Trieste Libera

ZONE DI INTERESSE PUBBLICO

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Dolina inquinata nell’ex discarica di Trebiciano, al vertice del quadrilatero del sistema delle discariche sul Carso triestino (Foto: Roberto Giurastante).

TREBICIANO, PADRICIANO, GROPADA, BASOVIZZA: LO SCEMPIO AMBIENTALE DEL CARSO

 

Con Decreto Ministeriale del 17 dicembre 1971 (D.M. 17.12.1971) il Governo italiano riconosceva l’elevato valore ambientale del Carso triestino. Si trattava della prima seria forma di tutela per un territorio conosciuto in tutto il mondo anche per i suoi spettacolari ambienti ipogei.

Non è sorprendente che il decreto per tutelare quest’ambiente fosse emesso dai Ministeri dell’Istruzione e del Turismo. Dal 1954 il Governo Italiano cui fa capo il ministero è l’amministratore civile provvisorio dell’attuale Territorio Libero di Trieste. Ovvero di uno Stato costituito e riconosciuto dal Trattato di Pace del 1947.

Così recita il Decreto Ministeriale 17.12.1971:

“Riconosciuto che le zone predette hanno notevole interesse pubblico perché vengono a formare un susseguirsi di quadri naturali di rilevante bellezza.

Le medesime, accanto a particolari ricchezze morfologiche di superfici, ammantate di boschi e di prati intercalati a un mondo di roccia, comprendono pure numerosi belvederi accessibili al pubblico, dai quali è consentita la vista dell’altopiano carsico”.

Le zone “predette” comprendevano i villaggi di Trebiciano, Padriciano, Gropada, Basovizza; quello che oggi noi sappiamo essere il quadrilatero della “vergogna”: ovvero l’area del Carso trasformata in discarica abusiva a cielo aperto per una vasta operazione di smaltimento di rifiuti di ogni tipo, compresi quelli industriali e quelli di origine militare. E comunque “altamente” tossico nocivi.

Le buone intenzioni di due ministeri italiani venivano così vanificate. Da chi? Dai rappresentanti locali del Governo amministratore. Loro avevano già deciso di utilizzare, e stava utilizzando, il Territorio Libero di Trieste come discarica di Stato per l’Italia.

Una comoda discarica di Stato dove far sparire gli scomodi rifiuti delle mafie italiane.

E proprio in questo quadrilatero, che in definitiva possiamo considerare un’unica grande discarica, i segni di un disastro ambientale nascosto emergono dalle stesse profondità, e sono quelli delle tante grotte trasformate in orrendi e inquietanti laghi di idrocarburi.

A testimoniare quanto questo ambiente naturale così devastato era prezioso patrimonio dell’umanità, rimane ora proprio quel decreto ministeriale italiano.

Sulla discarica di Trebiciano da questo blog: “Là dove scorre il Timavo”.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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