UN’UDIENZA PARTICOLARE
AGGIORNAMENTO: il 10 luglio 2017 il processo è arrivato alla sentenza di primo grado, che ha demolito clamorosamente l’imputazione. La manifestazione di Trieste Libera quindi non era eversiva: LINK.
Lunedì 9 novembre 2015, tribunale di Trieste. Inizia il processo nei confronti di 19 cittadini del Territorio Libero per la loro partecipazione ad una manifestazione a difesa del Porto Franco Nord, settore strategico del Porto Franco internazionale di Trieste.
Trieste Libera aveva svolto il presidio il 10 febbraio [2014] per protesta contro il tentativo da parte delle autorità italiane di sopprimere il Porto Franco Nord di Trieste destinandolo da una speculazione edilizia illegale in odor di mafia. Tentativo che nel frattempo non si è certo fermato.
Per approfondire consigliamo l’analisi de La Voce di Trieste “Lo scandalo della legge-truffa italiana che viola il Porto Franco internazionale di Trieste e i diritti di tutti gli altri Stati”: LINK.
Case, marina turistici, centri commerciali, hotel, al posto di un settore strategico del solo Porto Franco internazionale al mondo, che esiste soltanto come ente di Stato del Territorio Libero: un colpo mortale alla città e per tutto l’attuale TLT, in regime di amministrazione speciale al latitante Governo italiano.
Questa volta il processo ha un sapore particolare. Dei 19 imputati solo 5 fanno ancora parte del Movimento Trieste Libera, gli altri si sono staccati per partecipare alle elezioni amministrative del 2016. Elezioni italiane nel Territorio Libero di Trieste.
Cittadini del Territorio Libero di Trieste, che dopo avere abbandonato la battaglia legale per il pieno ripristino dei diritti di Trieste indipendente, si mettono al servizio della simulazione di sovranità italiana, come collaborazionisti che si votano ad uno Stato occupante. È davvero amaro il sapore del tradimento.
In udienza tutto si svolge come da copione. Io faccio parte del gruppo degli “irriducibili” i cinque che non riconoscono la sovranità della Repubblica italiana sul Territorio Libero di Trieste. Siamo difesi da uno dei legali di fiducia di Trieste Libera. Si inizia con una decina di minuti di ritardo in un’aula gremitissima. Stavolta la presenza delle forze dell’ordine è più discreta. Si parte con le questioni preliminari con l’intervento del nostro avvocato che presenta le eccezioni di giurisdizione e di incostituzionalità.
Presentando l’eccezione di incostituzionalità confermiamo integralmente la formulata eccezione di giurisdizione motivata con l’inesistenza della sovranità italiana sul Territorio Libero di Trieste e apriamo il fronte sulla non-terzietà del giudice italiano nel processo, e sul conflitto della presenza a Trieste di questi giudici italiani che agiscono in violazione della stessa Costituzione della Repubblica italiana non avendo alcun mandato legalmente valido ad operare in uno Stato al di fuori della loro giurisdizione.
Gli altri imputati, quasi tutti presenti, non contestano nemmeno la giurisdizione del giudice. Lo potrebbero fare anche da soli e senza ausilio dei loro avvocati (come avevo fatto io nel 2011). Ma rimangono in silenzio. Aspettano lo sviluppo degli eventi. Neanche i loro avvocati hanno peraltro preparato alcuna eccezione di giurisdizione. Per loro è tutto in “regola”. Per loro Italia, e non Trieste, libera.
Alla fine i difensori dei 12 “ex” di Trieste Libera si devono associare alla nostra eccezione di giurisdizione. Per non perdere la faccia davanti all’opinione pubblica. Ma si capisce che è una forzatura.
Se non ci fossimo noi il processo andrebbe avanti come se si svolgesse in Italia, con tutto quello che ne consegue. E sarebbe già finito con il pieno riconoscimento di un sovranità che invece è cessata nel 1947 e non può essere ripristinata, magari barattando i diritti del Territorio Libero con qualche posto nel consiglio comunale.
Ma non sarà così. Neanche questa volta. Noi cinque resistiamo per tutti i cittadini del Territorio Libero di Trieste. Anche quelli che tradiscono. E il giudice si riserva sulle eccezioni rinviando l’udienza di una settimana. Al 16 novembre dunque per una nuova udienza, per nulla scontata.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante