UN CITTADINO DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE.
Articolo del 12 agosto 2011.
Con comunicazione del 28 luglio 2011 la Commissione Europea ha confermato l’apertura di una nuova inchiesta.
La denuncia CHAP(2011)02184 è stata presentata dal sottoscritto, Roberto Giurastante, l’11 luglio del 2011 quale cittadino del Territorio Libero di Trieste – TLT.
Il Territorio Libero è uno Stato costituito dal 15 settembre 1947, data dell’entrata in vigore del Trattato di Pace con l’Italia del 1947. Dal 1954 la sua amministrazione civile provvisoria è sub-affidata al Governo (non allo Stato) italiano dai Governi degli Stati Uniti e del Regno Unito per conto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La mia denuncia riguarda tre punti distinti: l’inquinamento ambientale a Trieste, la sospensione del regime di Porto Franco internazionale nel settore nord del porto, infine la situazione dei diritti umani.
I motivi del mio ricorso:
Dal 1997 ad oggi come rappresentante di organizzazioni non governative (attualmente Alpe Adria Green and Greenaction Transnational), ho svolto molte inchieste sugli inquinamenti ambientali di questa particolare area europea.
Mi sono anche occupato degli aspetti relativi all’utilizzo dei finanziamenti comunitari in particolare per i progetti di “sviluppo turistico”, soprattutto quelli che prevedevano la cementificazione delle coste triestine. Mi sono battuto per la partecipazione effettiva dei cittadini alla difesa dell’ambiente.
Attualmente sono impegnato nell’opposizione ai rigassificatori nel Golfo di Trieste e nella difesa del suo Porto Franco Nord, minacciato da una grande speculazione edilizia. I politici locali si riferiscono all’area come “porto vecchio” perché naturalmente per loro vecchio significa inutile. Eccetto per promuovervi una speculazione edilizia illegale, naturalmente.
Aggiornamento: nel 2018 la lotta contro il rigassificatore si è conclusa con successo!
Tutte queste inchieste mi hanno portato a denunciare all’autorità giudiziaria italiana quello che in definitiva è risultato essere un “sistema di governo” basato sulla sistematica violazione delle leggi nazionali e comunitarie. Ma alla fine ho dovuto verificare che il “sistema” ha alcuni amici anche nell’autorità giudiziaria.
Amici che hanno archiviato le mie denunce, spesso senza indagini. Al contrario, quando le autorità hanno denunciato me, ad esempio per essermi opposto ad un abusivismo politico, i miei diritti civili non sono stati propriamente rispettati.
Cosa ho denunciato alle autorità comunitarie: la questione ambientale.
A livello locale non c’era via d’uscita. Per questo mi sono rivolto alle autorità dell’Unione Europea.
Ho denunciato il disastro ambientale di Trieste e le ritorsioni dalle autorità italiane nei miei confronti per avere portato all’attenzione pubblica questa situazione drammatica nascosta per interessi di Stato, e per essermi opposto al “sistema” nel nome del bene comune.
Si tratta dello stesso “sistema” che, dal 1954, si è corrotto, ha inquinato questo territorio e si è prestato a traffici illeciti. Una (mal)amministrazione ben descritta nel dossier di Greenaction “D come discariche”.
È una (mal)amministrazione che ha investito anche e pienamente il porto internazionale di Trieste, ridotto in scalo di serie B per non fare ombra agli altri porti nazionali. L’ex primo porto dell’impero austriaco è enormemente trascurato. Il Porto Franco Nord è “sospeso” perché la politica locale preferisce una speculazione da due miliardi alla creazione di posti di lavoro, commerci ed effettivo sviluppo economico. Il Porto Franco Sud è minacciato dal pericoloso terminal petroli con il suo pesantissimo fardello di inquinamento.
La questione del Porto Franco internazionale.
Il porto di Trieste ha seguito così il destino della città e della provincia diventando ricettacolo per rifiuti per i traffici più pericolosi coperti dai segreti di Stato. Discariche costiere e a mare a completare la ricetta per l’annichilimento di questa terra di conquista.
La distruzione del Porto Franco Nord è l’atto finale. Trasformarlo in area urbana con il via libera ad una grande speculazione edilizia da 2 miliardi di Euro. Case, Hotel, marina da diporto, negozi, casinò.
Una nuova Montecarlo balcanica, questo il futuro immaginato per la città porto di Trieste: una città ad hoc per le mafie.
Ma la recente sospensione del Porto Franco Nord del Porto è una violazione clamorosa del Trattato di Pace. Ed ora è stata denunciata all’UE.
I danni sono enormi per un territorio così piccolo, e possono essere stimati in almeno 100 miliardi di Euro, tra inquinamento ambientale e declassamento del porto internazionale con soppressione dei traffici commerciali.
Tutti i fatti da me denunciati si sono svolti nel Territorio Libero di Trieste, che in base al Trattato di Pace del 1947 è uno Stato indipendente e pienamente riconosciuto. Per questo ho agito come cittadino europeo e del TLT.
Voglio proteggere l’ambiente e la mia gente. L’Italia, pur essendo uno Stato membro della UE, pur riconoscendo il Territorio Libero ed il ruolo del Governo italiano nella sua amministrazione, li sta minacciando. La stessa amministrazione dovrebbe piuttosto difenderli.
Le mie richieste alle autorità europee:
- che la Commissione Europea, nel suo ruolo di garante della Carta dei Diritti Fondamentali dell’U.E. e quindi dei Trattati Internazionali, assicuri il rispetto del Diritto internazionale e comunitario violato dall’Italia anche nello Stato di Trieste;
- come cittadino europeo e del TLT, di vedere assicurare i miei diritti fondamentali negatimi dalla giustizia italiana appellandomi per questo alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sottoscritta dall’U.E.;
- che la Commissione Europea informi l’ONU del fatto che l’Italia ha deciso unilateralmente di sospendere il regime di Porto Franco del porto di Trieste autorizzando, in violazione del Trattato di Pace del 1947, la conversione del Porto Franco Nord ad uso diverso da quello portuale.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante
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