Trieste Libera

PROCESSO A PORTE CHIUSE

PROCESSO A PORTE CHIUSE

PROCESSO A PORTE CHIUSE. Roberto Giurastante con una mano sul cuore durante l'esecuzione dell'inno del Territorio Libero di Trieste (2013).

Qualche giorno fa nel tribunale di Trieste si è svolto un nuovo processo a mio carico.

Siamo appena usciti dal processo per la manifestazione del 10 febbraio 2014, durante la quale Trieste Libera aveva protestato contro la sdemanializzazione del Porto Franco Nord. Il 10 luglio [2017] io e gli altri imputati siamo stati prosciolti dall’accusa di eversione, che era sostenuta dalla Procura della Repubblica di Trieste (P.M. Federico Frezza). Ne ho scritto in questo precedente post: LINK.

In quel processo eravamo in 17. E tra questi anche quelli che avevano abbandonato il Movimento Trieste Libera per creare nuovi soggetti politici e presentarsi alle elezioni italiane. La sete di potere senza limiti determina anche questo.

Alla fine anche quelli che noi consideriamo “traditori” della nostra causa nel processo per la manifestazione del 10 febbraio 2014 sono stati assolti grazie alla nostra difesa. Perché loro con i loro avvocati nelle 12 udienze di quel processo hanno fatto solo una difesa passiva, senza disconoscere il giudice che li stava processando eludendo le nostre domande sulla giurisdizione, e in definitiva accodandosi alla nostra energica difesa.

Perché nelle 12 udienze del procedimento 840/14, vi è stata una sola difesa a sostegno dei diritti del Territorio Libero di Trieste, del suo Porto Franco internazionale e dei suoi cittadini: quelli Trieste Libera.

Terminato un processo se ne apre un altro.

Quello avviato il 25 luglio a mio carico è dovuto alla denuncia di uno dei fuoriusciti da Trieste Libera.

Una denuncia pretestuosa, ma immediatamente sostenuta dalla solita Procura della Repubblica di Trieste, impegnata nel tentativo di ridurre al silenzio chi combatte sul serio a difesa del Territorio Libero di Trieste contro le mafie italiane.

È stata una delle udienze per me più dolorose.

Le stesse persone che io avevo difeso e fatto assolvere ora testimoniavano contro di me senza nessun imbarazzo. Volevano ottenere la mia condanna in associazione con l’autorità giudiziaria di quello che loro stessi, nei loro proclami politici, definiscono “lo Stato occupante”. Hanno chiesto ed ottenuto il processo a porte chiuse perché non volevano che la gente assistesse alle loro deposizioni contro di me.

Il 25 luglio [2017] in questo processo a porte chiuse ho riaffermato i miei diritti di cittadino del Territorio Libero di Trieste. Come ho sempre fatto dal 14 dicembre del 2011 quando ho sollevato la prima eccezione di giurisdizione nel Tribunale di Trieste, davanti al giudice che mi stava processando su denuncia di ex compagni di lotta ora avversari.

Ecco la mia dichiarazione di cittadinanza davanti al giudice italiano: LINK

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità”di Roberto Giurastante

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