Trieste Libera

QUEI VIGNETI INQUINATI SUL CARSO TRIESTINO

QUEI VIGNETI INQUINATI SUL CARSO TRIESTINO
Dolina in fase di riempimento (con rifiuti) per la realizzazione di vigneti sul Carso triestino.

Dolina in fase di riempimento (con rifiuti) per la realizzazione di vigneti sul Carso triestino.

L’inquinamento del Carso triestino è fatto di tante discariche, grandi e piccole, che hanno la caratteristica principale di essere difficili da individuare. Discariche in superficie e nei meandri delle profondità carsiche. Nel solo limitato territorio di Trieste sono circa 200 le grotte inquinate utilizzate come discariche. E centinaia le doline e le cave utilizzate allo stesso modo.

Si è trattato di una vastissima operazione di smaltimento illecito dei rifiuti attuata per decenni a danno del Territorio Libero di Trieste da parte dell’amministrazione civile provvisoria rappresentata dal Governo italiano. Amministrazione tutt’ora in corso e che ora dovrebbe rispondere di questo enorme disastro ambientale.

Le discariche sul Carso sono difficili da individuare perché quelle in superficie sono state occultate con riporti di terra nonché dalla vegetazione ricresciuta anche spontaneamente, mentre quelle ipogee per loro natura sono difficilmente accessibili. Solo in alcuni punti del Carso, come l’area dell’ex discarica di Trebiciano, l’immane disastro è percepibile.

Lo smaltimento incontrollato dei rifiuti pericolosi, tossico nocivi,  e industriali, ha trovato poi sul Carso un ulteriore “sviluppo economico”. In alcuni casi le doline dopo il loro utilizzo come discarica sono state trasformate in terreni agricoli. E una delle attività più diffuse è stata quella della viticoltura: vigneti sopra discariche.

Il meccanismo funziona così: il proprietario del terreno prima incassa forti compensi per l’utilizzo a discarica, poi incassa contributi pubblici per la trasformazione a vigneto che copre la discarica, e infine vende a caro prezzo i suoi vini DOC con il marchio tipico.

Questa pratica, attuata da tempo (si veda nel libro “Tracce di legalità”: vigneti sopra le discariche), è emersa ancora recentemente (2014) da un intervento della Provincia di Trieste con il quale viene irrogata una sanzione di quasi 7 milioni di euro ad una ditta responsabile di avere smaltito 150.000 metri cubi di rifiuti anche pericolosi in un terreno carsico nell’ambito di un progetto per la realizzazione di vigneti per la produzione vini DOC Carso.

Dalla relazione della Provincia su questo accertamento risulta che:

“… la ditta effettuava complessivi 3.974 trasporti di materiale costituente interamente rifiuto…. il materiale veniva recapitato presso l’azienda agricola XXXX…”.

I rifiuti provenivano da diversi cantieri edili di Trieste e da un impianto di recupero di rifiuti inerti.

Nonostante l’intervento dell’autorità giudiziaria il vigneto così realizzato sopra quella che a tutti gli effetti era stata riconosciuta come una discarica abusiva è rimasto intonso per anni, almeno fino al 2012 quando la stessa Provincia emetteva un provvedimento di diffida alla produzione alimentare umana o zootecnica nell’area.

E a quel punto la Provincia, rilevando che la produzione vinicola dell’azienda era ancora in corso contro legge, visto che le discariche non possono essere destinate a produzione alimentare, ordinava l’espianto del vitigno.

Ci sono voluti sei anni per arrivare a questa decisione. Che nel rispetto della salute dei cittadini, che bevendo i pregiati e costosi vini DOC del Carso non potrebbero mai pensare che alcune zone di produzione siano discariche, e degli stessi produttori onesti, avrebbe dovuto essere presa immediatamente.

La domanda che sorge spontanea è come sia stato possibile lasciar continuare per anni, dopo averla individuata, una colossale attività illecita di smaltimento rifiuti e poi di produzione di vini pregiati sulla discarica così realizzata.

La risposta è che questo è soltanto uno degli esempi delle corruzioni disastrose del sistema di governo italiano del Territorio Libero di Trieste. Corruzioni che vengono puntualmente coperte dal silenzio stampa dei media del sistema.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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