Trieste Libera

LA GUERRA DEI RIFIUTI: INQUINATE TRIESTE!!

LA GUERRA DEI RIFIUTI: INQUINATE TRIESTE!!

Originariamente pubblicato il 25 dicembre 2013. Aggiornato al 18 novembre 2017.

Novembre 2012: il cargo danese Sea Bird carica rifiuti radioattivi nel Porto Franco Internazionale di Trieste.

Novembre 2012: il cargo danese Sea Bird carica rifiuti radioattivi nel Porto Franco internazionale di Trieste.

IL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE UTILIZZATATO PER LO SMALTIMENTO DI RIFIUTI TOSSICO NOCIVI DALL’ITALIA

Anche il 2017 è stato un anno critico per le irrisolte emergenze ambientali di Trieste che ha visto però il consolidamento di un’informazione indipendente sempre più seguita a livello internazionale, e di cui questo stesso blog fa parte, che è riuscita a mettere in crisi l’anacronistica censura italiana con la quale per anni si è nascosta ai cittadini la mala amministrazione che ha utilizzato l’attuale Territorio Libero di Trieste – TLT quale comoda discarica di Stato della confinante Repubblica italiana.

In questi decenni operazioni condotte dalla camorra nazionalista locale con la copertura dei servizi di Stato italiani hanno prodotto danni incalcolabili all’ambiente ed alla salute degli abitanti di uno Stato indipendente dal 1947 nel previsto regime di amministrazione provvisoria, condotta fino al 1954 dall’AMG FTT Britannico-Statunitense e da questo sub-affidato all’amministrazione civile del governo (non dello Stato) italiano.

Da allora Trieste è stata trasformata in una “terra senza legge”, o meglio in una zona sottoposta  alle leggi “speciali” della criminalità organizzata. Qui gli intrecci tra camorra nazionalista locale, Stato e mafie sono sempre stati forti ed indispensabili per gestire traffici che in Italia sarebbero stati molto più difficili.

Questa “guerra” all’ambiente del Territorio Libero è descritta nel dossier “D come discariche” di Greenaction Transnational nonché nel mio libro-inchiesta Tracce di Legalità – come le mafie e le corruzioni italiane inquinano il Territorio Libero di Trieste.

Una guerra tutt’ora in corso, con la differenza che negli ultimi anni la coscienza sui problemi ambientali è aumentata in tutto il mondo e che, dal 2011, sempre più cittadini stanno rivendicando il ripristino dei loro diritti e della corretta amministrazione del Territorio Libero di Trieste, inclusa la tutela del suo ambiente ed il ripristino del regime del Porto Franco internazionale di Trieste come scalo strategico della Mitteleuropa aperto alle navi ed alle merci di tutti gli Stati, non come terminale degli “sporchi affari” dell’Italia, delle sue mafie e dei loro “soci”.

Anche in questi anni infatti Trieste continua ad essere una sorta di centro europeo per lo smaltimento dei rifiuti e qui entra in gioco la “camorra nazionalista” locale, che si fa scudo della propria “lealtà” a Roma e dell’immagine pubblica a difesa della presunta “italianità di Trieste” (in realtà becero e fanatico nazionalismo italiano quando non neofascismo) per violare l’ordinamento internazionale e dello Stato italiano per trarre profitto dalla devastazione dell’ambiente e dell’economia dell’attuale Territorio Libero, naturalmente con le dovute immunità, siccome il “Sistema Trieste” esercita la sua influenza anche su alcuni magistrati e giudici di Trieste.

Il risultato dell’influenza di questo sistema sulla salute e sull’ambiente di Trieste è disastroso e talmente esteso che oltre ai triestini se ne stanno accorgendo anche nei paesi confinanti (Slovenia, la stessa Italia) e vinci (la Croazia), che insieme al Territorio Libero di Trieste sono investiti ad esempio dalle ceneri dell’inceneritore cittadino (LINK) oppure dagli scarichi del depuratore di Servola (LINK).

I cittadini dell’attuale TLT che diventano consapevoli di questa situazione scopriranno ben presto quanto sia difficile ottenere informazioni sull’inquinamento dalle autorità, questo nonostante le salatissime tasse sui rifiuti ed i legittimi dubbi sulla gestione del suddetto inceneritore, dove vengono smaltiti anche rifiuti provenienti da regioni italiane flagellate dalla criminalità organizzata (LINK).

Con la differenza che mentre in Campania la gente conosce il fenomeno e si oppone da tempo agli inceneritori ed alle discariche, per decenni nell’Asburgica Trieste nessuno poteva immaginare una situazione tanto grave ed il silenzio dei media principali (insieme alle propagande del sistema di corruzione locale) ha fatto il resto.

Almeno fino all’avvento di internet: pur con molti limiti, oggi è più facile per i cittadini ricevere informati da fonti “indipendenti” e rendersi conto che i conti non tornano. Possibile ad esempio che nella città più “cara” all’Italia e dopo anni di propagande sull’autosufficienza sullo smaltimento rifiuti, raggiunta grazie ad un inceneritore costruito in zona portuale (follia!), ci si trovi ad affrontare l’emergenza dei rifiuti altrui rimettendoci pure soldi?

E sì, perché i rifiuti delle ecomafie che vengono portati anche via nave all’inceneritore di Via Errera (canale navigabile di Zaule), vengono smaltiti a pagamento, ma gli utili vanno alla società privata (che non ha sede a Trieste) che gestisce l’inceneritore: davvero un affarone per la salute pubblica!

Inoltre, molti reati ambientali che a Trieste sarebbero stati insabbiati dal sistema sono stati denunciati alle autorità del’Unione Europea, che hanno imposto all’Italia pesanti sanzioni: proprio un intervento di Greenaction Transnational a difesa del Golfo di Trieste dal catastrofico progetto del rigassificatore di Gas Natural Fenosa (LINK) ha dato inizio alla “rivoluzione della legalità” dei cittadini del Territorio Libero di Trieste.

Cittadini che oltre ai loro diritti civili ed economici hanno anche diritto ad un ambiente sano: l’inquinamento causato in questi decenni dovrà essere bonificato, ma costi tanto grandi non possono essere sostenuti adesso che l’economia di Trieste è in ginocchio.

L’unico modo per ottenere i capitali necessari però è ripristinare i diritti economici del Territorio Libero di Trieste e del suo Porto Franco internazionale, attirando nuovi investitori che non abbiano legami con il sistema di corruzione che si è reso responsabile di questo inquinamento.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità”di Roberto Giurastante

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