I COLLABORAZIONISTI
Le sigle Liberazione Triestina, Triest NGO, Trieste Libera Impresa e Territorio Libero al cubo o TL3, piccoli gruppi imitatori di Trieste Libera.
Giovedì 11 giugno 2015.
È il giorno dell’udienza davanti al giudice di pace in cui sono imputato per diffamazione su denuncia dell’avvocato Nicola Sponza, segretario del movimento Territorio Libero (anche definito al cubo avendo come logo la sezione di un cubo) e direttore esecutivo della Triest NGO.
Sono i nostri ex compagni, quelli passati dalla parte dell’Italia nel 2014 che ora cercano di eliminarci con l’aiuto indispensabile dell’autorità giudiziaria.
L’anno scorso avevano cercato di prendere il controllo di Trieste Libera per portare il Movimento alle prossime elezioni amministrative del 2016. Non ci sono riusciti ma con gli appoggi loro assicurati in cambio del tradimento hanno rapidamente costituito il nuovo gruppo ed ora puntano con decisione a quelle elezioni comunali che servono ai nazionalisti italiani locali per convincere tutto il mondo che i triestini hanno rinunciato ai propri diritti.
Ecco a cosa servono i falsi indipendentisti di Territorio Libero che non a caso hanno preso il nome dello Stato che devono eliminare sotto stretto controllo delle autorità italiane. Alla farsa partecipa quella falsa organizzazione non governativa chiamata Triest NGO occupata al momento della scissione dalla banda dei collaborazionisti italiani.
Una NGO inesistente utilizzata con gli appoggi di altre organizzazioni internazionali sotto controllo italiano (UNPO) per portare a livello internazionale la questione del TLT come la vuole l’Italia: annessione dei territori ora sloveni e croati (ex Zona B) e via libera alla politica revanscista della nuova Repubblica italiana. Quella che soffoca illegalmente Trieste ed il suo porto Franco Internazionale.
Questa azione internazionale sotto controllo italiano è quindi funzionale a sollevare pretestuosamente la questione dell’ex Zona B del Territorio Libero di Trieste facendo credere di avere pure l’appoggio della Russia. Per ottenere così l’intervento di contrasto degli USA e bloccare ogni possibile riconoscimento dell’attuale amministrazione provvisoria dell’ex Zona A.
La loro partecipazione alle elezioni italiane è quindi indispensabile proprio per mettere una pietra tombale sul diritto all’esistenza del Territorio Libero di Trieste. Chi voterà per questi falsi indipendentisti voterà per la Repubblica italiana, e rinnegherà per sempre i propri diritti di cittadino di uno Stato indipendente.
Ed ecco perché la fiera resistenza di Trieste Libera è così pericolosa. Le autorità italiane vorrebbero toglierci di mezzo, ma non possono farlo con la forza. E allora si utilizzano i traditori, quelli che sono passati dall’altra parte, per cercare di creare confusione nell’opinione pubblica e di contrastare l’azione legalitaria dell’unico movimento per il riconoscimento del Territorio Libero di Trieste con aggressioni guidate, possibilmente dall’interno.
Tutto questo mi è ben chiaro in questa particolare mattina in cui mi trovo, non per la prima volta, sotto accusa per le denunce presentate da queste persone all’autorità giudiziaria italiana. Ma questa è peraltro la prima volta che mi trovo a giudizio con decreto diretto davanti ad un giudice illegittimo per una delle loro querele.
Il rinvio a giudizio è stato deciso dal Pubblico Ministero Federico Frezza, lo stesso che ha sempre chiesto l’archiviazione di ogni nostra denuncia relativa a quella aggressione violenta con la quale i falsi indipendentisti avevano tentato di farci sparire per sempre. Avevano occupato i nostri canali di comunicazione (facebook, sito internet, posta elettronica), avevano cercato di prendere possesso con violenza della nostra sede, e poi avviato una campagna denigratoria pubblica anche con l’ausilio della stampa locale, ovviamente a loro favorevole.
Per Frezza tutto questo era “legittima espressione di opinioni in un aspro dibattito politico”. Erano arrivati alle pubbliche minacce di morte. Ma la Procura da una parte evitava di procedere nei loro confronti, mentre dall’altra le notizie relative ai nostri procedimenti uscivano senza problemi dalle stanze del Palazzo di Giustizia per arrivare ai fidati pseudo indipendentisti di Via Roma, che le rendevano pubbliche schernendosi di noi dall’alto dei loro vantati appoggi giudiziari.
Quando noi abbiamo denunciato i reati che venivano commessi nei nostri confronti abbiamo sollevato l’eccezione di giurisdizione chiedendo l’istituzione del legittimo tribunale del Territorio Libero, visto che Trieste non può essere una terra senza diritto.
Lo abbiamo fatto sempre, sia quando eravamo parte offesa, sia quando eravamo imputati. Gli “pseudo indipendentisti” di Via Roma [in seguito via Crispi] invece hanno riconosciuto pienamente la sovranità italiana su Trieste e sul suo Porto Franco, e quindi sono benvoluti dai giudici che vedono in loro lo strumento per disinnescare la causa legalitaria del Territorio Libero di Trieste.
