Trieste Libera

PAOLO G. PAROVEL RISPONDE ALLE ACCUSE DEI FALSI INDIPENDENTISTI: SONO LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI

PAOLO G. PAROVEL RISPONDE ALLE ACCUSE DEI FALSI INDIPENDENTISTI: SONO LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI

Articolo del 16 agosto 2014.

PAOLO G. PAROVEL RISPONDE ALLE ACCUSE DEI FALSI INDIPENDENTISTI: SONO LUPI TRAVESTITI DA AGNELLI. Un lupo travestito da agnello. Sul vello compare il simbolo del movimento TL3 (Territorio Libero "al cubo).

Il falso agnello, fra truce e ridicolo, che proponiamo nell’illustrazione rappresenta perfettamente quello che sono i falsi indipendentisti che manovrano il “giro” di via Roma 28: lupi travestiti da agnelli, che quando li scopri smettono di belare per azzannarti rabbiosi.

Proprio come stanno facendo ora di fronte all’informazione pubblica doverosa del Movimento Trieste Libera che scopre loro compromissioni gravissime con ambienti di droga, riciclaggio ed uso di armi. E per azzannare usano tecniche ben note.

Nel 1985, quando pubblicai il mio libro-inchiesta sulle italianizzazioni forzate, “L’identità cancellata”, che usava prevalentemente fonti italiane, i nazionalisti e neofascisti locali non potevano contestare la verità di ciò che avevo scritto, e allora mi accusarono di aver attinto i dati anche a fonti jugoslave.

Nel 1996, quando uscì sul maggiore quotidiano della Slovenia, Delo, la mia analisi dei veri retroscena del crack della Kreditna banka di Trieste, che aveva travolto imprese e persone della comunità slovena, i responsabili non potevano contestare la verità delle mie informazioni, e allora insinuarono che le avessi avute dai servizi italiani.

In questi giorni [agosto 2014], all’annuncio della conferenza stampa del Movimento Trieste Libera sui falsi indipendentisti compromessi in vicende di droga, riciclaggio ed armi, emerse in particolare da mie indagini, le loro organizzazioni non possono contestare la verità delle informazioni, e allora mi accusano di lavorare per i servizi sloveni.

Ma mi è successo quasi ogni altra volta che ho scoperchiato pentoloni di malaffare di italiani, sloveni ed altri. In realtà questa tecnica difensiva è palesemente illogica (nessun criminale si difende protestando di essere stato scoperto dalla polizia) ma fa parte degli insegnamenti dei manuali della guerra di propaganda: per non rispondere su accuse fondate si sparano contro gli investigatori accuse che non c’entrano nulla.

Per questo motivo è sempre interessante, sotto il profilo investigativo, vedere chi usa questo stratagemma, come e quando, dato che in genere lo fanno per primi e con più pesantezza quelli che hanno più da nascondere.

In questo caso hanno reagito immediatamente proprio gli ambienti dell’organizzazione pseudo-indipendentista “Movimento Territorio Libero al cubo” (sic) e loro satelliti, che hanno pensato di spacciare per rivelazione un vecchio tabulato su un libro noto che conteneva anche il mio nome (pur con inesattezze) tra quelli di persone dalle quali i servizi sloveni avevano variamente attinto informazioni.

Non solo non è niente di nuovo, dunque, ma gli stessi personaggi avevamo già tentato lo stesso colpo nel settembre 2013, quando la cosa era terminata con le scuse del promotore dopo che gli avevo fatto osservare che si trattava di tutt’altro e non c’era mai stato nessun segreto, poiché sulla mia biografia pubblicata anche in rete da anni e tuttora sta scritto chiaro e tondo molto di più, insieme al resto delle mie esperienze e qualifiche:

«Come analista specializzato dei problemi di stabilizzazione dell’area ha collaborato in particolare con centri d’analisi sloveni, italiani, europei e statunitensi

L’area è quella italo-sloveno-croata, ed alcuni dei miei dossier d’indagine e d’analisi principali sono pure pubblicati da anni in rete ed a stampa, sulla Voce di Trieste che dirigo, ed altrove, oltre a circolare nei centri di intelligence di molti Paesi.

Come il dossier del 1997 sul caso della “Roma connection”: un grosso traffico di titoli bancari rubati in bianco dalla banda della Magliana e spacciati all’estero da agenti del SISMI anche con la collaborazione di personaggi sloveni. O come quello del 2001 sull’organizzazione eversiva segreta cosiddetta “Gladio 2” (G2), individuata anche dalla magistratura militare italiana.

La G2, inoltre, non è stata mai smantellata, e risulta operare dal 2013 anche contro il Movimento Trieste Libera utilizzando infiltrati e soggetti manovrabili perché compromessi, disinformati o poco razionali.

Le domande vere su questo caso sono dunque almeno tre:

1) perché quei capi dei falsi indipendentisti “al cubo”, e della loro “sicurezza” con toni da milizia fascista, rifiutano di rispondere se sia vero (come sanno benissimo) o no che si sono lasciati compromettere, da irresponsabili anche se non disonesti, con ambienti del traffico di cocaina e del riciclaggio, e con addestramenti illegali con armi, mettendo in pericolo a beneficio di Roma tutto il Movimento indipendentista triestino pacifico e legalitario?

2) perché, e a vantaggio di chi, tentano con tanto accanimento di inganni e sigle fasulle di screditare e distruggere prima dall’interno ed ora dall’esterno, il Movimento Trieste Libera, che è l’unica organizzazione efficiente, competente ed onesta per la piena indipendenza di Trieste?

3) perché, e a vantaggio di chi, tentano di arenare a tutti i costi l’indipendentismo triestino moderno sulla vecchia rivendicazione irrazionale, ed inutile perché ormai giuridicamente e materialmente impossibile, dell’ex “Zona B”?

Si stanno infatti comportando esattamente come i politici italiani locali, che ci accusano di eversione per non rispondere ai nostri interrogativi documentati sugli intrecci tra politica e mafie nel tentativo di speculazione edilizia ed immobiliare da 1,5 miliardi di euro a danno Porto Franco Nord.

Questi impostori dovrebbero avere almeno il coraggio delle proprie azioni, smettendola di travestirsi da agnelli e presentandosi con la propria faccia. Invece si stanno lanciando anche a diffamare quanto più possibile tutta la dirigenza del Movimento Trieste Libera, accusandoci sfacciatamente davanti alla stampa di essere ciò che sono invece, e notoriamente, loro stessi: tentati usurpatori violenti ed imbroglioni della struttura, dei simboli e della sede di Trieste Libera.

E pure vigliacchi, dato che per creare nuova confusione ora stanno persino diffondendo e spacciando falsi volantini di Trieste Libera abusando del suo nome e simbolo (come continuano a fare anche in rete) invece di metterci i propri, evidentemente non credibili.

Ma se costoro credono ancora che la gente sia stupida, si sbagliano: con tutto il fumo che tentano di fare, diventa sempre più evidente che serve a nascondere molte cose. Forse anche più di quelle che abbiamo scoperto sinora noi, ed altri.

Paolo G. Parovel

analista e giornalista investigativo, direttore del periodico d’inchiesta La Voce di Trieste e del quotidiano in progetto Il Corriere di Trieste e direttore di Trieste Libera News, organo ufficiale di MTL.

Nota: chi avesse altre curiosità sulla mia biografia, la trova pubblicata qui: LINK

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.