29 dicembre 2016: domande di commissariamento dei Comuni di Trieste e di Muggia
Il Movimento Trieste Libera ha iniziato oggi [29 dicembre 2016] il deposito delle domande di commissariamento dei Comuni di Trieste e Muggia sottoscritte da cittadini consapevoli del Territorio Libero di Trieste ed indirizzate al Governo italiano amministratore tramite il Commissario del Governo che lo rappresenta a Trieste, con copia per quanto di competenza anche alla Rappresentanza internazionale provvisoria del Territorio Libero di Trieste, la I.P.R. F.T.T.
Alla consegna stamane delle prime 442 domande, seguiranno le consegne dei gruppi moduli successive man mano che ne proseguono il riordino e la raccolta presso la segreteria del Movimento, in piazza della Borsa 7, ed ai gazebo allestiti in città, dove lo scontento verso l’amministrazione comunale sta crescendo rapidamente.
Il fondamento giuridico della richiesta è quello già annunciato durante le elezioni: l’illegittimità, anche costituzionale, dell’applicazione di leggi elettorali dello Stato italiano che non sono mai state estese al Free Territory e violano il principio proporzionale del suo ordinamento.
Ma a questa motivazione fondamentale si sono aggiunti comportamenti illegali intollerabili dell’amministrazione eletta, quella del sindaco Roberto Dipiazza, che abusa del potere per perseguitare i poveri; spende per futilità violando gli obblighi di assistenza sociale ed espone il Comune alla bancarotta per i costi enormi dell’acquisizione illegale del Porto Franco Nord.
Riassumiamo per primi i motivi giuridici rappresentati nella richiesta di commissariamento. In forza ed esecuzione degli specifici atti e strumenti di diritto internazionale e di diritto italiano vigenti, i Comuni di Trieste e di Muggia appartengono all’attuale Free Territory of Trieste, costituito dal 15 settembre 1947 quale Stato sovrano, dotato di Porto Franco internazionale, posto sotto la tutela diretta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed affidato dal 1954 all’amministrazione civile provvisoria del Governo italiano.
La stessa Costituzione della Repubblica Italiana ne stabilisce il territorio sovrano indivisibile (art. 5) dall’1.1.1948 nei confini già ridefiniti col Trattato di Pace escludendone perciò il Free Territory of Trieste, i territori ceduti e le colonie, e subordina l’ordinamento giuridico italiano agli obblighi internazionali (artt. 10 primo comma e 117 primo comma), che includono quelli assunti dall’Italia verso il Free Territory of Trieste.
Questi obblighi internazionali sono di due generi: quelli assunti dall’Italia con le leggi vigenti di ratifica ed esecuzione integrale del Trattato di Pace, e quelli assunti dal Governo italiano con il mandato di amministrazione civile provvisoria che esercita tuttora.
Il riconoscimento e l’esecuzione degli obblighi internazionali dell’Italia verso il Free Territory of Trieste sono perciò obbligo giuridico costituzionale di tutti gli organi della Repubblica Italiana e di tutti i suoi pubblici ufficiali, le cui connesse responsabilità civili, amministrative e penali includono il dovere giuridico di impedirne la violazione (art. 40 c.p.).
Per questi stessi motivi la funzione del Governo italiano quale governo amministratore civile provvisorio dell’attuale Free Territory of Trieste è differente e separata dalla funzione del Governo italiano quale governo permanente di Stato della Repubblica Italiana, e viene esercitata delegandola ex art. 70 L.cost. 1/1963 principalmente ad un Commissario del Governo e per alcune materie ad un prefetto ed alla Regione amministrativa italiana confinante.
Ma a differenza dall’amministrazione britannico-statunitense, quella del Governo italiano impedisce ai cittadini del Free Territory of Trieste di tenere le libere elezioni dei loro organi e rappresentanti politici ed amministrativi di Stato, ed impone illegalmente il loro inserimento nel sistema politico-elettorale e fiscale dello Stato italiano, che è un Paese terzo, per simularne la sovranità.
