IL CONFINE CONTESTATO. Articolo del 15 marzo 2016.
Sabato 12 marzo sono iniziati i primi presìdi organizzati dal movimento Trieste Libera al confine di Stato tra Territorio Libero di Trieste e Italia. Un’iniziativa annunciata da tempo e che fa seguito alla richiesta che il movimento ha presentato il 10 febbraio [2016] al Governo italiano amministratore civile provvisorio del Territorio Libero di Trieste per il ripristino della corretta segnaletica stradale ai confini di Stato.
Chi arriva nel Territorio Libero di Trieste dall’Italia e dalla Slovenia deve sapere, anche in assenza di posti di blocco, di stare entrando in un altro Stato. Perché questa è la realtà dello stato di diritto confermata recentemente dallo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con il documento S/2015/809.
Una realtà che i rappresentanti locali del Governo italiano negano, simulando illegittimamente sul Territorio Libero di Trieste la sovranità italiana. Negando quindi l’esistenza del confine di Stato. A partire proprio da quello settentrionale che separa il Territorio Libero dalla Repubblica italiana.
Ed è proprio da qui che cominciano i presìdi informativi di Trieste Libera. Dalla linea di confine invisibile che dal Carso declivia fino al mare tagliando in due la cartiera Burgo. Si tratta di circa tre chilometri densamente sfruttati, perché in questo corridoio ristretto passano tutte le arterie (autostrada, ferrovia, strade secondarie) della viabilità verso Trieste.
Ma sono anche tre chilometri carichi di storia. Perché il confine passa per quella che era la linea terminale del fronte meridionale dell’Isonzo durante la prima guerra mondiale. Alle nostre spalle, a circa un chilometro e mezzo, la “fortezza Hermada” il principale bastione difensivo austroungarico che sbarrava l’accesso a Trieste.
Qui nel 1917, offensiva dopo offensiva, svanirono nel sangue i tentativi dell’esercito italiano di aprirsi la strada verso Trieste. Un massacro inutile di cui troviamo molte testimonianze lungo questa linea di confine costellata di cippi commemorativi che ricordano quei tragici eventi bellici.
Questo confine traccia quindi non solo una divisione politica, ma anche storica. Ed è pure una barriera mentale, perché per l’Italia ammetterne l’esistenza significa riconoscere l’impossibile, ovvero di essere il Paese sconfitto e di avere perso per questo la città simbolo dell’unità nazionale. Ecco perché l’Italia non vuole che qualcuno faccia vedere quel confine, e cerca di scoraggiare chiunque ne richieda il rispetto. Lo abbiamo visto proprio questo sabato.
Il movimento Trieste Libera ha predisposto due punti informativi ai valichi di confine smantellati dall’Italia (San Giovanni di Duino, strada del Vallone). Vengono esposti cartelli segnaletici stradali indicanti il confine di Stato, ovviamente mobili e senza andare a coprire la segnaletica esistente, da usare solo durante la manifestazione per sensibilizzare sull’esistenza di questo confine.
Ma la reazione della polizia italiana intervenuta è chiara: togliere qualsiasi cartello che indichi l’esistenza dello sgradito confine di Stato. Naturalmente ci opponiamo dichiarandoci cittadini del Territorio Libero di Trieste impegnati in una manifestazione politica per il ripristino dello stato di diritto del nostro Stato. Ma la Polizia è irremovibile: ordini dall’alto. I nostri cartelli danno fastidio, sono inaccettabili per chi dello stato di diritto non sa che farsene.
Noi rimaniamo fermi sulle nostre posizioni. Siamo dalla parte della legalità e togliere quei cartelli significa disconoscere i motivi della manifestazione: inaccettabile. E allora via con le sanzioni. All’organizzatore del presidio, ovvero a me, viene comminata la multa per infrazione del codice della strada. Faccio mettere a verbale la mia opposizione come cittadino di diritto del Territorio Libero di Trieste.
Le forze dell’ordine non si fermano e procedono alla rimozione forzata dei nostri cartelli. La tensione sale, la gente urla la propria rabbia contro l’intervento arbitrario. Ma non si cede. Si rimane al presidio compatti: non riusciranno a farci smobilitare. Nuovi cartelli del Territorio Libero di Trieste vengono intanto sistemati al posto di quelli sequestrati dalla polizia.
Termina così la prima giornata. Domenica si ricomincia. Ora siamo tutti concentrati al valico principale di San Giovanni di Duino. Rimettiamo i cartelli del Territorio Libero di Trieste. Le forze dell’ordine questa volta assistono impassibili. Avanti ad oltranza verso la nostra libertà.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante
Video: il tentativo di intimidazione delle forze dell’ordine italiane sul confine del Territorio Libero.