DENUNCIATO CON IL “CASO DIPIAZZA” IL SISTEMA DI CORRUZIONE A TRIESTE
Articolo del 21 novembre 2014.
Fonte: “La Voce di Trieste”: LINK
Martedì 18 novembre [2014] abbiamo denunciato con fatti documentati alle autorità amministratrici italiane il sistema di corruzione locale, assumendo come prova immediata il “caso Dipiazza”, ed aggiungendovi gli appalti, le discariche e la tentata urbanizzazione speculativa illegale del Porto Franco Nord che è anche sotto seri interrogativi antimafia.
Oggi siamo al 21, ma il Piccolo vi ha censurato la notizia. Il che non è affatto strano, né per quel giornale, né sul fatto specifico: è da un anno che il quotidiano “della città” nasconde ai lettori la notizia che la famosa compravendita illecita nel 2007 di un terreno comunale fra Comune e Sindaco, allora il Dipiazza che l’ha poi venduto a potenti costruttori, è stata riconosciuta e dichiarata nulla già un anno fa, con sentenza civile ora passata in giudicato, e dunque definitiva, su quel punto.
Una sentenza doppiamente imbarazzante, perché il giudice ha egualmente condannato Paolo G.Parovel come direttore dell’allora settimanale “Il Tuono”, ed il suo editore Daniele Pertot, a pagare al Dipiazza 40 mila euro di danni e spese per avere denunciato, con una campagna stampa energica, l’illecito che la stessa sentenza ha confermato tale, e tutta la consociazione trasversale dei politici e funzionari che l’hanno consentito e coperto per anni. La sentenza è perciò in appello sul solo risarcimento.
Lo scandalo è colossale, perché la compravendita immobiliare illecita fra Comune e Sindaco, e la condanna di un giornalista a pagare danni, pure ingenti, per avere detto una verità confermata tale dalla stessa sentenza, non hanno precedenti nemmeno nei territori a più alta densità mafiosa classica italiani.
Dunque il “sistema” italiano a Trieste ha livelli di corruzione nascosti e ancor maggiori?
E dopo la sentenza, pubblicata solo dalla Voce di Trieste, è stato il silenzio-censura della stampa “di sistema” a consentire alle autorità tenute ad agire nei confronti dei politici e funzionari responsabili dell’illecito di fingere di non saperne nulla, e di non prendere alcun provvedimento contro tutti i corresponsabili, il cui elenco è lungo: il sindaco Dipiazza, i membri della sua giunta e del Consiglio comunale, i funzionari, il giudice tavolare, senza cui collaborazione assoluta l’illecito non sarebbe stato possibile, ed il sindaco Cosolini con la sua giunta, che hanno continuato assieme al Dipiazza a sostenere la legittimità della compravendita illecita nel procedimento giudiziario, sino alla sentenza stessa, depositata nel novembre 2013.
Una sentenza che alza perciò finalmente il coperchio del pentolone politico nel quale assieme a questa storia di corruzione della politica e delle istituzioni ribollono anche tutte le altre.
E siccome è ora di farla finita con tutta la camorra locale che parassita Trieste da oltre mezzo secolo sventolando tricolori per coprire i suoi affari sporchi, ne abbiamo approfittato per procedere alle denuncia penale ed amministrativa in blocco.
Non occorre che spieghiamo di più, perché potete leggere voi stessi qui il testo integrale della denuncia, che è molto chiara, non è lunga e sta già facendo tremare le ginocchia agli arroganti responsabili al punto che preferiscono mantenere ed imporre il silenzio sull’intero problema.
Ed è anche un ottimo esempio del genere di cose che il Piccolo, pur pettegolo e spesso maligno anche sulle non-notizie, non pubblica perché i poteri locali non vogliono che la gente si renda conto di quanto sono corrotti e parassiti. E di quanto Il Piccolo sia in realtà l’immagine loro, e non quella di Trieste.
Il testo della denuncia: esposto_anticorruzione_trieste