Trieste Libera

MAXIMUM TAX PER REPRIMERE LA RIVOLTA CIVILE DI TRIESTE

TRIESTE: MAXIMUM TAX PER REPRIMERE LA RIVOLTA CIVILE

TRIESTE: MAXIMUM TAX PER REPRIMERE LA RIVOLTA CIVILE

Il Porto Franco internazionale di Trieste, settorie sud (in primo piano) e settore nord (sullo sfondo).

“… Nel mondo naturale avviene infatti che ogni corrente o flusso si muove lungo la linea di minor resistenza, trovando il modo di aggirare un eventuale ostacolo e di continuare poi la sua corsa, mentre i vortici lasciati indietro spazzano via l’ostacolo ormai isolato.”

Sir Basil Henry Liddel Hart

Si stanno preparando. La lobby nazionalista locale non vuole cedere. Nel 2014 cercherà di reprimere la rivolta della legalità in corso a Trieste. Perché la ribellione del popolo della legalità di fronte allo sfascio del corrotto regime politico filo-italiano è inarrestabile.

Per la prima volta in sessant’anni i cittadini di Trieste hanno azionato con forza i diritti internazionali del Territorio Libero garantiti dal Trattato di Pace del 1947. È l’unica possibilità di salvezza per una Trieste senza futuro dal regno delle mafie italiane.

La crisi economica galoppante colpisce qui ancora più duramente con cifre da disperazione assoluta che non lasciano adito a dubbi sul collasso del sistema sociale. Seimila posti di lavoro persi in un anno. Oltre tremila triestini costretti ad emigrare.

È il bilancio di chiusura di un anno drammatico. Che rischia di essere solo il preludio dell’apocalisse attesa per il 2014 prossimo venturo, carico di presagi nefasti.

Cento anni fa per una Trieste al culmine della sua potenza economica cominciava l’inesorabile discesa verso quell’inferno annunciato dalla Prima Guerra Mondiale.

Ora, cento anni dopo, una Trieste stremata e ridotta alla soglia della disperazione da ottantaquattro lunghissimi anni di malgoverno italiano che ne hanno distrutto il grande porto emporiale e trasformato il territorio in discarica a cielo aperto per le mafie italiane vede finalmente la via d’uscita, la risalita dall’inferno.

Ma gli amministratori italiani locali (e non) questo non lo vogliono.

Consentire a Trieste di sfruttare il proprio status giuridico di Territorio Libero e di sviluppare quindi il proprio Porto Franco internazionale sarebbe destabilizzante per i loro loschi affari. Affari condotti all’ombra di un nazionalismo anacronistico: fingono di difendere gli interessi dell’Italia.

Uno Stato che a sua volta parassita i propri cittadini distruggendo l’economia reale per alimentare una rete di corruttele mafiose. Difficile per questo sistema accettare che Trieste sviluppi un suo sistema economico sano e indipendente.

Ma questo è il potenziale di Trieste. Quello di un grande emporio marittimo a gestione internazionale ed extradoganale; una zona franca abbinata al porto di riferimento dell’Europa Centrale e Orientale.

Una Singapore europea: ecco la Trieste del terzo millennio.

Mentre la miseria dilaga incontenibile in Italia, ancor più che in altri Paesi dell’Unione Europea, la soluzione per cominciare ad uscire dal tunnel è proprio qui a Trieste, capitale del Territorio Libero.

La più grande Zona Franca portuale d’Europa, inalieanabile in base al Trattato di Pace del 1947, aspetta solo di essere utilizzata. Per produrre sviluppo, benessere e ricchezza per milioni di persone: da Trieste a Milano, a Monaco, a Zurigo, a Vienna, a Budapest, a Mosca.

Ma per questo è necessario che Trieste e il suo porto vengano sottratti all’abbraccio mortale delle camorre italiane, nazionaliste e non.

Altrimenti il 2014 segnerà inevitabilmente un pericoloso punto di non ritorno per i cittadini del Territorio Libero che con la loro rivolta civile, fatta con gli strumenti pacifici della legge, stanno difendendo i diritti di tutti i popoli. Diritti che se repressi e cancellati inevitabilmente innescheranno situazioni difficilmente controllabili.

Corsi e ricorsi della storia. Ad un secolo dalla Grande Guerra.

Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante

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