TLT: le false notizie ONU operazione da servizi militari
Articolo originariamente pubblicato sull’edizione cartacea de La Voce di Trieste n. 32, in edicola il 5 ottobre 2013 e sull’edizione in rete a questo LINK.
I link sono stati aggiunti da Trieste Libera come approfondimento.
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Le false notizie ONU anti-TLT opera di un ufficiale dei servizi militari italiani
Propagande di intelligence per politici da dimissioni
L’intervistato in rete (2006) ha nella foto l’aria simpatica e furbetta sotto un cappellino col logo della NATO ed «è giornalista professionista e redattore del “Piccolo” di Trieste. Ha maturato un’esperienza ventennale lavorando per testate giornalistiche quotidiane e periodiche e, in qualità di ufficiale delle Forze di completamento dell’Esercito, da anni svolge anche le funzioni di addetto stampa per la Forza armata Ha prestato la sua professionalità, come esperto nel campo della comunicazione e dell’informazione, in missioni di pace all’estero con il contingente italiano […] e inviato dal Ministero degli esteri […].» in teatri di crisi del Medio Oriente ed altrove.
Sulla materia inoltre «Svolge un’intensa attività di conferenziere e d’insegnante per le Forze armate.» e chiarisce vispo all’intervistatore: «io faccio parte di quelli che formano l’opinione pubblica e forse la condiziono, più che costituirla […] molta parte dell’opinione pubblica si forma attraverso un media, di cui io sono anche un operatore tra l’altro.»
Tra l’altro, questo simpatico collega è il Pier Paolo Garofalo che da questo settembre 2013 è anche autore principale di un ingegnoso doppio falso propagandistico per attribuire prima al Centro Informazioni europeo dell’ONU dichiarazioni contro il Movimento Trieste Libera, e poi al Segretariato Generale dell’ONU posizioni ufficiali contro il Territorio Libero di Trieste.
Un’operazione che è una vergogna assoluta sia per quanti l’hanno richiesta, sia per tutti i politici ed i media del pollaio locale che oltre a bersi per vere quelle invenzioni palesi le hanno fatte proprie strillando esultanti che l’ONU dava ragione a loro.
Senza nemmeno chiedersi da quando in qua i cautissimi funzionari ed uffici delle Nazioni Unite esprimono posizioni ufficiali al telefono o via mail con giornalisti sconosciuti.
Insomma, il disinvolto collega Garofalo ha risolto il suo problema operativo centrando professionalmente il bersaglio che lui stesso nell’intervista citata definiva della «casalinga di Voghera» cioè delle «persone di medio livello e media cultura» più manipolabili alle propagande. Ma questo rende più evidente il problema generale peggiore, che è (al di là delle parti) quello di essere governati ed informati da gruppetti di furbastri che comandano una gran truppa politica e giornalistica di livello così “medio” da dimenticarsi di pensare prima di parlare, e di scrivere.
Mentre la gran parte della gente triestina ha capito quasi subito la situazione, lasciando a loro la figura esclusiva dei bugiardi o dei gonzi. Da quel che abbiamo potuto leggere, infatti, l’elenco dei media e dei politici che hanno dimostrato di non esserci cascati si limita per i primi a noi della Voce, e per i secondi al segretario della Slovenska Skupnost avv. Peter Močnik con pochi altri.
Costruzione del doppio falso
Vediamo dunque di ricostruire, dai documenti e dalle fonti dirette, il doppio colpaccio del collega ed ufficiale Garofalo e dei suoi aiutanti.
Il campo d’operazioni è la battaglia di propaganda contro la ribellione di popolo che dà vita al Movimento Trieste Libera. Le artiglierie disinformative principali sono i due quotidiani locali in italiano e sloveno, Il Piccolo e Primorski dnevnik, mentre le truppe politiche sono gli apparati residuali dei partiti italiani, con al centro il Pd, che dai loro precedessori hanno ereditato l’obbedienza dei gregari ma non l’intelligenza dei capi.
L’obiettivo dell’azione specifica era simulare una “scomunica” dell’ONU contro i triestini ribelli, per compensare la diffusione da parte loro di documenti regolari ed autentici del Dipartimento di Stato degli USA che invece confermano lo status giuridico internazionale della città e del suo porto franco come Territorio Libero di Trieste, Stato sovrano membro delle Nazioni Unite sotto loro garanzia ed in amministrazione civile provvisoria dal 1954 del Governo italiano.
