I CONTROLLI SANITARI AI VALICHI DI CONFINE MARITTIMI E TERRESTRI DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE CON L’ITALIA
L’attuale emergenza sanitaria per la pandemia del COVID-19 (Coronavirus) ha fatto emergere il problema della mancanza dei necessari controlli sanitari al confine tra l’attuale Territorio Libero di Trieste – Free Territory of Trieste e la Repubblica Italiana.
La questione è stata posta al Governo Italiano, amministratore provvisorio del Territorio Libero di Trieste, dall’I.P.R. F.T.T. dopo che, il 9 marzo, è stato decretato in Italia lo stato di emergenza sanitaria e di quarantena per l’epidemia-pandemia dell’influenza Covid19 (LINK alla nota della I.P.R. F.T.T.).
L’I.P.R. F.T.T. (che ha già citato in causa il Governo Italiano per i suoi inadempimenti nei confronti del Territorio Libero di Trieste, assoggettato alle tasse illegittime della Repubblica Italiana) ha chiesto ufficialmente che, vista la gravità della situazione dove l’Italia risulta essere il Paese europeo più colpito dall’epidemia, venissero attuati i necessari presidi sanitari sulla linea di confine tra il Territorio Libero di Trieste e l’Italia. Esattamente come fatto dai Paesi confinanti (Slovenia) e vicini (Austria, Croazia).
Ed è dal 2016 che il Movimento Trieste Libera chiede che i valichi di confine terresti e marittimi (compresi quelli del Porto Franco Internazionale di Trieste), istituiti con gli articoli 4 e 21 del Trattato di Pace del 1947, siano correttamente segnalati dal Governo italiano, che ne ha l’obbligo in base al Memorandum d’Intesa di Londra del 1954, con il quale i Governi amministratori primari di Stati Uniti e Regno Unito hanno sub-affidato alla sua responsabilità l’amministrazione civile provvisoria dell’attuale Territorio Libero di Trieste.
La linea di confine con l’Italia è stata tracciata proprio dal Governo Militare Alleato Britannico-Statunitense del Territorio Libero di Trieste, l’A.M.G. F.T.T. ovvero dal primo Governo di Stato del Territorio Libero, che ha correttamente esercitato la propria amministrazione in ottemperanza al Trattato di Pace del 1947 (vedi il post PROGETTO T.2379: LA DELIMITAZIONE DEL CONFINE DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE).
Questi confini sono un limite fisico tra Stati U.E. (Italia e Slovenia) ed uno Stato extra U.E. quale il Territorio Libero di Trieste – Free Territory of Trieste, e determinano quindi due regimi fiscali-doganali diversi: quello del TLT (con le sue zone franche) e quello Italiano e Sloveno, ovvero dell’Unione Europea.
Ma questi confini sono anche disciplinati dagli accordi internazionali vigenti in materia sanitaria come avviene regolarmente tra ogni Stato. E naturalmente alle speciali procedure stabilite dalla World Health Organization in caso di quarantena (procedure previste anche per l’unico Porto Franco Internazionale del mondo che è appunto quello di Trieste e dove possono entrare senza discriminazioni navi con merci provenienti da tutti i Paesi).
I valichi di accesso al Territorio Libero di Trieste – Free Territory of Trieste sono quelli precisamente indicati nell’Ordine n. 179 (integrato per quanto riguarda il Porto dal n. 29 del 1952) dell’A.M.G. F.T.T. (che li indica come posti di blocco).
Si tratta di 12 posti di blocco stradali, 3 posti di controllo ferroviari, 6 posti di controllo marittimi. Quelli al confine con l’Italia sono i valichi di Duino, di S. Giovanni di Duino-Medeazza, a cui ora si deve aggiungere l’indispensabile controllo all’uscita dell’autostrada al Lisert.
Il controllo ferroviario deve essere fatto a Monfalcone ultima stazione italiana prima dell’ingresso nel Territorio Libero di Trieste, mentre quello marittimo nei 6 posti di controllo (Molo Bersaglieri, Molo Pescheria, Molo Aquilinia, Punto Franco Vecchio, Punto Franco Nuovo, Porto di Muggia).
Si tratta con ogni evidenza di interventi che non possono più essere rimandati e che sono alla base di ogni legittima e corretta amministrazione dell’attuale Territorio Libero di Trieste.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità” di Roberto Giurastante