Il 18 novembre 2012 difendiamo il nostro Porto Franco internazionale!
Aggiornamento: il percorso delcorteo.
ORE 10:00 partenza da p.za della Borsa, Corso, p.za Goldoni (della legna), via Carducci (del torrente), p.za Oberdank (della caserma), via Von Ghega, p.za Libertà (della stazione), largo Santos (p.zale sala Tripcovich).
Trieste possiede la più estesa zona franca d’Europa. Le stime internazionali riportano che il 25% della ricchezza mondiale è presente nelle free zones. Non possiamo permettere che venga dismessa e destinata alla speculazione edilizia dei soliti noti.
È necessario anche impedire l’installazione di impianti ad alto impatto sul territorio, totalmente incompatibili con il nostro sviluppo portuale, come i rigassificatori.
No ai rigassificatori,
Benvenuti investitori!
Non accontentarti dei soliti proclami: pretendi quella produttività, portualità ed emporialità in grado di tornare a generare lavoro e cash flow per il Territorio Libero di Trieste.
Per ottenere questi diritti, va applicata subito la legge vigente!
L’arroganza dei criminali di Gas Natural è direttamente proporzionale allo spiegamento di mezzi messo da loro in campo a Trieste nel cocciuto tentativo (pecuniariamente per loro assai ben motivato) di convincere “una volta per tutte” i Triestini dell’ assoluta necessità di installare il rigassificatore nei bassi fondali di Zaule anche propinandoci porta a porta un sacco di panzane.
Ricordiamoci invece che:
1) I rigassificatori sono semplicemente banche del gas. Non apportano neppure un centesimo di beneficio per l’utente finale. Inoltre fin d’ora l’offerta di gas naturale “via gasdotto” dalla Russia e dal nord Africa supera di gran lunga la domanda.
2) I rigassificatori appartengono al triassico. Da anni le navi gasiere effettuano il processo di rigassificazione al largo, essendo in pratica dei rigassificatori galleggianti.
3) Il rigassificatore è in assoluto l’impianto industriale più pericoloso. Una falla nella nave gasiera provocherebbe la diffusione del gas liquido in un raggio di decine di chilometri, finché la prima scintilla lo farebbe esplodere, causando l’ immediato assorbimento dell’ ossigeno in un raggio fino a 50 km ed il conseguente “vortice di fuoco” consistente in correnti ascensionali attorno ai 600 gradi a 300 km/h, un invito a nozze per un terrorista e/o squilibrato di turno dotato di uno “stinger” (costo 250 ?).
4) Il rigassificatore creerebbe 60/70 posti di lavoro stabili (quanto un medio/grande supermercato). I 1.500 posti di lavoro strombazzati da gas natural sono, in realtà, i 500 lavoratori necessari all’assemblaggio dell’orrore di Zaule moltiplicati per i tre anni necessari al completamento dei lavori;
Tra l’altro, come sempre (vedi grande viabilità – porto piccolo ecc.) per opere di questo tipo vengono appaltati i lavori ad aziende senza scrupoli che impiegano solo lavoratori non triestini costretti a lavorare abbondantemente sottopagati, ricattabili e in condizioni da colonia penale.
5) Il transito delle navi gasiere sarebbe il colpo finale al Porto Franco internazionale di Trieste, dal 1382 al 1918 (e tra il 1947 ed il 1954) scalo naturale del bacino danubiano. A seconda dei casi, da 500 a 3000 metri dalla nave gasiera non può svolgersi nessuna attività marittima.
L’Italia con il suo rigassificatore porrebbe l’epitaffio su Trieste, imbalsamandola per sempre e ricordandola solo come ingiallito disegno riproducente un sogno (incubo) risorgimentale che non ci appartiene, un museo a cielo aperto a beneficio dei turisti, delle loro fotocamere e 70.000 abitanti?
6) Il processo di clorazione necessario alla rigassificazione comporta l’afflusso di 800.000 metri cubi di acqua marina al giorno, in pratica l’ acqua dell’intero vallone di Muggia verrebbe fatta passare due volte l’ anno attraverso quella macchina infernale, cancellando, dopo la portualità, ogni forma di vita nel golfo di Trieste;
il rigassificatore di Rovigo, inoltre, sta producendo una schifosa mucillagine giallastra, che a Trieste arriverebbe fino a Barcola?
7) I buffoni a libro paga dei mandanti di Gas Natural (committente di assassinii di sindacalisti in centro-america come sancito dall’ex tribunale Russell, riconosciuto dall’ ONU) hanno presenziato a comparsate a Trieste senza comunicare nella stessa lingua dei destinatari le loro “rassicurazioni” e impedendo all’interprete di fare il suo lavoro (!!!) zittendolo e vietando qualsiasi possibilità di porre domande?
Solo la Bassa Poropat, al termine di uno di questi “incontri” si dichiarò “soddisfatta delle risposte” di Gas Natural?
Adesso sta a noi Triestini comunicare un segnale di rottura che non dia adito ad equivoci scendendo nelle strade il 18 novembre 2012 per far capire alla Gas Natural che nel Territorio Libero di Trieste del suo rigassificatore non vogliamo neppure sentir parlare.
Il destino di Trieste e del Porto Libero dev’essere riaccomunato quanto prima ai destini delle Free Zones mondiali, per loro natura prospere e generatrici di infinite possibilità di impresa e posti di lavoro, un altro mondo in confronto ai bassi intrallazzi gasieri italiani, altro che i suoi 70 posti di lavoro.
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