Trieste Libera

Trieste: procuratore e quotidiano intensificano la campagna repressiva contro Trieste Libera

Trieste: procuratore e quotidiano intensificano la campagna repressiva contro Trieste Libera

Articolo di Paolo G. Parovel tratto da “La Voce di Trieste”: LINK

Trieste: procuratore e quotidiano intensificano la campagna repressiva contro Trieste Libera

Trieste, 27 luglio 2013. – Nella nostra precedente analisi (“Caso Trieste Libera: perché Il Piccolo tenta di salvare il pm Frezza accusando la polizia?” pubblicato a questo LINK) abbiamo documentato e denunciato la scandalosa campagna di diffamazione e repressione illecita scatenata improvvisamente contro il Movimento Trieste Libera dai partiti italiani (in particolare tramite il Pd), dal quotidiano locale Il Piccolo, diretto da Paolo Possamai, e per ora da due magistrati, essendo stata chiesta da Filippo Gullotta, presidente della sezione penale, ed attuata dal pm Federico Frezza, che fa funzioni di procuratore capo in attesa di un nuovo titolare.

Perché l’azione repressiva è illecita

Al di là dei metodi già denunciati, la natura illecita dell’azione sta nel suo scopo politico finale, che è antigiuridico ed antidemocratico: intimidire, punire e disperdere la massa crescente di triestini che si organizza nel movimento per affermare, pacificamente e su basi giuridiche ineccepibili, che Trieste ed il suo Porto Franco sono dal 1947 Territorio Libero, membro delle Nazioni Unite, affidato dal 1954 con l’apposito Memorandum d’intesa di Londra ad amministrazione civile provvisoria del Governo (e non dello Stato) italiano su mandato fiduciario internazionale.

Il mandato dev’essere esercitato in forza, esecuzione ed agli scopi della Risoluzione n. 16/1947 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e del Trattato di Pace del 1947, art. 21 ed altri, secondo gli Allegati VII (governo provvisorio del Territorio Libero di Trieste) ed VIII (Porto Franco di Trieste).

Ma il Governo italiano ha attuato violazioni crescenti del mandato simulando che il Territorio amministrato sia invece parte dello Stato italiano, soffocando il porto franco di Trieste a favore dei porti italiani, appropriandosi del patrimonio pubblico, imponendo alla popolazione tasse ed obblighi non dovuti e preparando ulteriori spoliazioni.

Si tratta di violazioni del mandato internazionale che come tali violano anche l’ordinamento dello Stato italiano (Costituzione, artt. 10 e 117).

Qualsiasi azione che tenda ad affermare, in qualsiasi modo, la sovranità italiana sul Territorio Libero di Trieste, giuridicamente cessata nel 1947, è quindi illecita sia per il diritto internazionale che per quello interno italiano, ed aggravata se chi la compie è un funzionario dello Stato italiano tenuto, come i magistrati, ad applicarne l’ordinamento.

I cittadini di Trieste che contestano la sovranità italiana fittizia non possono perciò essere penalmente perseguiti dall’autorità giudiziaria dello Stato italiano, sia per carenza di giurisdizione, sia perché agiscono nell’esercizio di un proprio diritto (art. 51 del codice penale italiano).

Non possono essere inoltre accusati di attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato italiano (art. 241 del codice penale italiano) poiché il Territorio Libero non ne fa parte.

L’azione perciò illegittima del magistrato o di altro funzionario dello Stato o del Governo italiani che nell’esercizio delle proprie funzioni affermi o tenda comunque ad imporre l’inesistente sovranità italiana sul Territorio Libero in amministrazione fiduciaria italiana non ha quindi nemmeno natura giuridica, ma di atto politico. Che come tale, ed in quanto contrario alla legge, viola anche le funzioni, i doveri ed i poteri di legge del pubblico ufficiale, configurando tutti i reati conseguenti.

