UN CHILOMETRO CUBO DI GAS TOSSICI ALL’ANNO, 80.000 TONNELLATE DI CENERI LEGGERE E PESANTI CHE FINISCONO IN DISCARICA. È IL PREZZO DELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI ITALIANI NELL’INCENERITORE DI TRIESTE.
Quando ci fanno credere che gli inceneritori siano il miglior modo per smaltire i rifiuti, è meglio che apriamo gli occhi e ci informiamo. Gli inceneritori sono in realtà impianti altamente inquinanti, che non risolvono il problema dei rifiuti, ma anzi lo amplificano. Sono in realtà impianti utili solo a generare un mercato economico a danno dall’ambiente e della salute dei cittadini.
Un inceneritore permette una riduzione di volume del 10-20% e una diminuzione di peso dal 30 al 50% dei rifiuti di partenza. I rifiuti non possono essere distrutti e quindi ritornano nell’ambiente sotto forma di altri inquinanti ancora più tossici. Per ogni tonnellata di rifiuti si formano 5.000-6.000 m3 di gas che devono essere filtrati con elettrofiltri o filtri in tessuto artificiale (che hanno una vita molto breve).
Ma solo una parte delle polveri, quelle più grosse, può essere trattenuta dai filtri. Le polveri più fini vanno a finire in atmosfera emesse dal camino dell’inceneritore arrivando fino a decine di chilometri di distanza e ricadendo al suolo. Le nubi di gas disperse in atmosfera contengono acidi (cloridricro, fluoridirico, anidride solforosa), ossidi di azoto, metalli pesanti (piombo, cadmio, cromo, nichel, mercurio, zinco), idrocarburi alogenati (diossine e furani).
È un concentrato letale di inquinanti che viene disperso nell’atmosfera e ricade al suolo contaminando ogni ambiente terrestre e marino. E poi le stesse scorie dell’incenerimento, il prodotto finale più tossico, che rappresentano circa il 50% del rifiuto in entrata, devono essere a loro volta smaltite in discariche speciali spesso a centinaia di chilometri dall’impianto (perché nessuno vuole averli nei propri territori questi rifiuti tossico nocivi). Discariche costose che devono essere poi controllate e dismesse dopo un certo periodo di utilizzo. Bonificando i terreni a quel punto contaminati dalle diossine.
L’inceneritore di Trieste produce ogni anno circa 1 miliardo di metri cubi di gas inquinanti che vengono immessi in atmosfera e dalle 50.000 alle 80.000 tonnellate di ceneri che vengono smaltite in discariche per rifiuti speciali. Un chilometro cubo di gas tossici che fuoriescono dall’inceneritore ogni anno grava sull’atmosfera di Trieste. Ma in natura nulla si crea e nulla si distrugge: solo si trasforma. E nel caso dei rifiuti inceneriti-bruciati, la trasformazione è peggiorativa perché il prodotto finale è più tossico di quello iniziale.
In dieci anni l’inceneritore di Trieste ha emesso circa 10 miliardi di metri cubi di gas. E prodotto dalle 500.000 alle 800.000 tonnellate di scorie (ceneri) dell’incenerimento finite nelle discariche. I rifiuti non si possono cancellare: si possono solo modificare creando nuovo e più letale inquinamento.
L’inceneritore di Trieste, l’unico inceneritore del Territorio Libero di Trieste, viene utilizzato per smaltire i rifiuti italiani: il 60% dei rifiuti inceneriti proviene dall’Italia.
E gli effetti di questo inquinamento che nuoce gravemente alla salute dei cittadini di Trieste e del vicino litorale Sloveno, vanno a sommarsi al pesantissimo inquinamento ambientale scaricato su Trieste dall’Italia nel passato. Lo stesso inceneritore è costruito sopra una delle discariche utilizzate tra il 1970 e il 1990 per seppellirvi senza alcuna precauzione, scaricandole direttamente a mare per realizzare una nuova discarica costiera, le ceneri provenienti dagli inceneritori italiani tra cui quello di Lecce (impianto S.A.S.P.I.).
Trieste purtroppo continua ad essere terra di conquista per le mafie italiane dei rifiuti grazie ai propri corrotti politici amministratori.
Tratto dal blog “Ambiente e Legalità”di Roberto Giurastante
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Alcuni video utili sul problema dell’inquinamento causato dagli inceneritori e sugli effetti delle polveri sottili sulla salute umana.
- Termovalorizzatori per morire (Dott. Stefano Montanari)
- Gli effetti dell’inquinamento da micro e nanoparticelle: L’insidia Delle Polveri Sottili e Delle Nano Particelle – Dott. Stefano Montanari
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E’ verissimo quanto scrivi, ci sono stati dei studi eseguiti agli inizi degli anni 2000, da WWF, Lega ambiente e mi pare anche da Green peace, in cui si evidenziavano gli effetti assolutamente negativi della pratica della termovalorizzazione, termine che maschera o meglio vuole far credere che il rifiuto bruciandolo, generi un valore in termini economici, niente di più falso, l’ unica alternativa possibile e con il minimo impatto ambientale per il momento è la riutilizzazione
del rifiuto creando da esso una nuova realtà produttiva da immettere sul mercato. Simili impianti
sono già presenti nel nord Europa, Canada, ed in alcuni stati negli USA e riutilizzano quasi il 80% di tipologia del rifiuto, con impatto ambientali a livello di inquinamento bassissimo, inoltre danno lavoro, in proporzione ad un termovalorizzatore di circa il 10% in più. Per questi motivi io credo che una volta ripristinato il nostro stato si debba convertire queste strutture ormai obsolete con impianti di nuovissima generazione come quelle sopra descritte, il nostro stato deve guardare al futuro investendo nella salute del suo territorio ed in quella dei suoi cittadini. Credo che l’ Italia da questo punto di vista ci dia un importante insegnamento su quello che sono stati i suoi errori da non ripete mai più !!! W il T.L.T.