La posizione di Trieste Libera sul referendum costituzionale italiano del 4 dicembre 2016
Nel Free Territory of Trieste il voto per il referendum costituzionale italiano del 4 dicembre 2016 pone questioni giuridiche complesse e completamente diverse da quelle poste dalle elezioni, o da referendum precedenti.
E si tratta di tre problemi principali che il Governo italiano amministratore sembra avere sottovalutato, mentre Trieste Libera è pronta a sollevarli dopo il voto.
Il primo problema è che il referendum vorrebbe modificare profondamente l’ordinamento costituzionale della Repubblica Italiana, cioè le garanzie democratiche in base alle quali i Governi degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno subdelegato dal 1954 al Governo italiano l’amministrazione civile provvisoria dell’attuale Free Territory of Trieste, con il consenso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
È infatti necessario che le garanzie costituzionali offerte dal Governo amministratore siano compatibili con l’ordinamento dello Stato provvisoriamente amministrato. Se al referendum vincesse il SI, i due regimi costituzionali non sarebbero più compatibili, ed il mandato di amministrazione del Free Territory affidato al Governo italiano dovrebbe essere rinegoziato.
Il secondo problema è che i princìpi generali dell’ordinamento italiano, inclusi quelli costituzionali, sono stati estesi all’ordinamento dell’attuale FTT con il decreto n. 100/1955 del Commissario Generale del Governo italiano per il Territorio di Trieste, perché con esso compatibili.
Ma le modifiche che verrebbero apportate alla Costituzione italiana con una vittoria del SI non potrebbero venire estese al Free Territory of Trieste perché non sono compatibili con il suo ordinamento democratico.
Il terzo problema è causato da una grave leggerezza del Governo italiano amministratore e del suo inadeguato Commissario a Trieste, che si sono “dimenticati” di estendere con un apposito decreto al Free Territory of Trieste la legge che indice il referendum costituzionale.
Questo significa che i voti dei cittadini del Free Territory of Trieste potranno essere invalidati, e se risultassero numericamente determinanti potranno anche venire impugnati da chiunque come causa di nullità dell’intera consultazione referendaria.
Detto ancor più chiaro: per la validità di questo referendum non è necessario raggiungere una percentuale di votanti, ma la parte sconfitta potrà difendersi chiedendo l’annullamento dei voti dei cittadini del Free Territory, o dell’intero referendum.
In caso di vittoria del NO, dunque, nulla cambia, e la battaglia legale per la piena attuazione dei diritti del Free Territory of Trieste, dei suoi cittadini, dei suoi residenti e delle sue imprese prosegue indisturbata.
In caso di vittoria del SI, si creerebbe invece, per i motivi che abbiamo esposto, un contenzioso internazionale di natura costituzionale tra Governo amministratore e Stato amministrato, che potrà essere utilizzato per accelerare l’azione per i nostri diritti.
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In ambedue i casi il voto dei cittadini del Free Territory of Trieste in questo referendum italiano è e rimane un voto sotto riserva giuridica automatica di validità, senza che sia necessario ricorrere, come invece per le elezioni, alle astensioni attive o passive dal voto.
I cittadini del Free Territory of Trieste rimangono perciò liberi di votare o meno per questo referendum senza che l’espressione del loro voto danneggi comunque i loro diritti né il Free Territory od il suo Porto Franco internazionale.
Questi sono anche i motivi per cui stavolta Trieste Libera non ha predisposto moduli di astensione dal voto al referendum. E per gli stessi motivi sono inutili ed insensati i moduli messi in circolazione da qualche gruppuscolo di imitatori maldestri.
Ufficio Stampa del Movimento Trieste Libera
Video con la sintesi della conferenza stampa su Youtube: LINK
Comunicato stampa in PDF: LINK
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