Trieste Libera

Rassegna stampa: intervista a Roberto Giurastante (parte 2)

Rassegna stampa: intervista a Roberto Giurastante (parte 2)

Quest’intervista del giugno 2013 è stata rilasciata a Roberto Calogiuri della testata ilfriuliveneziagiulia.it da Roberto Giurastante, fondatore e portavoce del Movimento Trieste Libera.

Parte 1: LINK

I link sono stati aggiunti da Trieste Libera come approfondimenti ed anche le note.

Rassegna stampa: intervista a Roberto Giurastante (parte 2)

Trieste – Il Movimento Trieste Libera continua a far parlare di sé con il progetto di indipendenza amministrativa e fiscale dall’Italia. L’attrito con le controparti culturali e politiche, negli ultimi giorni, sta provocando un riscaldamento dei toni.

Consultati sulle rivendicazioni del movimento, alcuni esponenti della politica e della cultura storica e giuridica hanno espresso il loro parere sulla stampa locale. Anche il sindaco di Trieste ha rilevato, nell’attività del MLT, l’atteggiamento decettivo di “qualcuno abile ad agitare gli animi”.

Il nostro quotidiano si è già occupato dell’argomento con un’intervista a uno dei suoi rappresentanti, Roberto Giurastante, che ha esposto –a suo tempo- alcuni punti rilevanti del programma. Gli abbiamo offerto l’opportunità di replicare.

Signor Giurastante, la stampa locale riporta delle dichiarazioni sul Movimento Trieste Libera che suonano come pesanti critiche.

Se si riferisce al quotidiano Il Piccolo di Trieste, non c’è da stupirsene. Il Piccolo è il giornale del sistema di potere locale e del nazionalismo di Stato italiano.

Secondo dichiarazioni recenti, l’ex sindaco Roberto Dipiazza definisce il vostro movimento privo di “fondamento giuridico” – quasi con le medesime parole dell’attuale sindaco –  e lo ritiene una “sirena” che prospetta il sogno di una ricchezza derivante dai Punti franchi…

L’ex sindaco Dipiazza dice naturalmente cose false. Il nostro “fondamento giuridico” è il Trattato di Pace in vigore che, al suo allegato VIII, stabilisce l’inalienabilità dei 5 punti franchi del Porto Franco internazionale di Trieste.

I Punti Franchi possono solo essere estesi anche al di fuori della cinta portuale purché all’interno del TLT. Il Porto Franco è infatti un ente di Stato del Territorio Libero, come recita l’articolo 2. punto 1 dell’Allegato VIII.

Che le zone franche creino, poi, ricchezza pare piuttosto chiaro a tutti, tranne che a Dipiazza evidentemente. Non si capirebbe altrimenti per quale motivo l’Italia ne voglia aprire a Venezia, Ancona, Bari, Genova, Napoli, solo per ricordare le aree portuali, sottraendole invece al Porto di Trieste dove già esistono e dove, grazie al boicottaggio dello Stato italiano, non si sono potute utilizzare…

Per lo storico Roberto Spazzali è quantomeno sospetto che, improvvisamente, ci si ricordi di un trattato di 50 anni fa…  Lancia al MTL l’accusa di “ripescare, su un fondo di sostanziale ignoranza, fatti che poi usa in modo equivoco”

È normale che gli storici italiani che hanno contribuito alla creazione del clamoroso falso sull’inesistente sovranità italiana su Trieste cerchino di difendersi con metodi uguali a quelli che hanno fino ad ora usato per costruire una storia di regime.

I Trattati internazionali in vigore sono chiari. L’ignoranza, oltre che la disonestà intellettuale, eventualmente è di chi li contesta senza entrarne nel merito. I Trattati internazionali non hanno scadenza. Allora mettiamo in discussione la Costituzione della Repubblica italiana perché ha più di 50 anni?

… sostiene anche che il TLT sia un “nonsense” perché al suo interno c’era la Zona B che ora è Slovenia…

Il TLT è nato per garantire ai Paesi dell’Europa centrale il loro porto franco già esistente, ovvero Trieste. Lo Stato nasce quindi attorno a questo super porto, unico in Europa.

