Articolo di Paolo G. Parovel tratto da “La Voce di Trieste” originariamente pubblicato a questo LINK
I link sono stati aggiunti da Trieste Libera come approfondimento.
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Il Ministero degli Esteri italiano nega ufficialmente l’esistenza giuridica del Territorio Libero di Trieste, del suo Porto Franco e dei diritti dei suoi cittadini: Trieste Libera incrementa i ricorsi internazionali
Trieste, 7.10.2013 – La notizia principale è che dopo lunghi silenzi imbarazzati il Governo italiano ha finalmente espresso, tramite il Ministero degli Esteri, una prima posizione ufficiale sulla questione del Territorio Libero di Trieste che ha in amministrazione provvisoria su mandato fiduciario internazionale dal 1954.
Il Governo è stato stanato da un’interrogazione conoscitiva del deputato triestino di M5 Stelle Aris Prodani, alla quale la Sottosegretaria agli Esteri Marta Dassù ha inviato il 7 ottobre una risposta ufficiale datata 2 ottobre.
La risposta era attesa in particolare dal Movimento Trieste Libera, per vedere se il Governo amministratore esprimeva una posizione corretta secondo diritto internazionale o tentava di imbrogliare negando il rapporto di amministrazione fiduciaria ed affermando falsamente la sovranità italiana.
Nel primo caso si sarebbe potuto trattare il caso direttamente col Governo, che nel secondo caso avrebbe invece fornito un primo atto ufficiale di violazione su cui radicare definitivamente i reclami e le cause internazionali predisposti dal Movimento.
Roma ha scelto di nuovo l’abuso arrogante
La seconda notizia è che il Ministero degli esteri ha infatti esposto il Governo italiano, e nel modo peggiore possibile, quello dell’abuso arrogante. Perché ha adottato stupidamente la più radicale delle tesi pseudo-giuridiche dei nazionalisti italiani: quella secondo cui il Territorio Libero non sarebbe mai stato costituito, ed il Memorandum di Londra del 1954 non avrebbe introdotto a Trieste l’amministrazione provvisoria ma la sovranità italiana.
Ed avrebbe così addirittura annullato tutte le norme del Trattato di Pace sul Territorio Libero di Trieste, inclusi gli allegati, tra questi anche quello istitutivo del Porto Franco internazionale di Trieste, e con ciò tutti i diritti della popolazione triestina: di autodeterminazione, di autogoverno, di lavoro, fiscali, di zona e porto franchi, eccetera.
Una tesi abnorme che si può spacciare solo a livello interno, perché a livello internazionale non regge mezz’ora. Potete leggere il documento cliccando qui: ne vale la pena.
Anche perché è inoltre una tesi che non risulta affatto partita da Roma ma da Trieste, dove l’abbiamo appena vista emergere identica in Tribunale, e pure denunciata.
Insomma, gli “esperti” che manipolano sottobanco informazioni e diritto a Trieste su questo, e su molti altri argomenti ed affari loschi, riescono a manovrare per loro vie particolari persino il Governo italiano, o quantomeno i suoi ministeri, al punto da far loro ufficializzare posizioni internazionali falsarie senza un minimo di verifica. E questo, in un Paese normale, sarebbe un vero, grosso problema di sicurezza dello Stato.
Trieste Libera ha immediatamente ribadito che la tesi di costoro è radicalmente infondata e smentita dai Trattati, viola il diritto internazionale incluse la Carta delle Nazioni Unite, Cap.I, art. 1, n.2 e la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, in particolare gli artt. 61 comma 2 e 62. Andate a leggerveli in rete o in biblioteca, e potrete constatarlo di persona.
Il problema per il Governo italiano, ed a favore di Trieste, è che questa presa di posizione ufficiale falsaria del suo Ministero degli esteri concreta anche il primo caso internazionale di spoliazione totale dei diritti della popolazione amministrata da parte di un Governo che ne è amministratore fiduciario su mandato delle Nazioni Unite. Un nuovo primato negativo mondiale dopo quelli del regime fascista.
Tantopiù che al Ministero degli Esteri non sembrano essersi nemmeno accorti che l’adozione politica improvvisa e sospetta di questa tesi grossolana della decadenza assoluta dal 1954 di tutte le norme del Trattato di pace su Trieste è contraddetta anche da tutta una serie di atti, provvedimenti e dichiarazioni ufficiali dello stesso Governo italiano dal 1954 ad oggi.
Tra questi, il 18.7.2012 (v. La Voce n. 10) la stessa sottosegretaria Dassù aveva confermato ufficialmente da parte dello stesso Ministero alla Commissione esteri del Senato l’obbligo internazionale vigente di gestire il Porto Franco di Trieste:
«nel rispetto dei limiti previsti e stabiliti dall’Allegato VIII del Trattato di Pace del 1947» e «senza contrastare con lo spirito e la finalità del Trattato di pace e dei successivi strumenti internazionali e senza esporre il nostro Paese a fondate contestazioni da parte delle altre Parti contraenti del Trattato».
I reclami e le cause internazionali
Il Movimento Trieste Libera aveva già azionato nel luglio 2013 un “Atto di reclamo e messa in mora” internazionale secondo le procedure delle Nazioni Unite per la tutela delle popolazioni sotto amministrazione fiduciaria. Notificandolo anche al Governo italiano ed alle autorità locali, che da arroganti non ne hanno tenuto nemmeno conto, mentre la procedura ONU risulta avviata. Ma almeno stavano zitte per non sbilanciarsi. Mentre ora si sono sbilanciate, ed assai male.
Trieste Libera ha perciò annunciato immediatamente alla stampa ed alle istituzioni che utilizzerà questa prima risposta ufficiale ingannevole del Governo italiano per attivare ed accelerare con la massima energìa tutti i ricorsi e le procedure di garanzia internazionali pertinenti, e per chiedere la solidarietà di tutti i movimenti europei omologhi.
Complimenti dunque al sottosegretario Dassù per il brillante documento. Ma anche agli organi di sicurezza dello Stato italiano che scambiano per un pericolo la battaglia democratica di libertà dei Triestini, ma non vedono, o non toccano (oppure appoggiano?) i poteri trasversali illeciti che deviano e corrompono così profondamente la politica e le istituzioni della democrazia italiana.
Il paradosso autolesionista
Per non dire del paradosso autolesionista: quello per cui il Governo italiano amministratore non si rende conto che dovrebbe approfittare invece di questo suo ruolo per fare l’esatto contrario. Cioè per attivare lui ed al massimo la miniera d’oro produttiva, commerciale e finanziaria di porto franco e zona franca del Territorio Libero, che può essere spalancata per tutti in piena crisi globale senza che Bruxelles lo possa impedire, perché si tratta di diritti internazionali precedenti i trattati costitutivi dell’UE.
Ma l’intelligenza politica ed di governo non si compera in drogheria. E in Italia le scorte sembrano ormai esaurite definitivamente, nel bene e nel male, con la morte di Giulio Andreotti. Chissà che risate e battute avrebbe fatto su questi suoi successori sempre più sciocchi ed isterici.
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