IL SENSO DELLA RESPONSABILITÀ
Negli ultimi mesi ho dovuto spesso assistere ad un utilizzo improprio di notizie relative al mio operato a difesa dei diritti dei cittadini del Territorio Libero di Trieste. Sono stato sottoposto a campagne stampa denigratorie per il mio impegno politico, e ad azioni giudiziarie da parte delle autorità dello Repubblica Italiana alle quali ho contestato la simulazione di sovranità sull’attuale Territorio Libero di Trieste.
Trieste è infatti uno Stato indipendente di cui io sono cittadino. Dal 1954 Trieste si trova in regime di amministrazione civile provvisoria ai sensi del Memorandum di Intesa di Londra del 5 ottobre 1954, e come conseguenza del Trattato di Pace del 1947.
Gli attacchi subiti fanno parte della propaganda che i “simulatori di sovranità” hanno avviato per cercare di screditare chi si oppone con la forza del diritto ad una situazione di illegalità assoluta perdurante da sessant’anni e con ripercussioni internazionali non calcolabili.
In discussione non solo il controllo della città di Trieste, ma soprattutto del prezioso Porto Franco internazionale.
La “camorra nazionalista” locale ha fatto perdere negli anni svariate centinaia di miliardi di euro sottratti al Territorio Libero di Trieste ed alla comunità internazionale, e si difende cercando di continuare a mistificare la realtà con l’appoggio di una classe politica locale che in cambio della propria presunta fedeltà a Roma ha avuto carta bianca per i propri affari.
Trieste è diventata così una terra senza legge, o meglio – ironia della sorte – un “territorio libero” dalla giustizia, non essendovi alcuna certezza di diritto.
Perché vi è la legge che vale per i più forti (ad esempio alcune grandi potenze che utilizzano a loro piacimento il Porto Franco di Trieste chiudendo un’occhio sulla simulazione di sovranità italiana) che chiedono ed ottengono il rispetto dei loro diritti secondo quanto prevede il Trattato di Pace, e la legge per i comuni mortali, ovvero la massa di cittadini del Territorio Libero che invece si trovano assoggettati alle leggi, alle tasse, anche alla cittadinanza italiana. Peraltro illegittimamente.
In questa perversa logica di diritto inverso, in cui il fine è l’eversione istituzionalizzata dell’ordinamento, il sistema di governo che assicura il controllo di questa mancata Singapore Europea non può che esserne la diretta conseguenza. Un sistema prettamente mafioso dove i confini tra lecito ed illecito hanno perso ogni significato.
E dove, se chiedi legalità, rischi grosso perché sei considerato un eversore del disordine di Stato costituito.
Ma se la reazione delle autorità italiane locali era ampiamente prevedibile, non altrettanto la capacità di resistenza e di reazione dei triestini. L’ultima battaglia per Trieste la possiamo perdere solo noi cittadini di Trieste: questo deve essere ben chiaro.
I peggiori nemici della causa per il Territorio Libero possiamo essere solo noi, non avendo l’Italia alcuna giustificazione per i crimini commessi dai suoi rappresentanti locali. Se non appunto l’assenza dei cittadini del Territorio Libero nella richiesta del rispetto dei propri diritti.
Tutto qui.
Ecco quindi che quando mi vedo attaccare come esponente del Movimento Trieste Libera dai politici italiani, non posso che accettare tale situazione nell’ambito dell’aspro scontro in corso per l’affermazione di diritti contrastanti. Quando però con la politica italiana si schierano movimenti triestini che si dichiarano “indipendentisti”, allora le cose cambiano: capiamo di essere stati infiltrati con grave rischio per la causa del Territorio Libero.
Negli ultimi cinque mesi mi sono trovato sottoposto a campagne denigratorie sempre più aggressive da parte del movimento “Territorio Libero” sorto dalla scissione con Trieste Libera.
Campagne denigratorie a livello personale condotte da un altro soggetto politico “indipendentista” che peraltro non ha nascosto le proprie intenzioni di candidarsi alle prossime elezioni amministrative italiane nel Territorio Libero, unendosi quindi alla simulazione dell’inesistente sovranità italiana su Trieste e porto. Sarebbe questo un colpo durissimo alle rivendicazioni sostenute invece dai legalitari di Trieste Libera, che rifiutano le elezioni italiane e ne denunciano l’illegittimità.
Schierarsi con l’Italia che mi ritiene “eversore” (sentenza TAR 530/13) per avere denunciato l’illegittimità delle elezioni italiane nel Territorio Libero, l’inesistenza giuridica di tribunali italiani a Trieste (quelli legittimi sono del TLT), le operazioni scandalose sul demanio del Territorio Libero, per aver informato la U.E. del disastro ambientale causato dalle ecomafie italiane a Trieste. È questo il biglietto da visita degli indipendentisti triestini corretti all’italiana.
Che ora non esitano neppure a prendere apertamente posizione con alcuni dei politici del sistema italiano più compromessi nella mala amministrazione del nostro Territorio Libero. L’obiettivo è chiaro: eliminare chi non è disposto a scendere a compromessi con la corruzione dei (mal)amministratori italiani.
Sono i triestini ad avere la responsabilità di dovere decidere del proprio futuro: anacronistico nazionalismo o legalità internazionale?