Primo round
L’operazione disinformativa speciale sull’ONU ha fatto leva su contatti con i suoi centri stampa ma risulta avviata presentando (19 agosto) e pubblicizzando a grancassa sul Piccolo (12 settembre) la dichiarazione processuale apparentemente estemporanea di un avvocato dello Stato, Marco Meloni, secondo il quale il Movimento Trieste Libera farebbe uso illecito di bandiere e simboli dell’ONU.
Intanto Garofalo chiedeva come giornalista del Piccolo ad un funzionario dell’UNRIC, il Centro Informazioni europeo delle Nazioni Unite, di sapere quali siano le norme sull’uso ufficiale di quei simboli e bandiere, ed il funzionario cortesemente gliele indicava autorizzandolo a citarlo solo come fonte di quella semplice informazione.
Naturalmente si trattava degli usi vincolati ufficiali della simbologia ONU, e non di quelli propri dei liberi appelli o proteste politici, e le norme si possono leggere in rete senza scomodare nessun funzionario.
Sul Piccolo del 17 settembre 2013 Garofalo ha invece attribuito col massimo rilievo a quel funzionario, con nome e cognome, dichiarazioni ufficiali e minacciose dell’UNRIC contro l’uso che ne fanno i triestini, come se egli confermasse le accuse dell’avvocato dello Stato.
Al che quasi tutti i politici locali hanno rilanciato in coro quelle accuse e false conferme, senza nemmeno verificare la storia. E senza capire che non reggeva, perché i protocolli di comportamento dei funzionari ONU non consentono dichiarazioni del genere.
La Voce ha chiesto perciò subito richiesto per iscritto chiarimenti all’UNRIC ed al funzionario, che ci ha infatti risposto sorpreso di non aver mai rilasciato quelle dichiarazioni, e ne ha preannunciata una smentita ufficiale dell’UNRIC al Piccolo. A questo punto avevamo comunque preso lo scaltro collega con le mani nel sacco, mentre i politici e media coinvolti incominciavano a fare la figura della leadershit perfetta.
Secondo round
L’apparato aggressore ha tentato allora di coprirsi e coprirli rilanciando l’operazione disinformativa sull’obiettivo maggiore: il Segretariato Generale dell’ONU. Dalla sede regionale RAI, la Radiotelevisione italiana di Stato, è partita infatti una mail d’interpello al dirigente dell’ufficio stampa (portavoce) del Segretariato, M.Nesirsky, con la quale un giornalista (Antonio Caiazza) riassumeva le tesi di Trieste Libera in riferimento ai Trattati e chiedeva:
«My question is what United Nations think about the present, actual status of Trieste? Is the Territory finished or not in opinion of the United Nations?»
Cioè:
“La mia domanda è cosa pensano le Nazioni Unite sul presente, attuale status di Trieste? Il Territorio è cessato o no nell’opinione delle Nazioni Unite?”
Nesirski ha scaricato il problema ad una dei funzionari suoi sottoposti, Morana Song, che dopo avere sentito un dei loro uffici legali ha dato comunque una risposta diplomatica significativamente cauta. Non esprime infatti (ed ovviamente) alcuna posizione a nome delle Nazioni Unite, né valutazioni sui Trattati e sullo status giuridico di Trieste, ma si limita a comunicare in via interlocutoria personale al “Dear Antonio”, caro Antonio, che:
«The United nations Secretariat considers Trieste to be an integral part of Italy»
Cioè:
“Il Segretariato delle Nazioni Unite considera Trieste come una parte integrante dell’Italia.”
Il che nel linguaggio diplomatico significa esattamente che gli uffici del Segretariato (nemmeno il Segretario) considerano, cioè trattano nelle loro attività di amministrazione e rappresentanza, Trieste come parte integrante dell’Italia. Ma non intendono esprimersi sulla questione effettivamente posta se questo sia o no anche il suo status giuridico per l’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Gli uffici legali dell’ONU che la funzionaria ci risulta avere consultato per fornire questa risposta sibillina sanno infatti perfettamente che lo status del Free Territory of Trieste in amministrazione provvisoria del Governo italiano ha implicazioni multilaterali complesse, che possono essere trattate adeguatamente soltanto nelle sedi e con le procedure internazionali corrette, incluso l’accertamento monitorato della volontà della popolazione sovrana amministrata.
L’operazione disinformativa ha invece approfittato di due punti deboli del sistema. Il primo è la difficoltà dei funzionari ONU ad immaginare che qualcuno possa essere così scorretto o maldestro da pubblicare senza autorizzazione, e come comunicazioni ufficiali di organi delle Nazioni Unite, delle mail interlocutorie di cortesìa.
