Trieste Libera

IL TRIBUNALE “SPECIALE” DI TRIESTE

IL TRIBUNALE “SPECIALE” DI TRIESTE

Articolo del 3 dicembre 2015.

Atto di intavolazione del Tribunale di Trieste (Demanio dello Stato, Territorio Libero di Trieste) alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

Atto di intavolazione del Tribunale di Trieste (Demanio dello Stato, Territorio Libero di Trieste) alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

CRONACHE DAL FRONTE GIUDIZIARIO.

Una delle eccentricità della simulazione di sovranità italiana sul Territorio Libero di Trieste è che essa deve essere ufficialmente nascosta dalle stesse istituzioni che la attuano.

Nascosta per far dimenticare che il Trattato di Pace del 1947 non è mai stato modificato e che al suo articolo 21 stabilisce sia la cessazione della sovranità dell’Italia su Trieste che il riconoscimento della sua indipendenza.

Questa simulazione è resa possibile dall’abuso, da parte di una lobby nazionalista locale, del mandato di amministrazione civile provvisoria sub-affidato al Governo italiano dai Governi di Stati Uniti e Regno Unito.

La fonte del sub-mandato è il Memorandum di Londra del 1954, in base al quale il Governo italiano deve agire in continuità dell’AMG FTT, il primo Governo di Stato del Territorio Libero.

A questo punto, lentamente, lo stato di fatto (illegale) si sostituisce allo stato di diritto.

I funzionari dell’amministrazione e la lobby nazionalista locale (già denunciata dall’AMG FTT, come evidenziato in questo post) hanno lentamente soffocato lo sviluppo del Porto Franco internazionale di Trieste, i diritti della Comunità internazionale su di esso, nonché i diritti dei cittadini di Trieste.

Tutto questo, come dicevamo, in violazione delle leggi. La Repubblica italiana riconosce il Territorio Libero dal 1947. Lo status di Trieste è immutato.

Del resto per gli infedeli funzionari amministratori è più facile violare la legge che modificarla, soprattutto quando si parla di trattati internazionali recepiti dalla propria Costituzione.

Un esempio di violazione paradossale dello stato di diritto è rappresentato dallo stesso Tribunale di Trieste. Esso è un tribunale del Territorio Libero. Dal canto loro, tuttavia, i giudici che qui operano dichiarano di esercitare non la giurisdizione del Free Territory amministrato, ma quella del vicino Stato italiano.

Il tutto mentre il Governo amministratore, rappresentato in loco da un Commissario di Governo con pieni poteri è rimasto ad assistere senza nulla fare per opporsi a tale situazione.

Lo sfortunato cittadino del Territorio Libero di Trieste che entra nel Palazzo di Giustizia per vedersi garantire il Diritto si immerge pienamente in questo allucinante paradosso.

Intanto il Tribunale è stato sottratto con atto degno della miglior pirateria al legittimo demanio, ovvero quello di Trieste (art. 1, allegato X del Trattato di Pace). Così come l’intero patrimonio pubblico del Territorio Libero di Trieste.

Metodi al di fuori della legalità: una situazione di negazione istituzionale del diritto.

Perché i trasferimenti di beni, per svariati  miliardi (compreso il Porto Franco di Trieste) degli attuali euro, sono stati fatti con l’inganno e la frode utilizzando per la spregiudicata operazione di saccheggio gli stessi giudici tavolari locali.

Come funziona la truffa istituzionale?

Basta omettere un dato fondamentale, ovvero a chi è intestato il bene che si sta trasferendo. Per fare questo il demanio di origine, che ai sensi del trattato di Pace può essere solo del Territorio Libero di Trieste, diventa il DEMANIO DI UNO STATO GENERICO.

Et voilà il trucco è servito. Compiacenti giudici tavolari e funzionari della Regione Friuli Venezia Giulia preposti al servizio, si dimenticano poi di accertare di quale STATO si tratti, implicitamente riconoscendo quello italiano. Si intavola poi il bene a nome dell’amministrazione pubblica richiedente, o a cui lo si vuole assegnare, senza pagamenti. Regolamenti tra amministrazioni pubbliche dello stesso Stato. Almeno in apparenza.

Così nel nome della Repubblica italiana una Regione è riuscita letteralmente a “fregare” l’intero patrimonio pubblico di un’altro Stato. Sembra di vedere all’opera i razziatori di bestiame dell’epopea western. All’epoca i ladri specializzati provvedevano a modificare il marchio a fuoco impresso su ogni capo sovrapponendone uno nuovo.

Nel Territorio Libero di Trieste i ladri di Stato cancellano allo stesso modo i titoli di proprietà legittimi dei beni pubblici appropriandosi addirittura del demanio: quello di cui stiamo parlando è un vero atto di saccheggio contro un intero Stato ed i suoi cittadini.

Qualche volta nelle loro “disinvolte” operazioni predatorie devono stare un pò più attenti. Come nel caso del tribunale, visto che qui si esplicita la giustizia ed eventuali contestazioni internazionali metterebbero a rischio l’intero operato degli organi giudiziari facendo crollare il castello della simulazione della sovranità italiana a Trieste.

Così mentre i primi due piani del Palazzo di Giustizia sono stati attribuiti ad un “generico” Stato, che da Trattato di Pace è il Territorio Libero di Trieste, il terzo, quello in cui si trovano zone “sensibili” (dove si fanno e si elaborano anche le intercettazioni ambientali) è stato trasferito dal demanio del “generico” Stato alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

Un’operazione tavolare simulata tanto che non ne esiste nemmeno traccia sul libro fondiario (dove si giustifica il titolo di proprietà). È una vera e propria truffa: i GN (Giornalnumero che individuano la proprietà) sono, il primo quello di origine dell’immobile, privo degli estremi di reperibilità (manca il numero!), il secondo, quello di destinazione, è completamente mancante (!!).

Trasferimenti truffaldini di beni pubblici che servono a legittimazione di uno stato di fatto contrario allo stato di diritto.

Al terzo piano si trovano anche gli uffici della Corte d’Appello, che in realtà è anch’essa un organo del Territorio Libero di Trieste. Tutto in regola, tutto fuorilegge.

L’apice di questo sistema lo abbiamo toccato con mano quando abbiamo chiesto l’iscrizione e l’intavolazione della proprietà e dei vincoli di beni pubblici del Porto Franco Nord, che l’Italia vorrebbe dismettere trasformandolo in area urbana. Una speculazione colossale da miliardi di euro in odor di mafia.

In questo caso i magistrati della Corte d’Appello hanno deciso “non necessario procedere” negando così la necessità della corrispondenza tavolare/catastale dei beni oggetto di trasferimento.

In una parola salta così la tenuta del Libro Fondiario e il diritto di proprietà non può più essere garantito.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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