La Zona A tuttora esistente ne è il territorio indispensabile; la Zona B è accessoria. Ecco perché nel 1992 quando vennero riconosciute le Repubbliche di Slovenia e Croazia con le rispettive porzioni di Zona B, non venne mai messa in discussione l’amministrazione civile provvisoria della Zona A.

Questo avrebbe infatti significato la soppressione del Porto Franco di Trieste e dei suoi punti franchi. Che come tale è impossibile, essendo area al di fuori della giurisdizione di ogni singolo Stato, secondo l’articolo 3, punto 2 dell’Allegato VIII del Trattato di Pace.

[Note:

Sulla questione dell’ex zona B: invitiamo a leggere la recente messa in mora e il comunicato ufficiale del Movimento Trieste Libera: LINK].

Sul Porto Franco internazionale: è un ente di Stato del Territorio Libero di Trieste, che esercita su di esso anche la giurisdizione, come da Allegato VIII].

… e che la ricchezza durante l’amministrazione alleata proveniva da Roma ed era finalizzata a mantenere la pace sociale.

Durante il governo del GMA tra il 1947 e il 1954, il porto di Trieste raggiunse i suoi massimi storici come traffico commerciale. Quella era la ricchezza per Trieste. Roma doveva pensare a ottemperare al Trattato di Pace che imponeva i risarcimenti al TLT. A partire dalla restituzione del demanio pubblico. Non scambiamo gli obblighi derivanti al Paese sconfitto durante la seconda guerra mondiale per “gentili” concessioni.

Ma, in definitiva, il Trattato di Pace è o non è superato dalle legislazioni nazionali?

Il Trattato di pace è uno strumento di diritto superiore che non può essere superato dalle legislazioni nazionali dei Paesi firmatari che vi si possono solo adeguare. Se questo vale per le potenze alleate vincitrici, vale ancor di più per i Paesi sconfitti come l’Italia. La Costituzione della Repubblica italiana ha infatti pienamente recepito il Trattato di Pace agli articoli 10 e 117. Nemmeno la Costituzione è stata modificata.

Un commento molto duro proviene dall’avvocato Alfredo Antonini: “Idiozie, sciocchezze enormi, strampalate teorie di una lobby che ha un unico scopo: ingessare il Porto per altri 30 anni”.

Che esponenti del mondo del diritto italiano esprimano considerazioni puramente politiche dimostra ulteriormente la fragilità, o per meglio dire l’inesistenza di argomentazioni contrarie fondate su basi giuridiche da parte degli avversari.

La nostra non è una “lobby”. Siamo cittadini che stanno esercitando i loro diritti. Come stabilito dai trattati internazionali e dalla stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Noi vogliamo liberare il porto di Trieste dalla illegittima occupazione italiana che lo ha trasformato in scalo delle mafie italiane.

L’avvocato continua domandando “La teoria inoltre di chi è? Quali sono le credenziali? Se lo dice il signor Rossi sono parole in libertà”.

L’avv. Antonini, di area politica ex Alleanza Nazionale se ben ricordo, dimostra davvero una notevole ignoranza. Nessuna teoria, ma solo le leggi in vigore.

Che in questo caso sono il Trattato di Pace di Parigi del 1947 che ha tolto la sovranità italiana su Trieste con l’articolo 21 comma 2, e il Memorandum di Intesa di Londra del 5 ottobre 1954 con il quale è stata assegnata al Governo italiano, e non allo Stato, l’amministrazione civile provvisoria della Zona A del TLT e del suo Porto Franco. Le credenziali sono quelle dei firmatari del Trattato di Pace, del Consiglio di Sicurezza ONU e degli Stati membri ONU.

Le persone indecise, scettiche o diffidenti hanno bisogno – in questi tempi – di trasparenza e fiducia. Investire ideali ed energie nel vostro movimento necessita chiarezza. In molti si chiedono chi ci sia “dietro”, chi vi finanzia… È d’accordo sul fornire risposte chiare?

Direi che le persone hanno certamente bisogno di chiarezza. A noi piacerebbe sapere ad esempio come si finanziano i partiti che ci amministrano e i loro componenti. Forse rubando i soldi ai triestini?

