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I NOSTRI VALOROSI BOSNIACI

I NOSTRI VALOROSI BOSNIACI

I NOSTRI VALOROSI BOSNIACI

“Se è scritto nel libro della vita che cadrai, allora cadrai. Ma se è scritto che rivedrai la Bosnia allora anche il fuoco più violento non potrà nuocerti e tu vivrai. È tutto Kismet fratello…”.

Nel centenario della 12battaglia dell’Isonzo molto risalto è stato dato dalla storiografia al ruolo determinante avuto nello sfondamento di Caporetto dalle truppe tedesche chiamate in soccorso del loro alleato austro-ungarico.

Ed è certamente innegabile che la presenza di 7 divisioni d’élite tedesche ben armate e addestrate contribuì in maniera importante al risultato finale di un’offensiva accuratamente pianificata.

Il simbolo di questa vittoria è diventato il leggendario Erwin Rommel allora giovane tenente decorato con la più prestigiosa decorazione al valore prussiana, la Pour le Mérite, per la conquista del Matajur, cima che rappresentava uno dei principali bastioni della linea difensiva italiana del medio Isonzo.

Ma spesso ci si dimentica dell’altra Caporetto, quella degli austro-ungarici, che contribuirono parimenti ai loro alleati tedeschi al successo.

Le otto divisioni austro ungariche inserite nella 14a Armata combatterono valorosamente e spesso le truppe imperial regie sopravanzarono quelle tedesche tanto che l’episodio determinante di questa offensiva, il passaggio del Tagliamento con la creazione della prima testa di ponte a Cornino, fu dovuto agli indomiti bosniaci del IV° battaglione del 4° Reggimento bosno-erzegovese: i “Bosniaken” del capitano Emil Redl furono più rapidi dell’Alpenkorps bavarese del Tenente Erwin Rommel.

E fu proprio grazie all’eroica impresa delle truppe bosniache, quelle che non si fermarono mai rimanendo sempre alle calcagna del nemico in ritirata, superando stanchezza e fame, sorrette dall’entusiasmo della vittoria, se l’esercito italiano non potè costituire la nuova linea difensiva dietro al Tagliamento ma dovette retrocedere fino al Piave.

Il capitano Redl fu decorato con la croce dell’ordine di Maria Theresa per l’eccezionale performance del IV° battaglione che dopo quattro giorni di battaglia era riuscito, primo reparto della 14Armata, a passare oltre il Tagliamento costituendo la prima testa di ponte che aveva travolto la  seconda linea difensiva italiana dietro l’Isonzo. Lo stesso imperatore Carlo volle congratularsi con Redl affermando: “Lei ha dato nuovo slancio alla nostra offensiva”.

Lo spirito combattivo e la lealtà di queste truppe leggendarie, tra le più decorate dell’esercito a.u., è ben rappresentata dalla testimonianza del sottotenente Hans Fritz comandante di plotone in un battaglione bosniaco quando viene ferito nel corso dell’ottava battaglia dell’Isonzo:

«La testa mi doleva ed in bocca sentivo un gusto nauseante. Sangue!

Sollevai la mano e mi tastai il viso, era imbrattato di sangue e la testa era bendata. Piovigginava. Fuori era più tranquillo, solo colpi isolati ed uno shrapnel di piccolo calibro le cui pallottole impudenti battevano contro le pietre. Dall’una e dall’altra parte regnava la calma della battaglia che si stava esaurendo.

“Sia ringraziato Allah, è vivo! Momci (ragazzi, n.d.r.), è vivo!”

Il viso non lavato, stopposo, del sergente Piljević si piegò su di me. Ora li vidi i miei fedeli ragazzi, tutti attorno a me. Tutti volevano farmi qualcosa di buono, volevano dirmi qualcosa di caro.

Jozo mi inumidì le labbra aride con le ultime gocce della sua borraccia ammaccata.

Franjo mi infilò con cautela il suo cappotto pidocchioso sotto la testa. Improvvisamente mi sentii al sicuro, pieno di riconoscenza accolsi in me la fedeltà.

Più tardi due Bosniaci feriti leggermente mi presero in mezzo e mi riportarono indietro.

Mi girai ancora una volta. Erano tutti là e ci seguivano con lo sguardo e Piljević con i pugni chiusi sollevati verso il cielo gridò:

“Guardate, Momci, hanno mezzo ammazzato il nostro sottotenente! Accidenti, ce la pagheranno!”, ed una vigorosa imprecazione serbo-croata rafforzò questo giuramento di fedeltà.»

(I Bosniaci sul fronte italiano 1915-1918, Werner Scachinger)

I rudi montanari bosniaci: i migliori combattenti dell’imperial regio esercito austroungarico. Trieste deve molto ai valorosi bosniaci che furono, con il 4° reggimento, la guarnigione del primo porto dell’Impero e che la difesero dagli attacchi italiani tra il 1915 e il 1917, anche sul fronte del Carso. Come testimoniano ancor oggi i numerosi cimiteri di guerra austro-ungarici che costellano, spesso dimenticati, il nostro territorio.

La battaglia di Cornino (31 ottobre – 3 novembre 1917) e l’attraversamento del Tagliamento. “Quell’ultimo ponte: 31 ottobre 1917, Cornino, Hauptmann Emil Redl”.

3 pensieri su “I NOSTRI VALOROSI BOSNIACI

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