Per risolvere il problema è tuttavia sufficiente che il Governo italiano aderisca pacificamente ai reclami riconoscendosi amministratore provvisorio su mandato fiduciario internazionale e regolarizzi l’amministrazione di conseguenza, sanando le illegittimità pregresse, e lo Stato italiano, quale Paese terzo, desista dalla pretesa illecita di affermare ed esercitare la propria sovranità sul Territorio dato in amministrazione al suo Governo.

Cronologia ed incremento della repressione

Come documentato nell’analisi precedente, l’azione repressiva contro il Movimento Trieste Libera si è sviluppata sinora come campagna stampa organizzata o comunque condotta in sinergia tra quotidiano locale, partiti, esponenti politici e quei magistrati.

È iniziata ponendo in dubbio con diffamazioni la legittimità degli scopi e delle risorse finanziarie del movimento, assumendo poi a pretesto delle proteste (provocate) in un’aula di tribunale nei confronti di un magistrato per chiedere (presid. Gullotta) come nei regimi totalitari la punizione dell’avvocato difensore ed aprire tramite la Procura locale (pm Frezza) propagandandole sul quotidiano, indagini che sono invece di competenza della Procura di Bologna ex art. 11 del codice di procedura penale italiano, pretendendo minacciosamente e senza nemmeno ipotesi di reato l’acquisizione degli elenchi delle migliaia di iscritti e simpatizzanti del movimento, e simulandola avvenuta.

Ed oggi (26 luglio) il quotidiano ed il pm Frezza hanno aggravato l’azione intimidatoria rivelando che sono state aperte indagini, sempre senza ipotesi di reato, sugli oltre 2000 cittadini che hanno presentato mesi fa al Tribunale e ad altre autorità una dichiarazione di autotutela giuridica e fiscale fondata sull’eccezione della giurisdizione italiana, che il Ministero della giustizia italiano ha appena confermato legittima e da esperire nei singoli procedimenti giudiziari.

Il testo ed il titolo dell’articolo «Tlt, Frezza ha già gli elenchi e dà la “caccia” agli statali» lasciano invece intendere che i dipendenti statali ed i pensionati potrebbero venire puniti togliendo loro il lavoro e la pensione. Ogni commento giuridico è morale appare superfluo. Nel frattempo il resto del gruppo agente ne approfitta, per tentare significativamente di forzare, sempre attraverso Il Piccolo, le speculazioni edilizie ed immobiliari illecite sul Porto Franco, e le altre operazioni connesse, che l’attività di Trieste Libera sta impedendo.

Gli sviluppi prevedibili, e non tollerabili

A questo punto la posizione in pericolo immediato sembra essere quella del movimento illegittimamente aggredito con questi mezzi, ma quella a rischio maggiore è invece quella del pm e dei suoi sostenitori istituzionali, attivi e passivi, che si sono spinti già troppo oltre. E per coprirsi avrebbero bisogno di dimostrare di aver agito legittimamente contro un movimento eversivo pericoloso, fornendo ipotesi di reato e prove adeguatamente solide e gravi.

Per parlare chiaro, corre voce che si stiano preparando a farlo nei prossimi giorni. Ma non si comprende bene quali ed in che modo, dato che le ipotesi di reato immaginabili (inclusa quella associativa di attentato all’unità dello Stato) non sono proponibili per i motivi già detti sopra, e le prove dovrebbero venire provocate, costruite o simulate, dato che si tratta di un movimento assolutamente pacifico e legalitario.

Per questo motivo sugli sviluppi imminenti prevedibili le opinioni degli osservatori, a Trieste ed altrove, si dividono: c’è chi dice che in Italia è ormai accaduto e continua ad esser possibile ogni abuso, e chi ritiene che in questo caso non sia invece possibile, e che l’operazione repressiva verrà rapidamente fermata e neutralizzata anche per intervento tempestivo di autorità superiori a quelle locali attivamente o passivamente coinvolte.

Non resta quindi, dopo dati gli avvertimenti opportuni qui ed altrove, che continuare ad osservare con attenzione ogni passo di cui si renderanno ancora responsabili.

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