Trieste Libera

QUELLA SCOMODA SEGNALETICA DI CONFINE

TRIESTE: QUELLA SCOMODA SEGNALETICA DI CONFINE

ASSOLTI DALLE ACCUSE DEL P.M. FREZZA: IL FATTO NON SUSSISTE.

Articolo del 22 settembre 2017.

TRIESTE: QUELLA SCOMODA SEGNALETICA DI CONFINE

Mercoledì 20 settembre alle 18.30 si è concluso con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” il processo dei “cartelli” avviato a seguito di denuncia della Polizia di Stato italiana nei miei confronti per non avere obbedito all’ordine di rimozione della segnaletica di confine provvisoria predisposta ai valichi stradali di confine tra Territorio Libero di Trieste e Italia durante i presidii organizzati dal Movimento Trieste Libera.

I fatti risalgono al periodo compreso tra marzo e maggio del 2016. In febbraio il Movimento Trieste Libera aveva chiesto al Commissario di Governo il ripristino della corretta segnaletica stradale indicante i confini di Stato del Territorio Libero di Trieste. In seguito aveva avviato una campagna di sensibilizzazione organizzando presidii sul confine con l’Italia, tra San Giovanni di Duino – Štivan e Medeazza – Medja Vas.

Nel corso dei presidii venivano sistemati i cartelli segnaletici indicanti il confine di Stato. Si tratta di cartelli analoghi a quelli già utilizzata dal primo governo amministratore anglo-americano tra il 1947 e il 1954, e poi completamente omessi dal nuovo Governo italiano, sub-amministratore civile provvisorio dell’attuale Territorio Libero di Trieste.

La Polizia presente ai presidii aveva da subito cominciato a contestare pretestuosamente la presenza di quei cartelli che davano tanto fastidio. Si trattava secondo loro di vìolazione del codice della strada. Il motivo reale era evidentemente un altro, era scomodo che qualcuno sollevasse in maniera così visibile una questione così delicata e compromettente per le autorità italiane amministratrici. Perché l’obbligo di far rispettare i confini spettava proprio al Governo italiano.

A nulla servivano le spiegazioni che davamo alla polizia: loro dovevano procedere per far sparire quei cartelli sgraditi. Ordini superiori, si intuiva. Forse gentili suggerimenti che provenivano dallo stesso Prefetto e Commissario di Governo, che mal digerisce questa ribellione della legalità che sta portando alla luce tutte le sue mancanze per le quali è già stata denunciata da Trieste Libera: LINK.

E così ci siamo trovati spesso a dover reagire con la fermezza della legalità all’arroganza e prepotenza di chi stava abusando dei propri poteri vìolando le stesse leggi che era tenuto a rispettare.

Ma non abbiamo mai ceduto. E quando la polizia ha tolto i cartelli e li ha sequestrati, noi ne messi di nuovi, senza paura. E ne abbiamo richiesto il dissequestro, ottenendolo: LINK.

Poi sono partite anche le denunce penali che hanno portato all’emissione nei miei confronti di un decreto penale (condanna preventiva senza processo) che ho impugnato venendo così rinviato a giudizio.

Ed è per questo che siamo arrivati al processo. Un processo particolare nel quale ha testimoniato la stessa Annapaola Porzio, Commissario di Governo in carica. Una testimonianza davvero debole di un rappresentante del Governo amministratore italiano che semplicemente si è defilata dalle proprie responsabilità.

Io invece non avevo nulla da nascondere, ed anzi solo da ribadire la legittimità di ogni mia azione. Mi sono così sottoposto all’esame del P.M. spiegando che in queste manifestazioni noi stiamo  esercitando i nostri diritti di cittadini del Territorio Libero di Trieste e difendendo la legalità stessa.

Ed è stato alla fine lo stesso P.M. a chiedere la mia assoluzione: il “fatto non sussiste”. Perché disobbedire ad un ordine illegittimo non può costituire reato.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità”di Roberto Giurastante

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