Il secondo sono le stupidità ed ignoranze incredibili diffuse su questi argomenti nella classe politica a Trieste. La RAI regionale ha infatti sparato immediatamente (24 settembre) nei suoi telegiornali le due mail, spacciando falsamente la seconda per una risposta ufficiale prima del Segretario delle Nazioni Unite, e poi del loro Segretariato, che negherebbe “con una sola riga” l’esistenza del Territorio Libero. Ed ha rinforzato la notizia falsa accompagnandola con immagini di Ban Ki Moon mentre discute e firma atti.
Il giorno dopo (25 settembre) mentre il telegiornale RAI regionale ripeteva la notizia falsa in relazione a Trieste Libera attribuendo al Segretariato la dichiarazione travisata, sul Piccolo a stampa ed in rete il collega specializzato Garofalo ha pompato lui trionfalmente la notizia falsa sullo stesso schema professionale sfacciato ed efficace. Che è stato ricalcato anche dal Primorski dnevnik e dagli altri media locali embedded, proprio come nei teatri di guerra psicologica mediorientali.
Lo specialista militare di condizionamento dell’opinione pubblica ha titolato infatti con astuzia sul quotidiano: «L’ONU: TRIESTE PARTE INTEGRANTE DELL’ITALIA – Con una mail di una riga inviata alla Rai regionale, il Segretariato delle Nazioni Unite chiude la questione del Tlt» sviluppando nel testo l’interpretazione fasulla della mail con scelta tecnica attenta delle parole per far credere che si tratti di un parere ufficiale delle Nazioni Unite, coinvolgendovi suggestivamente anche l’immagine dell’Assemblea:
«”Il Segretariato delle Nazioni Unite considera Trieste essere parte integrante dell’Italia”. Questa volta per le aspirazioni del Movimento Trieste Libera, che propugna la tesi di un Territorio libero di Trieste indipendente dalla Repubblica italiana, sembra arrivata la censura definitiva. Le poche ma significative parole sono state rilasciate ufficialmente dal’Ufficio del portavoce del segretario generale, il sudcoreano Ban Ki-Moon, attraversa una mail d’indirizzo “istituzionale”, su richiesta del giornalista della Rai Antonio Caiazza. […]»
«Ora le Nazioni Unite, nella settimana che vede riunita a New York l’assemblea generale, uno dei momenti più “alti” delle attività onusiane, lo confermano: Trieste appartiene all’Italia. Le aspirazioni dell’Mtl a chiamare in causa il palazzo di vetro per farsi riconoscere le proprie ragioni appaiono senza speranze. L’Ufficio del portavoce del segretario generale, retto dal dicembre 2009 dal britannico Martin Nesirky, è stato conciso ma chiaro.»
Il tutto col risultato ormai ovvio di scatenare, ancora con atmosfere mediorientali, un coro assordante di grida dei conduttori, cammelli e somari della politica sia italiana che slovena che si pensavano improvvisamente benedetti dal Segretario dell’ONU, e forse lo credono ancora.
Mentre contatti diretti immediati, sia da Trieste che dagli Stati Uniti, con la funzionaria ONU suo malgrado coinvolta hanno confermato che non aveva mai autorizzato la pubblicazione di quella sua mail, e tantomeno come posizione ufficiale del Segretariato o di altri organi dell’ONU, dato che non lo era affatto, e non poteva esserlo.
Il 1° ottobre La Voce ha denunciato questo scandalo con lancio stampa generale in rete, ed il giorno seguente Il Piccolo ha finalmente pubblicato la smentita ufficiale dell’Unric, ma l’ha relegate tra le “segnalazioni”, con una noterella di Garofalo che si giustificava smentendo offensivamente la smentita. Contro le norme di legge sulle risposte e rettifiche, e con scelta di cui risponde il direttore Paolo Possamai.
Conclusioni
Fine della storiaccia, speriamo. Che riconferma almeno due evidenze importanti: che siamo davvero governati e disinformati da gruppetti di furbastri che comandano una truppa politica e giornalistica di inetti ed irresponsabili da dimissioni immediate, e che tutti costoro non hanno nessun vero argomento giuridico, né etico, da opporre ai diritti di lavoro e di prosperità violati del Territorio Libero e del Porto Franco di Trieste. Ed all’indignazione sempre più travolgente dei suoi cittadini, lavoratori e disoccupati.
P.G.P.
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