Trieste Libera

UNA STORIA CHE SI RIPETE: METTERE IL BAVAGLIO ALLA LEGALITÀ

TRIESTE, UNA STORIA CHE SI RIPETE: METTERE IL BAVAGLIO ALLA LEGALITÀ.

Articolo del 27 settembre 2011, autore Roberto Giurastante.

TRIESTE, UNA STORIA CHE SI RIPETE: METTERE IL BAVAGLIO ALLA LEGALITÀ.

SFRATTATI E CITATI IN TRIBUNALE GLI AMBIENTALISTI DI GREENACTION CHE SI OPPONGONO AI RIGASSIFICATORI NEL GOLFO DI TRIESTE

Trieste, 27 settembre 2011. – L’associazione Greenaction Transnational è stata “sfrattata” per morosità con citazione presso il Tribunale di Trieste per il giorno 24 ottobre 2011.

Potrebbe sembrare una notizia irrilevante di fronte alla grave crisi economica che sta colpendo duramente in Italia le categorie socialmente più deboli. Ma quando a venire attaccati sono gruppi portatori di interessi diffusi è forse meglio fermarsi un attimo per riflettere.

Se infatti coloro che difendono i diritti della collettività vengono eliminati d’ufficio, con l’utilizzo fin troppo spregiudicato dell’autorità giudiziaria, non possiamo che immaginare un futuro ancora più cupo per le classi sociali più deboli, quelle che si trovano o si verranno a breve a trovare senza difesa e senza diritti, nel crollo di un sistema che si chiude a riccio per tutelare gli interessi dei poteri forti e delle caste collegate.

In Italia, più che in altri Paesi europei, si stanno affilando gli utensili di una macelleria sociale che a breve potrebbe produrre milioni di disperati, di senza tetto, di persone abbandonate al loro destino di morte.

Ecco perché quando si cerca di spegnere una luce che rappresenta un punto di riferimento per la società civile, non si può far finta di nulla. Parliamone quindi senza timori, che almeno questo per ora è ancora possibile.

Greenaction Transnational non è solo un nuovo movimento ambientalista (l’associazione è nata alla fine del 2007 a Trieste come gruppo ONG transnazionale) che si distingue per le azioni particolarmente efficaci a difesa del territorio. Greenaction Transnational ha nel suo DNA la difesa dei diritti civili. È questo uno dei pilastri dell’associazione.

Quindi non solo battaglie per la tutela dell’ambiente, ma anche azioni a difesa dei diritti dei cittadini.

Legalità, sviluppo sostenibile, eguaglianza sociale: questi i binari su cui si muovono le azioni dell’associazione. Greenaction per le sue attività non gode di alcun appoggio da parte di amministrazioni pubbliche e può sostenersi solo grazie ai contributi dei soci e dei simpatizzanti.

Le radici di Greenaction ci portano ad un’altra combattiva associazione ambientalista estinta: gli “Amici della Terra Trieste”. E’ proprio da quella associazione che arrivano i fondatori di Greenaction.

Gli Amici della Terra Trieste erano stati infatti “tolti di mezzo” perché con le loro inchieste avevano cominciato a fare emergere la verità sul pesante inquinamento di Trieste e del Golfo. Inchieste scomode che avevano portato gli interventi dell’Unione Europea in queste terre di confine.

Il “sistema” non aveva gradito e così il gruppo di ambientalisti che aveva osato sfidare il potere venne eliminato con un’azione coordinata.

Trascinati in Tribunale i dirigenti e i principali attivisti, con accuse che andavano dai soliti reati di opinione, a quelli contro la pubblica amministrazione (ad esempio per avere chiesto l’accesso a documenti pubblici…), sciolto d’ufficio il gruppo (con pretesti contabili) dall’associazione nazionale (Amici della Terra Italia). E alla fine il sigillo – la pietra tombale che il “sistema” aveva richiesto – sulla cancellazione del troppo combattivo gruppo di ambientalisti triestini venne messo dal Tribunale di Trieste (collegio presieduto dal presidente del tribunale Arrigo De Pauli) che tolse loro anche la possibilità di utilizzare il nome dell’associazione.

Ma appunto quella storia di legalità non è finita. I reduci degli “Amici della Terra Trieste” sono ripartiti con Greenaction Transnational. Stesse battaglie con maggior intensità. Inserimento in una rete internazionale (Alpe Adria Green) non “controllabile”.

