Trieste Libera

CHI NON VUOLE UNIRE LE FORZE PER IL PORTO FRANCO E IL TERRITORIO LIBERO

CHI NON VUOLE UNIRE LE FORZE PER IL PORTO FRANCO E IL TERRITORIO LIBERO

Articolo del 10 febbraio 2015.

CHI NON VUOLE UNIRE LE FORZE PER IL PORTO FRANCO E IL TERRITORIO LIBERO. Membro della sicurezza del gruppo "Territorio Libero" o "TL3" col volto coperto mentre parla con un agente della polizia italiana al corteo dell'8.02.2015.

Membro della sicurezza del gruppo “Territorio Libero” o “TL3” col volto coperto mentre parla con un agente della polizia italiana al corteo dell’8.02.2015.

Domenica 8 febbraio [2015] è stata una giornata particolare per la causa del Territorio Libero di Trieste, con due iniziative a difesa del Porto Franco internazionale.

La prima alla mattina: un’assemblea organizzata da gruppi assai diversi (Movimento Trieste Libera, Movimento Trieste Libera – Austria, Fronte per l’Indipendenza, Coordinamento Lavoratori Portuali, Comitato per l’autonomia giuliana). La seconda al pomeriggio organizzata dal movimento Territorio Libero o “TL3”.

In Dicembre il Governo italiano ha dato il via alla sdemanializzazione del Porto Franco Nord. Ovvero della sua chiusura. Il Porto Franco Nord (detto con disprezzo “porto vecchio”) perderà i preziosi punti franchi e sarà convertito in area urbana.

Il settore sud sarà degradato a scalo combustibili con la realizzazione di un rigassificatore che unito al terminal petroli renderebbe impossibile qualsiasi tipo di traffico marittimo.

Traffico marittimo pregiato che nella pianificazione italiana della dismissione del porto di Trieste verrebbe dirottato nei porti italiani. Specie in quelli meridionali pesantemente controllati dalla criminalità organizzata.

Il sistema di corruzione locale legato all’Italia è talmente potente che questo progetto devastante per  l’annientamento di Trieste è stato approvato senza sostanziali opposizioni dallo stesso Parlamento italiano. In totale violazione non solo del Trattato di Pace del 1947, ma delle leggi italiane che lo recepiscono.

Il Trattato stabilisce infatti che il Porto Franco sia un ente di Stato del Territorio Libero di Trieste. Ovvero di uno Stato che, dal 1954, il Governo italiano è responsabile di sub-amministrare. Amministrazione non vuol dire sovranità.

Ecco perché questo 8 febbraio era importante per fare vedere una reazione compatta dei movimenti indipendentisti e dei cittadini che, insieme, vogliono difendere il Porto Franco internazionale di Trieste.

Ma le aspettative di una possibile unità d’azione e di intenti, almeno nel nome di quel porto senza il quale la stessa città di Trieste cesserebbe di esistere, sono andate in frantumi. Portando non pochi danni alla causa comune.

Alla riuscita assemblea mattutina non aveva aderito il movimento “Territorio Libero”, formato da fuoriusciti di Trieste Libera. Anzi, i suoi dirigenti avevano già nei giorni precedenti messo un veto alla partecipazione del Movimento Trieste Libera al corteo che si sarebbe svolto nel pomeriggio di domenica: irresponsabilità allo stato puro.

Ho partecipato comunque al corteo, pur essendo stato oggetto, quale presidente del Movimento Trieste Libera, di intimidazioni e minacce diffuse in rete a scopo “persuasivo” (tipo “se viene finirà all’ospedale”).

Pensavo che queste persone potessero avere un briciolo di responsabilità, se non per loro stessi almeno per la comunità che a parole dicono di volere difendere. Niente di tutto questo.

All’assemblea pubblica da noi organizzata gli attivisti di TL3 hanno diffuso i loro volantini senza alcuna contestazione da parte nostra. Al pomeriggio, quando la nostra delegazione è andata al loro corteo, è stata oggetto di una pesante azione intimidatoria da parte del loro gruppo sicurezza che voleva vietarci l’esposizione dei nostri striscioni. L’episodio è documentato in questo video.

Il corteo con circa 500 partecipanti si è concluso con un comizio nel quale il presidente di TL3, Vito Potenza, si è scagliato contro Trieste Libera affermando che “non esiste”, e quindi nessuno deve avere contatti con questo movimento politico da lui “scomunicato”.

A seguito di tali polemiche dichiarazioni i rappresentanti del coordinamento lavoratori portuali hanno preferito non prendere la parola. Solo di porto si sarebbe dovuto parlare. Invece è stata una pessima esibizione da campagna elettorale italiana. In chiave antidemocratica visto che chi non la pensa come Potenza & co. deve essere “cancellato”.

Il movimento “Territorio Libero” infatti, non certo nel rispetto del nome che si è dato, cela male le proprie ambizioni. Intende presentarsi alle prossime elezioni amministrative del 2016. Andare al governo di Trieste con un proprio sindaco, riconoscendo la sovranità della Repubblica italiana. O aggregandosi alla sua simulazione.

E quale candidato migliore dell’italiano Vito Potenza, capo delle giacche nere di una banda che si fa chiamare “sicurezza Trieste Libera”, abusando del nome del movimento che dichiarano estinto, e che vuole imporsi a Trieste per dettare la propria legge, che non è certo quella del diritto?

Non cediamo certo alle intimidazioni. Ma quello che vorrebbero queste persone non è certo il Territorio Libero democratico per cui lottiamo.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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