MINACCE DI STATO, O DI CHE NE ABUSA?
IL T.A.R. RIGETTA IL RICORSO DI TRIESTE LIBERA PER L’ANNULLAMENTO DELLE ELEZIONI REGIONALI CON UNA SENTENZA ABNORME, PERCHÈ VIOLENTEMENTE POLITICA ED ANTIDEMOCRATICA. ORA I NOSTRI RICORSI E LE DENUNCE CONTRO QUESTO ABUSO.
La sentenza n. 530/2013 del T.A.R. del Friuli Venezia Giulia, con cui è stato rigettato il ricorso presentato da 57 cittadini di Trieste iscritti al Movimento Trieste Libera, non può non essere valutata come un preoccupante passo in avanti nella strategia illegale della tensione che una parte delle autorità locali italiane sta innescando sulla questione del Territorio Libero violando la stessa Costituzione italiana.
Ed è una parte che ha radici evidenti, più che a Roma, nei circoli trasversali che a Trieste lucrano sul degrado della legalità e dell’economia.
Di fronte alla più che legittima richiesta dei ricorrenti di vedere ripristinata la regolare amministrazione provvisoria dell’attuale Territorio Libero, sostituita in violazione del Trattato di Pace del 1947 con la simulazione di sovranità dello Stato italiano, il T.A.R. ha prodotto una sentenza antigiuridica che si risolve in una serie di dichiarazioni politiche per accusare addirittura di eversione chi ha presentato il ricorso, e questo ad uso evidente di ambienti politici e del quotidiano locale che sta attaccando Trieste Libera con menzogne ed accuse inaudite.
Secondo il T.A.R. il Territorio Libero di Trieste giuridicamente non è mai esistito e non esiste. Esso sarebbe stato “abrogato” dal Memorandum di Intesa di Londra del 1954 ed i Trattati di Osimo e di Helsinki, entrambi del 1975, lo avrebbero confermato. Teorie ad uso locale, che in sede internazionale non possono reggere.
Si tratta di affermazioni contrarie a verità, ovvero la lettera dei trattati. Il Trattato di Pace non poteva essere modificato che per accordo scritto da parte dei Paesi firmatari, cosa mai avvenuta.
Il Memorandum di Londra conferma il Trattato di Pace, ed è stato firmato da Governi, non da Stati. Quanto al c.d. “Trattato di Osimo” è bilaterale e conferma il Memorandum (art. 7). Infine, il Trattato di Helsinki ha semmai consolidato gli allora confini del TLT, essendo stato firmato dai capi del Governo italiano e del Governo jugoslavo (che in quanto tali agivano sia per conto di Italia e Jugoslavia che per conto del Territorio Libero amministrato).
Non potendo aggirare questi ferrei vincoli dettati dai trattati internazionali ai quali l’Italia deve adempiere, ecco quindi il tentativo di giustificare, con motivazioni inconferenti rispetto alla questione di diritto sollevata dal ricorso, lo status quo. Che così presentato finisce per sembrare come una occupazione di fatto (!) attuata di prepotenza dallo Stato italiano contro Trieste ed il suo Porto Franco internazionale.
Peccato (per il TAR) che le leggi italiane dichiarino tutt’altro!
I giudici del TAR arrivano addirittura all’assurdo di dire che sarebbe “pericoloso per il mantenimento della pace” mettere in discussione lo status quo (un abuso). Invece esso può essere sanato con semplici e pacifici provvedimenti di ripristino della legalità del Governo italiano nel ruolo di amministratore civile provvisorio dell’attuale Territorio Libero.
È davvero inaudita per i giudici di un paese di ordinamento democratico la violenza politica ed offensiva con cui, derogando dal loro ruolo super partes, definiscono il ricorso di “natura intrinsecamente e dichiaratamente eversiva” arrivando ad ipotizzare la punizione del ricorrente per “istigazione a delinquere”, “istigazione a disobbedire alle leggi”, per il reato di “abuso della credulità popolare”, e per completare “attentato all’unità dello Stato”.
Sono tutte ipotesi di reato assurde ed inesistenti, la cui applicazione costituirebbe pura repressione politica dei diritti politici e d’opinione, come nei regimi totalitari. E con tutte le conseguenze anche internazionali di simile abuso.
Il vero comportamento eversivo è infatti utilizzare, come al tempo del fascismo, il ruolo giudicante per operazioni politiche. Incitando pure alla punizione di cittadini che si rivolgono alla giustizia reclamando il rispetto dei propri diritti. È il comportamento dei giudici amministrativi che fanno strame della Costituzione italiana, negando in sentenza gli obblighi internazionali costituzionalmente tutelati. In altre parole, giudici che stravolgono e violano a scopi politici in abuso del loro stesso ufficio.
Gli stravolgimenti del diritto internazionale osati nella sentenza, e che ora non possiamo spiegare nel dettaglio, sono infatti macroscopici e tali da giustificare ricorsi alle sedi di giustizia internazionali nei confronti dello Stato italiano.
[NOTA: nel 2016 la I.P.R. F.T.T. Law Commission ha dedicato a tali stravolgimenti una dettagliata expertise, presentata in conferenza stampa: LINK].
A completamento di una sentenza che rischia di diventare “storica” sia per le violazioni di tono persecutorio fascista dell’ordinamento democratico per quanto riguarda i diritti politici e la libertà di pensiero, sia per le sue implicazioni internazionali, i giudici del T.A.R. hanno pure rifiutato di adempiere all’obbligo di depositarla anche in sloveno come richiesto dai ricorrenti.
Così violando anche i diritti della comunità slovena, consolidati tanto dal Memorandum di Londra quanto da leggi interne dello Stato italiano, e di rango costituzionale sotto ambedue gli aspetti. In sostanza, la decisione del TAR le dichiara inesistenti!
La sentenza contiene inoltre un insistito tentativo ingannevole di implicare nella materia del ricorso anche la Slovenia e la Croazia, che non vi hanno invece nulla a che fare.
Per l’annullamento di questa sentenza abnorme ed antigiuridica, che è più esattamente un’operazione politica antigiuridica e repressiva in forma di sentenza, per giunta amministrativa, il Movimento Trieste Libera ricorrerà ora sia davanti al Consiglio di Stato che in sede internazionale. Contemporaneamente ne sta valutando gli aspetti penali per il carattere appunto politico e gravemente minaccioso di una decisione che sarebbe dovuta comunque avvenire in puro diritto. E per gli aspetti che vorrebbero assegnare ai tribunali della Repubblica italiana ruoli che furono dei famigerati “Tribunali speciali per la difesa dello Stato” del regime fascista.
Lo scopo di questa sentenza abnorme ed impropria è divenuto inoltre evidente quando il quotidiano del potere nazionalista, Il Piccolo, l’ha usata per un attacco violentissimo contro Trieste Libera, tentando (non per la prima volta) di spaventare la gente.
Le tesi di costoro sono infondate, comunque tentino di imporle ed applicarle, ed è anche evidente che le stanno usando per creare tensioni e ribellioni per poterci accusare di chissà cosa ancora.
Occorre quindi tenere i nervi saldi, non lasciarsi intimorire ma anche non rispondere alle provocazioni. Siamo noi dalla parte della ragione, della legalità del buon diritto, che è anche il diritto di noi triestini al lavoro e ad una vita dignitosa e libera. Uniti e consapevoli si vince, ed anche questa fase difficile verrà superata.