UNA SENTENZA SCOTTANTE PER LA CAUSA DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE
Articolo del 13 giugno 2014.
La sentenza 530/13 del Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia pesa certamente come un macigno nella battaglia legale per il Territorio Libero di Trieste.
Si tratta infatti di un pronunciamento, poi confermato dal Consiglio di Stato italiano, con il quale i giudici amministrativi hanno cercato di scardinare le possibilità per i cittadini di Trieste di opporsi legalmente all’imposizione delle illegittime elezioni che da sessanta anni lo Stato italiano fa svolgere in violazione del Trattato di Pace del 1947 nella Zona A del Territorio Libero.
In pratica la base dell’affermazione della sovranità italiana su Trieste e sul suo Porto Franco internazionale.
Ed infatti, oltre ad affermare nel punto 23 della sentenza la natura “dichiaratamente eversiva” del ricorso minacciando direttamente il ricorrente principale per avere messo a rischio l’integrità territoriale della Repubblica italiana. I giudici amministrativi italiani si spingono oltre i limiti del Diritto conosciuto nell’orbe terracqueo disconoscendo in un colpo solo la validità del Trattato di Pace del 1947, della Risoluzione S/RES/16 (1947) del Consiglio di Sicurezza ONU, e del Memorandum di Intesa Londra del 1954.
Così secondo la giustizia amministrativa italiana il Porto Franco di Trieste non solo appartiene all’Italia, ma i suoi preziosi punti franchi possono essere estesi all’interno del territorio della Repubblica. Si, avete capito bene: i punti franchi di un Porto Franco che appartiene al Territorio Libero potrebbero essere trasferiti dove le autorità italiane lo ritenessero utile. Ad esempio nei porti di Venezia, Genova, Taranto, e perché no, Gioa Tauro.
Insomma, piazza pulita dell’ordinamento mondiale riconosciuto per fare il posto ad una sua “reinterpretazione” creativa da parte della giustizia italiana. Una “giustizia” che a questo punto si riterrebbe legittimata ad agire in base ad un potere assoluto che promanerebbe direttamente dall’empireo.
Ci troviamo quindi davvero di fronte al macello del diritto attuato da parte dei rappresentanti di uno Stato membro dell’Unione Europea.
Ma la cosa più incredibile in quanto sta accadendo è che, a seguito delle propagande sostenute dallo Stato italiano anche attraverso organizzazioni di comodo, queste insostenibili tesi di antidiritto (o diritto negativo) trovino proseliti tra gli stessi cittadini di Trieste. Che vengono illusi su rapide soluzioni consistenti nella applicazione parziale del Trattato di Pace ed in particolare del suo Allegato VIII per il Porto.
Applicazioni parziali irrealizzabili ma che per alcuni potrebbero portare vantaggi economici e politici.
L’Italia per soffocare la ribellione della legalità degli indipendentisti triestini è ben disposta ad offrire “pacchetti completi” a chi vuol passare sull’altra sponda. Questo significherebbe tradire la causa dell’indipendenza di Trieste per un vitalizio della Repubblica italiana. E abbandonare i propri compagni di lotta, quelli che non vogliono cedere, al loro destino. Ad ognuno il suo prezzo. Ma questo vale solo per chi è disposto a rinunciare alla propria libertà. Per sempre.
Io, cittadino del Territorio Libero di Trieste, preferisco stare dalla parte della libertà.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante
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