizzazione e la neutralità del nuovo Stato e ne affida la difesa militare allo stesso Consiglio di Sicurezza, che nel 1947 la esercitava tramite i governi amministratori, che nell’attuale Territorio Libero di Trieste erano quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti.
Nel 1954, quando il primo Governo di Stato anglo-americano (A.M.G. F.T.T.) è stato sciolto a seguito della firma del Memorandum d’Intesa di Londra, i governi di Stati Uniti e Regno Unito hanno separato l’amministrazione civile provvisoria del Territorio Libero di Trieste dalla sua difesa militare, affidando l’una al governo italiano, l’altra alla NATO.
Questo significa che le Forze Armate della Repubblica italiana possono operare nel Territorio Libero di Trieste solo in veste di truppe NATO, in sostituzione dei caschi blu dell’ONU, con la responsabilità quindi di tutelare l’indipendenza e la neutralità di Trieste.
In ogni caso questi accordi non prevedevano che i cittadini del Territorio Libero di Trieste fossero soggetti a leva obbligatoria (il Free Territory, essendo smilitarizzato, non può avere proprie Forze Armate) oppure contribuissero direttamente alla difesa militare del loro Stato nei contingenti della NATO.
Invece, il Commissario Generale del Governo per il Territorio di Trieste, già due anni dopo il proprio insediamento, ponendo le basi della sistematica simulazione della – inesistente – sovranità italiana su Trieste permise con suoi decreti che i cittadini del Free Territory di Trieste fossero arruolati forzatamente nelle Forze Armate italiane, pena la prigione militare.
La propaganda italiana concluse il lavoro, persuadendo molti triestini che la questione del Territorio Libero di Trieste fosse chiusa per sempre, spingendomene migliaia ad emigrare oppure a piegarsi; i pochi che non si lasciarono ingannare furono infine ridotti al silenzio con minacce e ritorsioni.
Si trattò di una gravissima vìolazione dei diritti fondamentali dei cittadini del Territorio Libero di Trieste, privati della loro cittadinanza e costretti a prestare il servizio militare nelle Forze Armate di uno Stato estero: la protezione garantita dal Trattato di Pace al neonato Territorio Libero di Trieste venne usata per tentare di soffocarlo, approfittando delle crisi internazionali della Guerra Fredda.
Nonostante la Guerra Fredda sia finita e l’Italia abbia sospeso la leva obbligatoria, dal 1957 al 2005 decine di migliaia di giovani triestini sono stati vittime di questo arruolamento forzato, ingannati e privati della loro dignità, costretti a giurare fedeltà allo Stato che stava calpestando i loro diritti.
Abusi che continuano ancora oggi, sebbene silenziosamente: i cittadini del Territorio Libero, al compimento della maggior età, vengono tuttora iscritti nelle liste di leva italiane e rischiano di essere arruolati nel caso si aprisse una crisi internazionale (LINK).
Nel settembre del 2012 sollevai pubblicamente la questione del servizio militare imposto nel TLT con il mio post “Renitenti alla leva” (LINK) che suscitò notevole interesse. Da quella prima denuncia pubblica su questa clamorosa vìolazione dei diritti umani commessa dalle autorità italiane amministratrici prese il via la prima azione di autotutela collettiva da parte dei cittadini del Territorio Libero di Trieste rappresentati dal Movimento Trieste Libera.
Si trattava della richiesta di risarcimento per i triestini che avevano dovuto prestare contro legge il servizio militare nelle Forze Armate italiane, e nonostante le molte difficoltà, centinaia di cittadini  hanno aderito a questa importante iniziativa per potersi riscattare da quella che, scoprendosi cittadini di un altro Stato, per molti di loro è risultata un’umiliazione degna d’un regime di occupazione.
Queste richieste di risarcimento sono una delle più pesanti accuse al Governo italiano, nonché ai suoi rappresentanti a Trieste: lo stesso Commissario Generale (dal 1963 un Commissario del Governo nella Regione Friuli Venezia Giulia) che ha costretto i triestini a servire nelle Forze Armate italiane ha infatti esteso al Territorio Libero di Trieste amministrato anche la Legge italiana n. 848/1957, ovvero la ratifica della Carta delle Nazioni Unite (Bollettino Ufficiale del Commissariato Generale del Governo per il Territorio di Trieste n. 31/1957).
La Carta delle Nazioni Unite, in vigore dal 24 ottobre 1945, art. 25 obbliga gli Stati membri delle Nazioni Unite ad adempiere alle “decisioni del Consiglio di sicurezza in conformità con la presente Carta”, compresa quindi la Risoluzione S/RES/16 (1947) e tutti i diritti dell’attuale Free Territory di Trieste che l’amministrazione italiana ha violato. Due volte: una in veste di governo italiano, una in veste di governo civile provvisorio dell’attuale Territorio Libero.
Questa battaglia legale è importante anche per un altro motivo: il post “Renitenti alla Leva” era stato inserito con numero di foliazione 42 nel procedimento n° 840/14 (il processo per la manifestazione a difesa del Porto Franco Nord del 10 febbraio 2014) con tanto di sottolineature delle parti ritenute più “eversive” da parte del  Pubblico Ministero Federico Frezza. [Ma nel 2017 la sua interpretazione si è sgretolata di fronte alla legge. Nessuna eversione].
Anche l’esito del procedimento 840/14 è una prova che i cittadini del Territorio Libero di Trieste stanno difendendo i diritti del loro Stato e di tutta la comunità internazionale sul suo Porto Franco internazionale avvalendosi della sola forza del diritto internazionale e delle leggi del loro Stato e della stessa Repubblica Italiana. Le lobby nazionaliste italiane, le loro corruzioni e le loro mafie non possono prevalere sul diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite e dagli ordinamenti di tutti gli Stati.

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