Per quanto riguarda il nostro movimento “dietro” abbiamo solo decine di migliaia di cittadini che ci sostengono. Decine di migliaia di cittadini che non ne vogliono più sapere di uno Stato truffa come la Repubblica italiana che li ha predati per decenni in violazione dei loro diritti e della legalità internazionale.

E lei, signor Giurastante cosa fa per vivere?

Io lavoro nell’ONG ambientalista Greenaction Transnational inserita nella rete internazionale di Alpe Adria Green. Seguo in particolare le questioni relative ai progetti ad elevato impatto ambientale transfrontalieri, mi sono occupato direttamente delle Valutazioni di Impatto Ambientale dei terminali di rigassificazione nel Golfo di Trieste, le inchieste sui traffici di rifiuti e sugli inquinamenti dell’Alto Adriatico.

Collaboro inoltre per la libera stampa internazionale e per centri di analisi specializzati sulle questioni relative ai sistemi di governo delle aree di confine dell’Italia Nord orientale, con particolare attenzione ai metodi utilizzati per il controllo delle aree critiche e alle connessioni tra criminalità organizzata e apparati istituzionali.

Ci sono delle componenti sociali e lavorative in città che si chiedono che ne sarebbe di loro se si attuasse l’indipendenza amministrativa: per esempio gli impiegati della Regione Friuli Venezia Giulia o del Comune o le forze di Polizia…

Tutti i dipendenti pubblici verrebbero trasferiti nelle amministrazioni del TLT. Per quanto riguarda le forze dell’ordine potrà esservi solamente un corpo di polizia. Esclusa la presenza di militari italiani, gli altri appartenenti delle forze dell’ordine potranno essere incorporati in quelle del TLT. Tutti i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni italiane avranno diritto alle integrazioni degli stipendi anche arretrati, comprese le pensioni, avendo svolto l’attività all’estero.

… e i contributi versati alla previdenza italiana da parte dei futuri pensionati?

I contributi sono regolarmente garantiti essendo un diritto acquisito espressamente previsto dal Trattato di Pace. Verranno trasmessi al nuovo ente previdenziale del TLT che li gestirà ai fini dell’erogazione delle pensioni dei cittadini del TLT.

Viceversa a Giovanni Tassan, appena rieletto presidente della Confederazione nazionale artigiani, “la pulce nell’orecchi è entrata”. E quindi: se un cittadino avesse qualche dubbio, se volesse immaginare nei dettagli – anche minimi, grezzamente materiali o puramente formali – il futuro di Trieste sotto un governatore, a chi dovrebbe rivolgersi per ottenere una risposta certa?

Quando sarà formata all’assemblea popolare dei cittadini del TLT. Per ora noi possiamo solo dare le nostre indicazioni. Ma come Movimento siamo molto rappresentativi dei cittadini avendo decine di migliaia di sostenitori.

Avete mai pensato a un grande forum pubblico dove si possa illustrare, anche nei dettagli, in cosa consiste la proposta del MTL e rispondere in diretta alle osservazioni?

Il Movimento sta crescendo rapidamente e pensiamo di potere in pochi mesi offrire uno strumento interattivo di confronto.

Recentemente avete manifestato a Vienna. Come siete stati accolti dalle autorità della capitale austriaca e dalla cittadinanza?

Ottimamente. Abbiamo verificato un grande interesse per la nostra azione che riguarda gli stessi interessi dell’Austria, essendo quello di Trieste il porto principale e prediletto della vicina Repubblica.

Ci sono scadenze prossime con l’Autorità Giudiziaria italiana o manifestazioni cittadine in previsione?

Luglio sarà molto intenso con numerose udienze: al primo c’è la valutazione del difetto di giurisdizione in Cassazione, il 10 la prima udienza davanti alla Commissione Tributaria di Trieste.

Il luglio 17 avremo l’importante udienza presso il Tribunale sezione penale di Trieste con la prima valutazione nel merito del Memorandum di Londra del 1954 sulla amministrazione civile provvisoria italiana.

Infine il 24 luglio un’udienza civile in cui per la prima volta è stato citato in causa direttamente il Governo italiano.

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