Ed ecco quindi che il sistema di corruzione che controlla Trieste e provincia (zona di confine a tutela speciale visto che non si tratta di territorio italiano) ha intensificato l’azione contro i “ribelli”, quelli che continuavano a battersi per la legalità e contro l’antistato dei poteri deviati.

Intimidazioni continuate, denigrazioni pubbliche, minacce di morte anche di stampo mafioso, controllo costante da parte dei servizi che avevano pure ricevuto (nel 2009) l’ordine di “sistemare” (letteralmente nella comunicazione fatta pervenire da fonti informate all’associazione “fottere”…) Roberto Giurastante (lo scrivente), responsabile dell’associazione e cofondatore della rete di AAG, che veniva ritenuto elemento pericoloso e destabilizzante per gli affari italiani ai confini orientali.

Per un gruppo sempre sotto attacco non è facile trovare una sede. Tutti vogliono stare alla larga. La gente, anche quelli che sostengono l’associazione, ha paura.

Alla fine la sistemazione venne trovata in un’ex studio di un avvocato che, presentandosi come ambientalista e già legale del WWF Trieste, sembrava dare qualche affidabilità. Purtroppo poi il suo nome venne trovato nell’elenco degli “pseudo-massoni” triestini assieme a quelli di altri insospettabili anche di area ambientalista…

Questo è il rischio quando si vive in una città ad alto tasso di massoneria deviata: la presenza dei massoni deviati in ogni settore della società civile è assicurata; e le istituzioni per prime sono messe in sicurezza da questo potere occulto.

Torniamo allo sfratto.

Ora, quello che ci lascia perplessi sono i tempi e i modi scelti. Avevamo già dato regolare disdetta dal contratto d’affitto per le gravi irregolarità commesse dal proprietario.

Ci siamo trovati citati con richiesta di sfratto dal proprietario ex avvocato del WWF (che, abbiamo pure scoperto essere anche uno dei grandi immobiliaristi triestini) per una morosità presunta di 900€. E guarda caso l’ex avvocato WWF si fa rappresentare da ben due colleghi.

Due avvocati per una causa inutile (visto che la nostra associazione aveva già comunicato che avrebbe lasciato l’immobile) da poche centinaia di euro…

Ci siamo ricordati allora quella causa civile per togliere di mezzo gli Amici della Terra Trieste; anche in quell’occasione gli avversari (l’associazione nazionale Amici della Terra Italia) si presentò in pompa magna: due studi legali, quattro avvocati di cui due per le udienze.

Il valore della causa era anche in quel caso limitato (800-900 €) e non sembrava giustificare un simile dispiegamento di forze. I motivi li capimmo poi.

Perdemmo quella causa da cui però ne derivarono altre. Ingiunzioni, opposizioni, causa di merito. Perdemmo sempre.

Ci denigrarono sul quotidiano locale con false notizie sul procedimento (in breve ci descrissero come dei malfattori giustamente puniti dal tribunale) e quando chiedemmo la rettifica in base alla legge sulla stampa la rigettarono (il giudice del rigetto – Arturo Picciotto – aveva fatto parte del collegio che ci aveva precedentemente condannati a favore dell’associazione nazionale togliendoci l’uso del nome, e quindi stava giudicando se stesso) condannandoci a pagare le spese a favore del giornale che ci aveva diffamato.

Alla fine questo tour de force giudiziario ci è costato circa 35.000 €… dai 900 € iniziali…

Insomma, avevano deciso di toglierci di mezzo e di darci una dura lezione.

Ecco perché i nostri avversari si esibivano al massimo delle loro possibilità con più avvocati: sapevano già di vincere. E potevano presentare qualsiasi parcella che i giudici gliela approvavano, e così noi pagavamo il doppio o il triplo. La nostra punizione pubblica era necessaria per “tranquillizzare” l’ambiente del malaffare locale: tutto era tornato a posto.

Ironia della sorte (?), lo stesso avvocato che ci sta ora sfrattando in base alla legge del più forte, fa parte di un’associazione di ricchi proprietari d’auto d’epoca (per le quali nel Belpaese, mentre la gente muore di fame, non si pagano tasse) che ottiene sostegni e appoggi dalle amministrazioni pubbliche, Comune di Trieste in testa…

E proprio Greenaction aveva denunciato lo scandalo dei contributi comunali alle associazioni di comodo, quelle che godevano delle protezioni politiche. Marciume e corrutela senza fine nell’ordinario degrado di una provincia straniera in un Paese in disfacimento.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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