Trieste Libera

CINQUE SU DICIANNOVE

CINQUE SU DICIANNOVE

AGGIORNAMENTO: il 10 luglio 2017 il processo è arrivato alla sentenza di primo grado, che ha demolito clamorosamente l’imputazione. La manifestazione di Trieste Libera quindi non era eversiva: LINK

CINQUE SU DICIANNOVE

IL P.M. FREZZA CITATO COME TESTIMONE DALLA DIFESA DI TRIESTE LIBERA

Nell’udienza del 16 novembre 2015, il giudice Marco Casavecchia si è espresso sull’eccezione preliminare di difetto di giurisdizione presentata dai cinque imputati del Movimento Trieste Libera processati per avere organizzato e partecipato alla manifestazione del 10 febbraio 2014 a difesa dell’integrità del Porto Franco Nord di Trieste.

Questa è la seconda udienza. Nella prima svoltasi l’altra settimana gli altri 12 imputati si erano associati all’eccezione di giurisdizione di Trieste Libera. Perché questo è un processo particolare in cui sono coinvolte diverse anime dell’indipendentismo triestino. Quei dodici fanno infatti parte di un gruppo nato dalla scissione di Trieste Libera e vogliono partecipare alle elezioni amministrative italiane del prossimo anno.

Gli imputati in questo anomalo processo sono 19, ma due di questi hanno avuto la posizione stralciata con processo separato. Illogico davvero, come si fa a giudicare separatamente delle persone accusate di aver commesso in associazione gli stessi reati? Ci attendono forse due processi con esiti diversi? Oppure si sta cercando di condizionare il processo principale sfruttando magari la debolezza difensiva dei due imputati per questo “isolati”?

Strategie dell’accusa condotta dal P.M. Federico Frezza, il grande persecutore degli indipendentisti triestini. Un modo di condurre l’inchiesta il suo che ha scandalizzato tutti. Ha inserito nel fascicolo processuale atti prodotti illegittimamente al fine di screditare gli imputati (LINK).

Ha fatto particolare “senso” la lista di 300 triestini che, dichiarandosi cittadini del Territorio Libero di Trieste, hanno contestato il potere d’imposizione fiscale dello Stato italiano presentando il difetto di giurisdizione. Ed anche i dati acquisiti da Frezza accedendo senza alcuna autorizzazione alle mail certificate del Tribunale Civile di Trieste alla ricerca di informazioni utili su cause civili in cui io mi trovavo quale parte che eccepiva la giurisdizione italiana in opposizione al riscossore di Stato Equitalia.

Il legale di Trieste Libera in udienza ha definito questo metodo di procedere da “Stato di polizia”. Ed è così, per chiarire anche che tipo di processi vengono aperti contro i cittadini che si appellano ai loro diritti stabiliti dal Trattato di Pace del 1947 in vigore per Trieste e il suo territorio e vincolanti per la stessa Repubblica italiana confinante.

Il 16 novembre il giudice ha sciolto la riserva sulle eccezioni preliminari rigettando la nostra di giurisdizione e di incostituzionalità e tutte le altre presentate dagli avvocati degli altri indipendentisti. Le nostre erano le eccezioni più sostanziose, quelle degli altri vertevano su interpretazioni di procedibilità nel pieno riconoscimento peraltro dei poteri dell’organo giudicante.

Non è da sorprendersi quindi che il sipario sulle reali velleità difensive degli “indipendentisti” che partecipano alle elezioni illegittime italiane, e che stanno litigando tra di loro sui nomi dei candidati per andare ad occupare le ambite poltrone della politica italica, sia calato molto rapidamente. Dopo il rigetto dell’eccezione di giurisdizione solo cinque degli imputati hanno proceduto alla ricusazione del giudice in udienza. Tutti appartengono al Movimento Trieste Libera, gli altri imputati si sono squagliati come neve al sole.

In questo processo c’è una sola reale difesa del Territorio Libero: quella del Movimento Trieste Libera. Ne abbiamo avuto conferma proprio in questa udienza. Dove la nostra difesa è riuscita a ottenere la citazione di tutti i propri testimoni. Compreso lo stesso “accusatore”, il P.M. Federico Frezza, grande assente fino ad ora nel processo agli indipendentisti da lui voluto.

Frezza dovrà rispondere della sua richiesta alla Polizia di Stato di individuare per le manifestazioni organizzate dal Movimento Trieste Libera reati anche se inesistenti a carico degli organizzatori e dei partecipanti.

Davvero uno Stato di Polizia.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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