Tali abusi privano i cittadini del Free Territory of Trieste dei loro diritti politici ed economici fondamentali (no taxation without representation), recano loro danni morali e materiali gravissimi e violano sia il diritto internazionale che l’ordinamento giuridico del Free Territory e l’ordinamento costituzionale della stessa Repubblica Italiana.
La conseguenza giuridica è che tutti gli atti con i quali il Governo italiano amministratore civile provvisorio od altri organi della Repubblica Italiana simulano la sovranità dello Stato italiano sull’attuale Free Territory of Trieste sono viziati ipso facto da nullità originaria assoluta.
I Comuni del Free Territory of Trieste sono soggetti all’ordinamento giuridico di Stato stabilito dal Trattato di Pace all’Allegato VI – Statuto Permanente) ed all’Allegato VII – Regime Provvisorio, il cui art. 2 dà esecuzione anche a tutte le norme compatibili dello Statuto Permanente, anche per quanto riguarda il sistema elettorale (artt. 12 e 29), che è fondato sulla rappresentanza proporzionale eletta secondo i principi democratici e con voto eguale.
È perciò radicalmente illegittima anche l’applicazione al Free Territory of Trieste del sistema elettorale italiano, che non è proporzionale e rende il voto diseguale.
La conseguente nullità delle elezioni, di ogni ordine e grado, dello Stato italiano nel Free Territory of Trieste ne rende invalido qualsiasi risultato, ed impone al Governo amministratore l’obbligo giuridico di commissariare gli enti locali sino ad elezioni legittime.
Queste condizioni si sono verificate per le elezioni amministrative del giugno 2016 nei Comuni di Trieste e di Muggia, e possono causare gravi danni sia per la nullità giuridica degli atti dell’amministrazione comunale, sia per il fatto che essa viene affidata a politici che non hanno il consenso della maggioranza dei cittadini, e possono quindi rappresentare anche raggruppamenti minoritari inadeguati o estremisti che la maggioranza non avrebbe mai eletto.
Questo problema era già evidente a Trieste con le inettitudini e gli ideologismi della precedente amministrazione comunale di centrosinistra del sindaco Roberto Cosolini, ma si è aggravato anche sotto il profilo etico con l’attuale amministrazione di centrodestra del sindaco Roperto Dipiazza.
I fatti più noti ed evidenti sono tre.
La maggioranza dei cittadini è scandalizzata e disgustata, e l’immagine della città è lesa, dal fatto che l’amministrazione Dipiazza, ed in particolare il suo vicesindaco Roberti, hanno abusato dei loro poteri per perseguitare i più deboli: senzatetto e mendicanti, e per imporre verifiche fiscali sulle dichiarazioni delle persone e famiglie in condizioni di povertà.
A questi comportamenti l’amministrazione Dipiazza aggiunge, più ancora che la precedente disastrosa amministrazione Cosolini, un aumento di spese non necessarie o addirittura futili, senza adempiere agli obblighi primari dell’assistenza sociale, perché non fornisce finanziamenti sufficienti allo stato di necessità di un numero e crescente e già enorme di persone e famiglie in difficoltà sempre più gravi.
Contemporaneamente, l’amministrazione Dipiazza non ha voluto rinunciare all’appropriazione illegale del Porto Franco Nord, pur sapendo che è illegittima e che il Comune non è in grado di sostenerne le enormi spese senza finire in bancarotta. Come l’amministrazione Cosolini, anche quella attuale punta perciò a vendere l’area prima possibile a speculatori che si sono già organizzati da tempo.
Questi comportamenti, che sarebbero già sufficienti per un commissariamento ordinario del Comune di Trieste, sono preceduti dalla nullità giuridica assoluta ed anticostituzionalità, che riguarda anche Muggia, dell’elezione dei suoi amministratori entro il sistema politico-elettorale dello Stato italiano.
Questi sono dunque i motivi delle nostre richieste al Governo italiano amministratore di provvedere tempestivamente al commissariamento doveroso dei Comuni di Trieste e di Muggia, sino allo svolgimento di elezioni legittime secondo l’ordinamento del Free Territory amministrato.
La raccolta delle firme sui moduli prosegue perciò presso la segreteria, ai gazebo ed agli incontri pubblici del Movimento. Ed è probabile che tra breve vi si aggiungano anche nuove motivazioni.
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