L’udienza davanti al Giudice di Pace serve quindi come ulteriore banco di prova per capire chi fa sul serio. Qualche giorno prima ero stato contattato dall’avvocato di Sponza (Gigliola Bridda) la quale aveva proposto una conciliazione tra le parti. Avevo risposto che per potere tentare una conciliazione anche loro avrebbero dovuto associarsi alla mia eccezione di giurisdizione. Sponza aveva rigettato immediatamente la mia richiesta rendendo così evidente cosa avrebbe fatto in udienza.
Eccoci ora davanti al Giudice Carla Milocco. Si tratta di un avvocato di Udine, iscritta al Movimento 5 Stelle e in lizza nelle passate elezioni comunali per la candidatura a sindaco del capoluogo friulano. Quindi un avvocato iscritto ad un partito politico italiano dovrà giudicarmi per una denuncia presentata nei miei confronti da un altro avvocato politico: questo è il sistema di giustizia di casta che noi contestiamo nel Territorio Libero di Trieste.
Sono presente all’udienza solo rendere la dichiarazione di illegittimità del decreto di rinvio a giudizio per carenza di giurisdizione dell’autorità giudiziaria procedente, e per comunicare di avere già richiesto al Commissario Generale di Governo di intervenire per dichiarare l’inesistenza giuridica del Giudice di Pace nel Territorio Libero di Trieste non essendo mai stata estesa ed adattata la legge istitutiva dei magistrati onorari (Legge italiana 21 novembre 1991 n. 374 e sue successive modificazioni). La pronuncia di sentenze da parte di magistrati onorari viola perciò, sotto tutti i profili giuridici, sia l’ordinamento del Free Territory of Trieste affidato in amministrazione alla responsabilità del Governo italiano, sia l’ordinamento della Repubblica italiana.
Dopo la mia dichiarazione la giudice è irritata. Definisce irrituale il deposito delle mie eccezioni in quanto fatte personalmente e non sottoscritte dal difensore. Domanda al mio avvocato se lui le condivide. Ottiene in risposta, oltre alla ovvia conferma, una lezione sui diritti dell’imputato a norma di codice penale italiano. La giudice, dopo avermi chiesto se il Commissario Generale di Governo ha risposto, e ricevendone conferma negativa, dichiara aperto il processo. Abbandono di conseguenza l’aula dell’udienza non potendo partecipare ad un processo illegittimo.
Il mio legale solleva subito il difetto di giurisdizione e ripropone le eccezioni da me già dichiarate preliminarmente all’apertura del processo. Dopo mezz’ora di discussione la giudice chiede alle parti di esprimersi sull’eccezione: dichiararsi a favore significa non riconoscere la sovranità dell’Italia sul Territorio Libero. Il Pubblico Ministero senza alcuna motivazione chiede che l’eccezione venga rigettata.
Ed ora tocca alla parte civile, ovvero all’avvocato Nicola Sponza segretario del Movimento Territorio Libero (dichiarato indipendentista) presente in udienza e rappresentato dal legale di fiducia Gigliola Bridda. Come potrebbe mai riconoscere la sovranità della Repubblica italiana su Trieste e sul suo porto? E invece lo fa senza alcun problema. Chiede al giudice di rigettare il difetto di giurisdizione e “procedersi oltre”, ovvero dichiarare infondata l’eccezione di giurisdizione riservandosi inoltre di presentare giurisprudenza dello stesso tribunale di Trieste in materia per dimostrarlo.
Alla giudice una simile dichiarazione non sembra vera. Possibile che l’avvocato indipendentista dichiari legittima la giustizia italiana nel Territorio Libero e sostenere così la simulazione di sovranità della Repubblica italiana? Perché non sfruttare l’occasione?
La giudice chiede quindi a Sponza se può procurarle subito quei provvedimenti giurisprudenziali (sentenze, ordinanze) che dimostrano l’infondatezza della sollevata eccezione di giurisdizione presentata dall’indipendentista vero. Sponza si mette a disposizione della giudice che sospende il processo per mezz’ora onde consentire al segretario del Movimento Territorio Libero, nonché consigliere della Triest NGO, di procurarsi le preziose prove che le serviranno per respingere il difetto di giurisdizione.
Dopo circa 45 minuti il “collaborativo” avvocato Sponza e la sua legale di fiducia tornano con i preziosi documenti ma li consegnano direttamente alla giudice, loro collega, che è in camera di consiglio. Né P.M., né difesa dell’imputato potranno vedere il documento: sembra una riunione dell’ordine degli avvocati più che un’udienza giudiziaria.
Tutto è già deciso, la giudice-avvocato del M5S viene così confortata sulla bontà della sua decisione dai suoi due colleghi, che per meglio rendere evidente che la sovranità italiana su Trieste è incontestata presentano un’ordinanza del giudice Leanza del Tribunale di Trieste. Si tratta di un atto, ormai superato, proveniente da un mio processo e, secondo questi avvocati, dovrebbe dimostrare che a seguito del Trattato di Osimo l’Italia ha piena sovranità sul Territorio Libero di Trieste.
La giudice di pace, grazie alla collaborazione del segretario del Movimento Territorio Libero, rigetta così con ordinanza la mia eccezione di giurisdizione e rinvia il processo al 23 giugno del 2016. Giusto poco dopo le elezioni comunali alle quali gli pseudo indipendentisti di Via Roma parteciperanno riconoscendosi nella sovranità della Repubblica italiana. Come già anticipato l’11 giugno 2015 nell’udienza del Giudice di Pace, illegittimo, di Trieste.
Goodbye and amen Territorio Libero al cubo.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante